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Marco Palagi: ecco come aiutare chi fugge dalla guerra.

Marco Palagi: ecco come aiutare chi fugge dalla guerra.

Oggi intervisto per voi Marco Palagi e racconto una storia di amore e volontariato che vi farà brillare gli occhi e battere forte il cuore. E se volete sapere come aiutare chi fugge dalla guerra, leggete fino in fondo all’articolo. Ognuno può fare la sua parte.

Premessa

Ci sono quelle persone che non sappiamo come mai… entrano a far parte dei nostri feed Facebook e Instagram. Io non ricordo con esattezza quando ho iniziato a seguire Marco, ma so che è stato un faro nella notte quando spaventata e terrorizzata all’inizio del conflitto tra la Russia e l’Ucraina, mi sono sentita impotente.

Ho iniziato ad organizzare dirette, ho intervistato giornalisti, dato voce a una ragazza Ucraìna in Italia. Ho ascoltato attonita le sue parole piene di rabbia, e risposto impotente che aveva ragione.

Niente delle cose che ho fatto mi ha fatto sentire in pace con me stessa, sarei voluta andare lì ad aiutare ma non sapevo come si faceva. Marco lo sapeva, ho visto che andava lì al confine, ho visto che aiutava. Ho iniziato a donare per le sue raccolte fondi, ho iniziato a seguirlo, a condividere quello che stava facendo. Ho visto altre persone donare. E oggi, il giorno prima della sua ripartenza per il confine con l’Ucraina, ho deciso di intervistarlo perché c’è bisogno di amore, c’è bisogno di voi.

L’intervista

Ciao Marco, è un piacere poter farti questa intervista. Intanto per chi non conosce la tua storia, ti va di presentarti?

Sono Marco Palagi, ho 41 anni e nella vita mi occupo di grafica editoriale e promozione per la mia casa editrice Giovane Holden Edizioni.

Sinceramente, non ricordo nemmeno come io abbia iniziato a seguirti sui social, sono rimasta colpita dalla tua voglia di aiutare e la tua intraprendenza. Tu hai fatto quel passo che molti di noi non riescono a fare. Insieme a Francesca ti vedo molte volte sul campo, ad aiutare e accogliere al confine chi fugge dalla guerra in Ucraina. Ti va di spiegarci la storia dall’inizio? Mi pare di ricordare che andavi a fare volontariato a Sighet anche prima del conflitto in atto. Vero?

Sono diventato un volontario attivo in missioni umanitarie più di cinque anni fa, per una Fondazione che opera in tutto il mondo. Ho fatto missioni in Benin, a supporto dei bambini e come assistente al parto per le donne che danno alla luce i propri figli in piccoli centri nascita dei villaggi; e poi in Romania, dove ormai sono stato quasi trenta volte dal 2017.

Francesca opera in Romania da dieci anni. L’attività che svolgiamo lì da tutto questo tempo è a sostegno di due realtà locali di Sighet: un monastero, che si prende cura dei bambini in età di elementari e medie, attraverso pasti, dopo scuola e attività ludiche; e una casa famiglia, con asilo, che sostiene e istruisce i bambini più piccoli. Quindi, quando è scoppiata la guerra per noi la decisione di partire è stata immediata, visto che Sighet si trova proprio sul confine con l’Ucraina e queste due strutture sono state le prime, in tutta la Romania, ad ospitare i profughi.

Ecco, partiamo da qui. Cosa avete fatto quando è scoppiato il conflitto? Cosa ti ha mosso ad andare in prima linea?

Ci siamo recati nelle strutture che menzionavo prima e abbiamo dato supporto materiale e fisico, dall’allestire posti letto provvisori fino a pulire e cambiare le lenzuola. Tutto ciò che era necessario Ma soprattutto abbiamo attivato una raccolta fondi che è andata ad aiutare direttamente le suore che si sono trovate a far fronte improvvisamente a flussi di persone dalle 50 alle 100 giornaliere, che avevano bisogno di lavarsi, mangiare, fare lavatrici, stare al caldo… gli aiuti – come cibo e prodotti igienici – non sono arrivati immediatamente e pertanto con i soldi donati alle suore sono riuscite a far fronte alla prima emergenza. Banalmente, c’era bisogno anche di pagare le bollette del riscaldamento, viste le temperature rigide di quei luoghi.

Cosa mi ha mosso? Me lo hanno chiesto anche qualche giorno fa, cosa mi spinge ad andare ogni volta là, dove torneremo domani e rimarremo fin dopo Pasqua: non ho una risposta precisa. Posso solo dire che dovevo farlo, non potevo rimanermene a casa con le mani in mano. La nostra esperienza sul campo, in quella città, dovevamo in qualche modo metterla al servizio delle suore e dei profughi. Andava fatto, ecco. L’amore per i bambini e chi ha bisogno dovevamo testimoniarlo fattivamente più che con le parole.

Come aiutare chi fugge dalla guerra

Dopo più di 40 giorni dall’inizio della guerra qual è la situazione attuale? Cosa state facendo? Come possiamo aiutare e fare la nostra parte?

Rispetto ai primi giorni passati sul confine – proprio a meno di una settimana dall’inizio della guerra – i flussi di ingresso in Romania sono leggermente calati. C’è molta più organizzazione, sono presenti le grandi ONG e la Croce Rossa e gli arrivi sono gestiti molto bene. Ma rimane il fatto che gli ucraini continuano a scappare dalla guerra. A migliaia entrano in Romania, alcuni per rimanere dalle suore, altri per spostarsi in Europa da parenti o amici. Ma nell’ultima missione di una settimana fa abbiamo avuto modo di passare in confine e raggiungere un paese a poche decine di km all’interno dell’Ucraina. Qua abbiamo trovato una situazione al limite dell’umano, un campo profughi con 1600 persone che necessitano di cibo, prodotti igienici e pannolini per bambini.

Grazie a padre Daniel, un sacerdote greco cattolico, che si prende cura di loro, abbiamo deciso di far partire una nuova raccolta fondi, affinché possiamo acquistare in Romania beni all’ingrosso e portarli direttamente al campo profughi, così da poter dare assistenza materiale e ristoro a quelle povere anime che non possono lasciare l’Ucraina, semplicemente perché non se lo possono permettere… Quindi il mio appello è questo, aiutateci ad aiutarli, con piccole donazioni anche, oppure semplicemente condividendo ciò che facciamo.

Dove ti possiamo seguire?

Francesca Bertò e io siamo molto attivi sui social, sia Facebook sia Instagram. Pubblichiamo sempre resoconti del nostro lavoro attraverso foto e video, in modo da poter dare testimonianza a chi ci segue e a chi ha donato su cosa stiamo facendo e di cosa c’è bisogno. Perché l’emergenza non terminerà oggi, purtroppo, gli aiuti dovranno continuare ad arrivare e ci appelliamo alla generosità di chiunque voglia aiutarci. Dobbiamo essere tutti partigiani dell’amore!

Non so come ringraziare Marco per aver trovato il tempo di rispondere a queste domande. E nel fargli il mio miglior in bocca al lupo per domani, vorrei appellarmi a tutti voi:

Oggi è il momento di aiutare: seguite Marco, seguite Francesca, e donate! Potete donare su paypal alla mail marcopalagi81@gmail.com oppure tramite Postpay o IBAN che trovate nelle storie Instagram di Marco o contattandolo (e contattandomi) in privato.

Insieme possiamo fare la differenza.

Grazie

LeTy – GaGa

 

Letizia Vallini

Letizia Vallini

Alla soglia dei 30 anni sono tantissime le cose che ha da raccontare. Nativa di Rosignano e di adozione Veronese, nel suo cuore e nella sua mente sogna da un po' gli States. Per cercare di non perdere tutto ciò che le accade, cerca di parlarne: attraverso la radio, la scrittura, l'arte, attraverso il suo lavoro - si occupa di web marketing e community management, colora la sua vita di tinte brillanti. Anche se si sente grata davvero solo quando si accorge di riuscire a colorare un momento della vita degli altri, che sia un secondo, un giorno o il tempo che ci vuole :) .

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