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Tiziano – il maestro del tonalismo

Tiziano – il maestro del tonalismo

Tiziano, insieme a Giorgione, è stato un maestro del tonalismo, una tecnica tipica della tradizione artistica veneta del 1500.

 

Il tonalismo prevede la graduale stesura tono su tono, in modo da ottenere un effetto morbido dove soggetto e ambiente si fondono. Si possono così ottenere effetti di luce, ombra e profondità senza l’uso del chiaroscuro, ma solo con variazioni di colore.

 

Ma adesso scopriamo qualcosa di più su Tiziano.

 

Tiziano

 

Le origini

 

Tiziano Vecellio, noto semplicemente come Tiziano, nacque a Pieve di Cadore. Non è nota la data precisa della sua nascita. Questa si colloca indicativamente tra il 1488 e il 1490.

 

La famiglia Vecellio era agiata e nota. Alla morte dei genitori, Tiziano e il fratello maggiore Francesco si stabilirono a Venezia, dove lo zio Antonio ricopriva una carica pubblica.

 

Fu il mosaicista Sebastiano Zuccato ad insegnare ai due fratelli i primi rudimenti tecnici. Francesco, tuttavia, orientò i suoi interessi verso l’imprenditoria e la vita militare. Al contrario, Tiziano venne messo a bottega da Gentile Bellini, pittore ufficiale della Serenissima. Alla morte del maestro, Tiziano passò probabilmente a collaborare con Giovanni Bellini, subentrato al fratello anche nel ruolo di pittore ufficiale.

 

L’incontro tra Tiziano e Giorgione

 

Sul finire del Quattrocento, il giovane Vecellio arrivò a Venezia, la quale stava vivendo uno dei suoi periodi più prosperi.

 

Intorno al 1508, avvenne l’incontro tra Tiziano e Giorgione. I due maestri erano incaricati della decorazione esterna del nuovo Fondaco dei Tedeschi, ricostruito dopo l’incendio del 1505.

 

Il contratto prevedeva che venissero affrescate due facciate. Giorgione riservò per sé la principale, sul Canal Grande. Quella verso le Mercerie, su uno stretto vicolo, venne assegnata al giovane Tiziano.

 

Concerto campestre

 

Per quanto riguarda, invece, i primi ritratti di Tiziano, questi furono eseguiti con uno stile talmente vicino a quello di Giorgione che spesso è stata difficile l’attribuzione.

 

Ad ogni modo, ben presto l’artista trovò la propria strada, evitando qualunque allusione a Giorgione.

 

San Marco in trono

 

Uno dei primi lavori autonomi di Tiziano è il “San Marco in trono”, per la chiesa di Santo Spirito in Isola. L’opera, databile al 1510, venne commissionata durante una violenta epidemia di peste, la stessa in cui morì anche Giorgione.

 

Tiziano

 

La tavola contiene un messaggio politico. Da una parte ci sono i santi Rocco e Sebastiano contro il morbo. Dall’altra Cosma e Damiano, medici, rinforzano la protezione. Al centro vi è San Marco, protettore e simbolo di Venezia stessa. Dunque, il messaggio che Tiziano vuole divulgare è che la salvezza per Venezia non arriverà dall’alto dei cieli, ma dalle sue virtù civili.

 

La Basilica di Sant’Antonio da Padova

 

In fuga dalla peste, Tiziano si rifugiò a Padova. Qui ricevette l’incarico di compiere tre grandi affreschi nella sala principale della Scuola del Santo, nelle vicinanze della Basilica di Sant’Antonio da Padova. L’artista, poco più che ventenne, era uno dei primi a lavorare al ciclo che vide l’impegno di numerosi artisti veneti.

 

A Tiziano furono affidati tre episodi dei Miracoli di Sant’Antonio da Padova: il Miracolo del neonato, il Miracolo del piede risanato e il Miracolo del marito geloso.

 

Miracolo del marito geloso

 

Tiziano, durante i lavori, si fece decisamente notare. La sua incredibile personalità venne fuori, soprattutto nell’episodio del Miracolo del marito geloso, designandolo come il vero grande erede di Giovanni Bellini.

 

L’arrivo del successo

 

Visto il grande successo ottenuto, per la bottega di Tiziano iniziarono anni di attività intensa. Non solo: alla morte di Giovanni Bellini, Vecellio ottenne anche l’incarico di pittore ufficiale della Serenissima.

 

Negli stessi anni avvenne anche l’avvicinamento di Tiziano ai circoli umanistici della città, sostenuti dal patriziato e dai ricchi mercanti. I temi filosofici, letterari, mitologici e musicali che circolavano in tale ambiente furono tradotti dall’artista in una serie di dipinti.

 

Un esempio di ciò è rappresentato da un’opera che celebra l’amore, “Amor sacro e Amor profano”:

 

Tiziano

 

Assunta e la Pala Pesaro

 

Nel 1516, Venezia usciva trionfante dalla situazione politica internazionale con il trattato di Noyon, che le riassegnava tutti i territori perduti nel 1509. A tal proposito, l’artista ricevette la commissione per una grandiosa pala destinata all’altare maggiore della basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari, la celebre “Assunta”.

 

Assunta

 

Nel 1519 Jacopo Pesaro acquisì, sempre nella chiesa dei Frari, l’altare dell’Immacolata Concezione. Egli commissionò a Tiziano la Pala Pesaro, che rappresentò un ulteriore sviluppo in senso moderno del tema della pala d’altare.

 

Il camerino d’alabastro

 

Alfonso d’Este, duca di Ferrara, stava in quegli anni decorando il proprio studiolo personale, il cosiddetto “camerino d’alabastro”. Per tale motivo si rivolse a Tiziano.

 

Tra il 1518 e il 1524, l’artista eseguì ben tre tele di soggetto mitologico, i cosiddetti Baccanali: la Festa degli amorini, il Bacco e Arianna e il Baccanale degli Andrii. Infine, ritoccò il paesaggio della tela già dipinta da Giovanni Bellini, per renderla più uniforme alla serie.

 

Tiziano alla corte di Mantova

 

Alle commissioni degli Este si aggiunsero presto anche quelle dei Gonzaga, in particolare del marchese Federico II.

 

Di quel periodo ci restano alcuni ritratti e alcuni dipinti, come la “Madonna del Coniglio”, opera che ho scelto come copertina per questo articolo. Mi pare ovvio, no? È risaputo che io adoro i conigli!

 

La renovatio urbis

 

La residenza principale di Tiziano rimase Venezia in quanto il suo atelier era vicino al Canal Grande. In tale bottega lavorava anche il fratello Francesco Vecellio, con importanti ruoli amministrativi.

 

In quel periodo, il neoeletto doge Andrea Gritti, propose un grande progetto di rinnovamento dell’assetto urbanistico e artistico di Venezia. Tale progetto prese il nome di renovatio urbis Venetiarum.

 

Tiziano fu uno dei protagonisti di questo rinnovamento, insieme a Pietro Aretino e Jacopo Sansovino. La collaborazione fra essi fu molto proficua, ma il rapporto più importante nacque in particolare con Aretino. Quest’ultimo tesseva importanti rapporti con le più importanti corti e iniziò così a promuovere l’amico Tiziano.

 

La perdita della moglie

 

Nel 1525 Tiziano sposò una giovane di Feltre, Cecilia Soldani. I due avevano già due figli, Pomponio e Orazio. Purtroppo, nel 1530 la donna morì nel dare alla luce la terza figlia, Lavinia.

 

Tiziano rimase sconvolto da tale avvenimento e, per un certo periodo di tempo, smise anche di lavorare. Egli non si sposò mai più e si dedicò all’avvenire dei figli. Lavinia sposò un ricco gentiluomo mentre Pomponio abbracciò la carriera ecclesiastica. Il figlio Orazio, invece, iniziò a collaborare nella bottega del padre.

 

Tiziano e il ritratto per Carlo V

 

Grazie alla promozione svolta da Pietro Aretino, Tiziano ebbe modo di farsi conoscere dall’Imperatore Carlo V. Per lui l’artista realizzò una delle sue opere più celebri, “Carlo V a cavallo”.

 

Tiziano

 

 

L’imperatore è raffigurato a cavallo con una lancia nella mano destra, come un vero e proprio soldato in difesa della cristianità. Il suo volto è serio e impassibile. L’Imperatore indossa una maestosa armatura ricoperta d’oro e d’argento, tuttora conservata nell’Armeria del Palazzo Reale di Madrid insieme alla bardatura del cavallo. I colori predominanti dell’opera sono il rosso e l’ocra.

 

La Venere di Urbino

 

Un’altra celebre opera, che Tiziano realizzò sotto la commissione del rampollo del Ducato di Urbino, Guidobaldo II Della Rovere, è la “Venere di Urbino”.

 

Venere di Urbino

 

Questa è la versione più provocante della “Venere dormiente” di Giorgione. Nell’opera di quest’ultimo, infatti, la dea è nuda ma dorme, non invitando quindi lo spettatore a guardarla. La Venere di Urbino ebbe un enorme successo in tutto il mondo dell’arte. Molti furono gli artisti che portarono avanti il tema, fra questi vi fu anche Édouard Manet con la sua Olympia.

 

Gli ultimi anni di Tiziano

 

In quegli anni Tiziano spostò la sua bottega nei locali più ampi di Biri Grande, non lontano dalle attuali Fondamenta Nuove.

 

Nel 1545 Tiziano soggiornò a Roma. Fu ospite di Papa Paolo III Farnese e del suo potente nipote, il cardinale Alessandro Farnese il Giovane. È qui che Vecellio incontrò l’artista che in quel momento dominava Roma, Michelangelo Buonarroti. Egli aveva da poco terminato il celebre “Giudizio Universale”.

 

Per i Farnese, oltre alla “Danae”, Tiziano realizzò svariati ritratti.

 

Danae

 

Tiziano è indubbiamente il ritrattista per eccellenza del suo secolo. Del fondo scuro, già presente nel Quattrocento coi fiamminghi e con Antonello da Messina, egli fece il suo tratto distintivo.

 

Nel luglio del 1576, la peste uccise il figlio Orazio. A Tiziano, solo un mese dopo, toccò la stessa sorte. I funerali, a causa della peste, si svolsero in fretta, ma a Vecellio venne almeno risparmiata la fossa comune.

 

Il figlio Pomponio, in soli cinque anni, dilapidò tutto il patrimonio del padre, considerato il pittore più ricco della storia.

 

Alice Antoni

Alice Antoni

Alice ama leggere e adora gli animali, in particolare i conigli. È da sempre appassionata di arte e di riciclo creativo.

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