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JR a Palazzo Strozzi: la cultura che ci salva dalla ferita del mondo

JR a Palazzo Strozzi: la cultura che ci salva dalla ferita del mondo

JR a Palazzo Strozzi: la cultura che ci salva dalla ferita del mondo

Che questa situazione pandemica lasciasse un segno anche nel mondo della cultura nelle sue varie forme e declinazioni credo fosse cosa abbastanza scontata. Gli artisti e gli intellettuali sono da sempre la parte della società più ricettiva e sensibile ai cambiamenti del mondo, spesso preconizzandone o intercettandone per primi inediti retaggi e ripercussioni. Riguardo all’emergenza sanitaria da Covid-19, essendo ancora in corso in tutta la sua drammaticità, predominano ancora sentimenti di ansia o al più di pudore e rispetto per la sofferenza altrui. Manca insomma ancora una certa “distanza di sicurezza”, condizione fondamentale per innescare un vero processo di sublimazione del dolore in forme artistiche catartiche e – per quanto possibile – riparatorie.

La ferita purtroppo è ancora aperta, sanguina, e fa male a vari livelli. Forse allora il primo passo per favorirne la rimarginazione e una completa cicatrizzazione non è ignorarla, o indirizzare la nostra attenzione su altro, così da distoglierci dalla percezione del dolore – strategia che spesso adottiamo. Forse la cosa migliore è trovare il coraggio di guardarla, questa ferita, averne consapevolezza, prendercene carico e insieme cura, ripartire da lì per esplorare noi stessi alla ricerca di nuove potenzialità, potenzialità che magari non sospettavamo nemmeno di avere.

La Ferita (The Wound)

JR a Palazzo StrozziE allora a Firenze arriva il celebre artista contemporaneo JR, che con la sua installazione sulla facciata Palazzo Strozzi ce la sbatte in faccia, questa ferita, proponendoci una riflessione sull’accessibilità ai luoghi della cultura nell’epoca del Covid-19. The Wound (La Ferita) è infatti il titolo della sua opera site specific che, con i suoi 28 metri di altezza e 33 di larghezza, reinterpreta la facciata di uno dei simboli del Rinascimento fiorentino.

La monumentale installazione – un collage fotografico in bianco e nero, ormai marchio di fabbrica dell’artista – propone uno trompe-l’œil, più precisamente una anamorfosi, cioè un gioco illusionistico in cui è il punto di vista a determinare la riconoscibilità del soggetto. Nella fattispecie, si tratta di uno “squarcio” sulla facciata di Palazzo Strozzi che apre alla visione di uno spazio interno reale e immaginato allo stesso tempo. Si vede per esempio il colonnato del cortile, ma anche elementi che non sono realmente dentro al palazzo, come una sala con la “Primavera” e la “Nascita di Venere” di Botticelli (in realtà conservate agli Uffizi). Come si legge sul sito di Palazzo Strozzi,

“JR propone una diretta e suggestiva riflessione sull’accessibilità non solo a Palazzo Strozzi ma a tutti i luoghi della cultura nell’epoca del Covid-19. Palazzo Strozzi diviene così il palcoscenico spettacolare per una ferita, simbolica ma dolorosa, che accumuna tutte le istituzioni culturali italiane e non solo: musei, biblioteche, cinema e teatri, costretti a limitare o a non poter far accedere il pubblico ai propri spazi”.

L’opera rimarrà esposta da oggi (venerdì 19 marzo) fino al 22 agosto 2021.

Alcune opere di JR

Comun denominatore di tutta l’opera di JR, oltre alla forte connotazione pubblica, è il grande impatto visivo e la capacità di appropriarsi dei luoghi e dei contesti più disparati, dalle favelas di Rio de Janeiro alla grande piazza della Piramide del Louvre, da Ellis Island a New York alla prigione di massima sicurezza di Tehachapi in California. Di seguito una piccola carrellata.


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Simone Gasparoni

Simone Gasparoni

Classe 1995, studio Filosofia all'Università di Pisa. Allievo ortodosso di Socrate, ho sempre pensato che le parole siano roba troppo seria per abusarne (lo so, lo so, detta così sembra una scusa degna del miglior cerchiobottismo, per dirla in gergo giornalistico). Romantico per vocazione, misantropo per induzione. Attualmente, in via di riconciliazione con il genere umano attraverso la musica, l'arte, la cultura. Per ora, sembrano buone vie. Oltre che all'Unipi, potete trovarmi in giro in qualche locale o teatro a strimpellare la tastiera. O, con più probabilità, a casa mia. P.S. Ecco, l'ho già fatta troppo lunga...

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