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Il mito di Eros – Il demone mediatore

Il mito di Eros – Il demone mediatore

C’è una lunghissima tradizione storiografica, la cui origine è rintracciabile in Esiodo (metà VIII secolo a.C. – VII secolo a.C.), una delle più autorevoli e antiche fonti greche, che trova in Eros il Dio dell’amore e del desiderio. L’aspetto interessante è che nella cultura greca, oltre a essere il nome della divinità che simboleggia l’amore, “eros” era anche la parola per indicare la tensione verso l’oggetto della brama, il desiderio pulsante in grado di far muovere il soggetto che se ne è inebriato.

A rimettere in discussione la natura di Eros, uno dei miti più suggestivi dell’intera produzione platonica. Nel Simposio, il dialogo dedicato al tema dell’amore, Platone racconta, attraverso Socrate, dell’origine di Eros, un’entità collocata in una posizione intermedia fra il divino e l’umano.

«In occasione della nascita di Afrodite, gli dèi si trovavano a banchetto, e tra questi c’era anche il figlio di Saggezza, cioè Espediente (Pòros). Dopo che ebbero pranzato, venne a chiedere l’elemosina, come accade quando c’è una festa, Povertà (Penìa); e stava vicino alla porta. Espediente, ubriaco di nettare (ché il vino ancora non c’era), entrato nel giardino di Zeus, era stato colto da un sonno profondo. Allora Povertà, escogitando, per la sua miseria, di avere un figlio da Espediente, gli si sdraia accanto e concepisce Eros».

(Platone, Simposio, 203 B)

Figlio di Pòros e di Penìa, Eros possiede le caratteristiche di entrambi i genitori. Non può vantare la natura perfetta della divinità, perché, seppur desideroso delle cose buone e belle, eredità paterna, vive in una condizione di privazione, eredità materna. Egli sente la mancanza del bene e del bello, tratto essenziale che dunque lo eleva dalla condizione umana, ignara della proprio vuoto gnoseologico e morale.

Eros

La natura di Eros è quella di demone, un’essenza intermedia che, avendone coscienza, desidera ciò di cui è privo ed è in possesso delle qualità per raggiungere la condizione alla quale aspira. Un demone che vive fra i mondi, senza far parte di nessuno di essi.

«Eros non è né povero né ricco. Anche tra sapienza e ignoranza egli sta nel mezzo. E la ragione è questa: nessuno degli dèi filosofa né aspira a diventare sapiente perché lo è già […]. D’altra parte nemmeno gli ignoranti filosofano, né desiderano diventare sapienti, perché proprio questo l’ignoranza ha di grave, che chi non è né onesto né saggio si crede perfetto. E chi non avverte la propria deficienza non può desiderare ciò di cui non sente il bisogno».

(Platone, Simposio, 204 A)

Fuor di metafora, il demone dell’amore rappresenta la condizione del filosofo nell’ottica platonica, in continua tensione fra il proprio stato di ignoranza e la ricerca di sopperire a tale mancanza. Il filosofo avverte questo attrito erotico tra la propria condizione di partenza e l’aspirazione al superamento di questa.

Eros, in questo senso, incarna la figura del filosofo poiché la propria natura tensionale lo porta a mediare tra gli estremi che ne compongono l’essenza. Nella visione platonica, il compito della filosofia consiste proprio nel mediare fra opposti apparentemente inconciliabili: l’essere e il divenire, l’intelligibile e il sensibile, la conoscenza e l’opinione, l’anima e il corpo.

La filosofia si presta, dunque, a fungere da ponte di collegamento fra l’iperuranio (il mondo delle idee) e il mondo terrestre. Compito del filosofo è gettare lo sguardo verso l’alto, assimilando la conoscenza delle idee, per poi indirizzarla, seppur in modo imperfetto, verso il basso, nel mondo degli uomini. La continua tensione fra l’alto e il basso, fra lo stato di cosciente privazione e il desiderio di porvi fine, garantisce – o garantirebbe – la possibilità di costruire un mondo via via migliore.

Eros
Il Simposio di Platone, Anselm Feuerbach
Edoardo Wasescha

Edoardo Wasescha

Amava definirsi un nerd prima che diventasse una moda. È appassionato di filosofia e di fisica, di cinema e di serie tv, ama scrivere perché, più che un posto nel mondo per sé, lo cerca per i propri pensieri. Il blog è la sintesi di tutto questo.

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