Masaccio fu uno degli iniziatori del Rinascimento a Firenze.
Continua, con questo talentuoso artista, il nostro viaggio attraverso il Rinascimento Italiano.
Infanzia e formazione
Tommaso di Ser Giovanni di Mòne di Andreuccio Cassài, detto Masaccio, nacque a Castel San Giovanni (l’odierna San Giovanni Valdarno) nel 1401, dal notaio Giovanni di Mone Cassai e da Jacopa di Martinozzo.
Essi vivevano nella casa del nonno paterno Simone, un artigiano costruttore di casse lignee (da qui il cognome “Cassai”).
Nel 1406, a soli ventisette anni, il padre morì improvvisamente. Poco tempo dopo Jacopa dette alla luce un secondo figlio, chiamato Giovanni in onore del padre. Anch’egli, col nome di Scheggia, intraprese la carriera di pittore.
Jacopa si risposò in seguito con Tedesco di Mastro Feo, un ricco speziale. Egli era a sua volta vedovo e con due figlie. Il 17 agosto del 1417 morì anche Tedesco di Mastro Feo e Masaccio divenne così il capofamiglia.
Per quanto riguarda la sua formazione, ci sono ipotesi discordanti non essendoci documenti a riguardo. Secondo alcuni, Masaccio si formò nella bottega di Bicci di Lorenzo. Secondo altri, invece, l’artista ricevette i primi insegnamenti dal cognato Mariotto di Cristofano. Altri ancora sostengono che la formazione di Masaccio sia avvenuta presso lo sconosciuto Niccolò di ser Lapo.
“Giotto rinato, che ripiglia il lavoro al punto dove la morte lo fermò”.
Bernard Berenson
A Firenze
Grazie alla scoperta di alcuni documenti ci è noto che Masaccio si trovò, intorno al 1418, in affitto nella zona di San Niccolò, probabilmente nella bottega del cognato. È anche probabile che l’artista facesse spesso la spola con Castel San Giovanni, per occuparsi degli interessi della madre.
In quel periodo, Firenze si trovava in un periodo di grande prosperità economica e culturale. Questo, probabilmente, favorì anche l’arrivo nel 1421 del fratello Giovanni. Egli entrò nella bottega di Bicci di Lorenzo come garzone.
Nel 1422, Masaccio si iscrisse all’Arte dei Medici e Speziali, dimostrando una certa sicurezza delle proprie capacità professionali.
Trittico di San Giovenale
Il primo lavoro attributo a Masaccio è il “Trittico di San Giovenale”,
L’opera è datata al 1422 e venne destinata ad una chiesa di Cascia di Reggello. Il dipinto è composto da tre tavole e rivela già un notevole interesse al Rinascimento staccandosi, allo stesso tempo, dal gotico. Vi è, inoltre, un richiamo ai lavori di Brunelleschi e di Donatello.
La collaborazione di Masaccio con Masolino
In quel periodo, iniziò una collaborazione tra Masaccio e Masolino, un artista più anziano del nostro protagonista di oggi e che condivideva con lui il luogo di origine, San Giovanni Valdarno.
Non vi sono notizie in merito ai primi quarant’anni di Masolino, ma pare che egli delegasse a Masaccio alcune parti di opere che gli venivano commissionate.
Nel 1423, Masaccio lavorò con Masolino al “Trittico Carnesecchi”, nella chiesa di Santa Maria Maggiore a Firenze.
Del trittico rimangono il San Giuliano, attribuibile a Masolino, e una tavoletta della predella con le Storie di San Giuliano (sopra, in foto), attribuibile a Masaccio.
La vicenda narrata è quella in cui il Santo, secondo la profezia del demonio, uccide il padre e la madre.
Altre opere in collaborazione con Masolino
Nel 1424, Masaccio si iscrisse alla Compagnia di San Luca. Nello stesso anno, l’artista eseguì la pala d’altare “Sant’Anna Metterza”, nella chiesa di Sant’Ambrogio a Firenze.
Anche questa pala venne realizzata in collaborazione con Masolino. Egli dipinse la Santa mentre Masaccio si dedicò alla Madonna col Bambino e all’angelo reggicortina.
Non sono invece di Masaccio, ma probabilmente di qualche collaboratore minore, i due angeli in basso ai lati del trono e quello in alto a sinistra.
Masaccio e la Cappella Brancacci
Dopo aver affrescato un San Paolo nella chiesa del Carmine a Firenze, Masaccio riscosse un certo successo. Questo gli fece guadagnare la commissione della Cappella Brancacci.
L’inizio della decorazione della Cappella Brancacci si può datare alla fine del 1424. Inizialmente vi lavorò solo Masolino, ma presto si aggiunse anche Masaccio. Quest’ultimo, dopo la partenza di Masolino per l’Ungheria, proseguì l’impresa in solitaria.
Tra le varie scene, quella della Resurrezione del figlio di Teofilo e San Pietro in cattedra, venne probabilmente mutilata dopo l’esilio definitivo dei Brancacci, in quanto contenente parecchi ritratti della famiglia. Venne, quindi, completata da Filippino Lippi, il quale cercò di adattare il suo stile a quello del suo predecessore.
Al 1425 risale la prima notizia di una bottega di Masaccio.
Il Polittico di Pisa
Nel 1426, i Carmelitani di Pisa commissionarono a Masaccio un polittico per una cappella della Chiesa di Santa Maria del Carmine.
Il polittico fu iniziato nel febbraio del 1426 ed aveva un impianto ancora medievale. I personaggi sono modellati dal chiaroscuro ed è l’illuminazione a definire la forma delle figure, facendole assomigliare a delle sculture.
Il polittico venne smembrato nel XVIII secolo. Le undici parti che sono state ritrovate sono attualmente conservate in cinque diversi musei.
Il desco da parto
Verso il 1426, Masaccio era divenuto abbastanza famoso. Questo fece sì che alcuni privati iniziassero a fargli delle commissioni. L’artista si ritrovò così a viaggiare più volte tra Firenze e Pisa.
Il “desco da parto” è un’opera insolita per quanto riguarda la produzione di Masaccio. In questa opera, il pittore racconta una natività privata a cui accorrono alcune visitatrici che annunciano l’arrivo di un regalo, il desco stesso.
Questa tipologia di dipinto rotondo, pitturato su due facce, era il regalo cerimoniale per le donne delle famiglie più facoltose che avevano appena partorito. Sul desco, usato come vassoio, venivano offerte le vivande alla partoriente convalescente.
La Trinità in Santa Maria Novella
Tra il 1426 e il 1428, Masaccio eseguì l’affresco con la Trinità in Santa Maria Novella.
La tavola può essere letta dal basso verso l’alto, come ascensione verso la salvezza eterna. In primo piano, possiamo notare il sarcofago con lo scheletro. Le due figure inginocchiate che pregano (i due committenti), si trovano, invece, al secondo piano. In terzo piano, vi è la cappella con la Vergine e San Giovanni, dietro ai quali c’è la croce, sorretta dal Dio Padre. Sopra il Cristo si trova la colomba dello Spirito Santo che rappresenta la salvezza.
Il mistero legato alla morte di Masaccio
Masaccio morì a Roma nell’estate del 1428. Aveva solo ventisette anni, proprio come suo padre.
Le cause della sua morte non sono mai state chiarite e ci sono, addirittura, diverse versioni. C’è chi sostiene che Masaccio sia morto per una tonsillite, chi per un agguato da parte di alcuni banditi e chi per una malattia ereditaria. Secondo Vasari, Masaccio fu avvelenato, probabilmente per invidia.
Masaccio venne sepolto a Firenze, nella chiesa del Carmine, nel 1443 e senza alcuna tomba. Solo in seguito, vennero posti un epigramma in latino e uno in italiano.