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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

Edouard Manet – all’inseguimento di un sogno

Edouard Manet – all’inseguimento di un sogno

Edouard Manet rappresenta il maggior interprete della pittura pre-impressionista.

E, di conseguenza, quale modo migliore per iniziare quanto avevo annunciato la volta scorsa?

A chi si fosse perso la puntata precedente vorrei precisare che l’Impressionismo rappresenta la mia corrente artistica preferita e, dopo aver fatto un pezzo generico, vorrei iniziare a dedicare una serie di articoli ai maggiori esponenti di tale movimento.

Manet

 

Infanzia e Adolescenza

 

Edouard Manet nacque a Parigi nel 1832 da una famiglia benestante. Fu il primogenito di Auguste Manet, alto funzionario del ministero della Giustizia, e di Eugénie-Desirée Fournier, figlia di un diplomatico di stanza a Stoccolma. Manet avrà anche due fratelli minori, Eugène e Gustave.

Il padre Auguste disprezzava profondamente la pittura e, di conseguenza, fece di tutto per tenere il figlio lontano da questa sua vocazione. Tuttavia, grazie all’aiuto di uno zio materno, il quale si era reso conto del talento del nipote, Manet ebbe la possibilità di coltivare la sua passione. In particolare egli si dedicò alla copia delle opere dei maestri Goya, Greco e Velazquez.

Il padre, nonostante il talento artistico del figlio, continuò ad ostacolarlo in quanto avrebbe desiderato per lui una carriera di magistrato. Manet, indignato dal comportamento della sua famiglia, decise di far loro un torto iscrivendosi all’Accademia Navale. Egli fallì il test di ammissione ma il padre, piuttosto che vederlo entrare in uno studio d’arte e sperando che il figlio potesse almeno diventare un comandante navale, preferì accompagnarlo a Le Havre, dove, come mozzo, salì a bordo di un mercantile diretto a Rio dei Janeiro.

Manet giunse a destinazione nel febbraio del 1849. Egli approfittò di quella esperienza per realizzare diversi schizzi dei luoghi visitati e dei suoi compagni di viaggio. Edouard però era totalmente disinteressato alla vita di bordo. Al ritorno in Francia venne nuovamente respinto al concorso per l’Accademia Navale e il padre, pieno di rabbia, accettò che il figlio si dedicasse alla vita artistica sebbene fosse convinto che sarebbe stato solo un fallito per tutta la vita.

La maturità

 

Fu così che Manet iniziò finalmente a studiare le Belle Arti e, nel 1850, entrò nell’atelier di Thomas Couture, un artista che seguiva alla lettera la linea accademica. Manet, sebbene disprezzasse seguire dei modelli precisi, rimase per ben sei anni in questo studio ma, come era logico aspettarsi, ebbe molti scontri con Couture del quale non apprezzava minimamente l’ambientazione delle scene e la mancanza di naturalezza delle pose.

 

Nel corso di questi anni ebbe comunque modo di viaggiare molto, visitando diversi paesi europei ed entrando così in contatto con i grandi maestri del passato. Intrecciò anche una relazione sentimentale con una giovane insegnante di piano, Suzanne Leenhoff, dalla quale ebbe un figlio, Léon. La paternità tuttavia, per quanto fosse data quasi per certa, non fu mai accertata e il bambino finì con l’ereditare il cognome della madre.

 

Nel 1856 Manet lasciò l’atelier di Couture e per lui iniziarono degli anni assai produttivi. Tre anni dopo realizzò quello che può essere considerato l’inizio della vita artistica di Edouard, “Il bevitore di assenzio”.

 

Manet

 

In questo quadro è raffigurato un uomo che indossa cilindro e mantella. Egli è poggiato su di un muretto sul quale è presente anche un bicchiere contenente il liquore verde. La tela è prevalentemente caratterizzata dai toni del marrone. L’opera però non venne ammessa al Salon e, sebbene amareggiato, Manet non si perse d’animo e continuò i suoi studi. Fu dopo la conoscenza di Edgar Degas che Edouard ripropose in chiave moderna “Il guitarrero” di Velazquez. La sua tela riscosse un notevole successo tanto da ricevere un riconoscimento ufficiale e una menzione d’onore.

 

In questo periodo Manet strinse amicizia con Charles Baudelaire e, inoltre, dipinse una delle sue opere più ambiziose, “Musica alle Tuileries”.

 

Manet

 

La sua tela venne esposta presso la Galerie Martinet dove erano presenti anche diversi quadri di altri artisti. La mostra però non riscosse alcun successo e, addirittura, generò scandalo. A seguito di questo episodio, nonostante Edouard avesse ricevuto due anni prima un’onorificenza, le opere di Manet e quelle di molti altri artisti vennero respinte dal Salon scatenando la disapprovazione dei pittori rifiutati.

Colazione sull’erba

 

E’ per questo che Napoleone III diede il consenso per il Salon des Refusés dove potevano essere esposte le opere rifiutate dal Salon ufficiale. Manet non si lasciò sfuggire l’occasione e vi presentò una delle opere che più generò disgusto e scandalo, “Colazione sull’erba”

 

Manet

 

A fare scalpore fu ovviamente la presenza di una donna nuda nella tela. Ella non rappresentava una divinità classica bensì una donna qualsiasi che, secondo l’opinione pubblica, non avrebbe avuto alcun motivo per trovarsi nuda in un prato e, per giunta, in compagnia di uomini. Scandalizzati dal tema, i critici attaccarono anche la tecnica di Manet definendola addirittura rozza.

Dopo aver sposato Suzanne Leenhoff nel 1863, Manet tornò a generare un nuovo scandalo quando presentò al pubblico la sua “Olympia” che venne definita una ‘odalisca dal ventre giallo’. Edouard, additato come un pittore di second’ordine in cerca di scandalo, partì per la Spagna. Preso dallo sconforto e dalla rabbia, egli distrusse molte delle sue tele ma ebbe anche modo di ammirare svariate opere del maestro Velazquez presso il museo del Prado.

Manet

Al suo ritorno in Francia Manet realizzò delle opere dove non vi era nulla di anticonformistico, come nel caso de “Il pifferaio”. Nonostante questo però lo scandalo delle sue opere precedenti era ancora vivo e Manet non era più considerata una persona gradita al Salon. Per questo le sue tele vennero nuovamente respinte.

“Louvre personale”

 

Nel 1867 Manet, stanco dei continui rifiuti, decise di organizzare una propria mostra che chiamò “Louvre personale”. Egli espose una cinquantina di dipinti e alcune incisioni e accompagnò il tutto con una dichiarazione:

Dal 1861 Monsieur Manet espone o tenta di esporre. Quest’anno si è deciso a mostrare direttamente al pubblico l’insieme dei suoi lavori. Monsieur Manet non ha mai voluto protestare. Anzi, è contro di lui, che non se lo aspettava, che si è protestato perché esiste un insegnamento tradizionale di forme, mezzi, immagini, pittura […] non ha preteso né ribaltare la pittura antica né crearne di nuova”

 

Purtroppo nemmeno questo bastò a risollevare il suo nome. Si dice che la mostra, oltre a rivelarsi un totale fallimento, fu anche un’occasione per deridere questo artista e i suoi lavori. Nonostante questo Manet riuscì a trovare dei grandi estimatori in Monet, Pissarro, Renoir, Sisley, Cézanne e Bazille. Anche questi artisti infatti, stanchi della pittura accademica del tempo, erano alla ricerca di uno stile innovativo. Con loro Manet iniziò a riunirsi presso il Café Guerbois di Parigi.

Dopo lo scoppio della guerra franco-prussiana, Manet, insieme a Degas, si arruolò nell’artiglieria. In seguito alla nascita della Terza Repubblica, iniziò lentamente a prendere forma il gruppo Impressionista.

Manet compare come una sorta di capostipite di questo movimento ma, quando nel 1874 i futuri impressionisti inaugurarono una propria mostra, egli non vi prese parte. Pur sostenendo ed apprezzando gli Impressionisti, Manet era convinto che il Salon fosse l’unico vero campo di battaglia. Egli era certo del valore delle sue opere e, come molti lo accusavano, non aveva alcuna intenzione rivoluzionaria. Il suo unico intento era quello di ottenere dei riconoscimenti per i propri meriti.

Ciò che distingueva Manet dagli Impressionisti era il fatto che egli amava analizzare le opere dei grandi maestri del passato, utilizzava il nero che era un colore bandito da Monet e compagni e, inoltre, prediligeva la figura umana rispetto alla raffigurazione di paesaggi.

Manet

Nel frattempo, nonostante i pregiudizi nei suoi confronti continuassero ad essere presenti, Manet riuscì non solo a consolidare la propria fama ma anche la sua situazione economica. Questo avvenne grazie a Paul Durand-Ruel che arrivò a comprare in blocco tutti i quadri di Edouard per la bellezza di 35.000 franchi.

 

Nell’estate del 1874 Manet, in compagnia di Renoir e Monet, si recò ad Argenteuil dove dipinse con loro e cercò di aiutarli esponendo le loro opere nel proprio studio. Nel frattempo Manet continuò con ostinazione a sottoporsi alla giuria del Salon ottenendo altri dissensi.

 

Gli ultimi anni

 

In seguito Edouard, a causa di gravi problemi di salute, fu costretto a ricoverarsi a Bellevue. E’ in questo periodo che il pittore iniziò a ricevere il consenso per alcune sue opere e, addirittura, l’elogio del critico Wolff che lo aveva sempre contestato. Arrivò inoltre la nomina a membro della Camera dei Deputati grazie all’amico Antonin Proust e, sempre per mezzo dell’interessamento di quest’ultimo, Manet fu anche insignito del cavalierato alla Legion d’Onore. Nonostante la sua salute si aggravasse sempre più, riuscì a portare a termine “Il bar delle Folies Bergère”.

 

Manet

Nel settembre del 1882 fece testamento e nominò Suzanne e Léon suoi eredi. Successivamente fu costretto a letto da una paralisi e il 30 aprile 1883, pochi giorni dopo aver subito l’amputazione di una gamba, morì nella sua dimora di Parigi. Vennero celebrati funerali solenni e le sue spoglie riposano oggi nel cimitero di Passy.

Mi piace sottolineare il fatto che, alla fine della funzione per Manet, Degas si alzò in piedi e, commosso, iniziò a recitare il mea culpa affermando che Edouard fosse molto più grande di quanto la società pensasse. La figura di Manet rimase sempre viva nell’ambiente impressionista; Renoir definì Manet come il Cimabue o il Giotto degli italiani nel periodo del Rinascimento.

Una mia riflessione personale

Concludo con una mia personale riflessione confessando che adoro gli artisti come Edouard Manet e ne ammiro soprattutto il coraggio. Ha dimostrato una certa audacia andando contro la sua famiglia per inseguire il sogno di una vita. Ha avuto il fegato di presentarsi di continuo di fronte allo spietato Salon sebbene venisse criticato e deriso. Ma alla fine tutti quanti si sono dovuti inchinare di fronte al suo indiscusso talento anche se, come spesso accade per gli artisti, lo hanno fatto quando ormai era troppo tardi.

Alice Antoni

Alice Antoni

Alice ama leggere e adora gli animali, in particolare i conigli. È da sempre appassionata di arte e di riciclo creativo.

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