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Abruzzo, tra aspettative e realtà

Abruzzo, tra aspettative e realtà

L’eco delle urne si è appena spento in Abruzzo, lasciando dietro di sé un mosaico di percentuali e proiezioni che raccontano una storia più grande di una semplice elezione. Marco Marsilio, il Governatore uscente di Fratelli d’Italia, ha mantenuto saldamente il timone con il 53,5% dei voti, mentre Luciano D’Amico, lo sfidante e ex rettore dell’Università di Teramo, ha sfiorato la vittoria con il 46,5%.

Confesso, cari lettori, che la politica non è solitamente la protagonista di questo blog, ma è un tessuto connettivo della mia esistenza che non posso ignorare.

La Maratona Mentana di ieri sera prometteva suspense e colpi di scena, ma la realtà si è rivelata meno avvincente di un thriller, spingendomi a cercare rifugio nella magia degli Oscar. Le proiezioni arrivavano, una dopo l’altra, ma la tensione si è sciolta come neve al sole.

Le interpretazioni di questo voto si sprecano, ognuno cerca di leggere tra le righe ciò che più gli aggrada. Chi ha vinto esulta, chi ha perso trova comunque raggi di sole tra le nuvole.

Ma andiamo con ordine.

L’affluenza: specchio dell’anima democratica

L’affluenza alle urne è stata del 52,19%, un lieve calo rispetto al 53,11% del 2019 e ben lontana dal 61,56% del 2014. Marsilio ha conquistato un quarto degli aventi diritto, un dato che invita a una riflessione sul significato della vittoria in un contesto di partecipazione tiepida. Il CentroSinistra, dal canto suo, non è riuscito a sedurre gli astensionisti, decisivi nella bilancia del risultato.

L’astensionismo non è un fenomeno isolato, ma un malcontento che serpeggia da vent’anni a questa parte, un graduale disamore da quando alle Politiche del 2006 l’affluenza raggiunse l’84,24% di votanti, l’ultimo vero boom di partecipazione.

Perché Marsilio e non D’Amico?

Marsilio ha trionfato perché ha saputo convincere la maggioranza degli elettori, o forse perché l’idea di essere governati dal cosiddetto Campo Largo non seduceva. E poi c’è la Sardegna, dove la vittoria di Alessandra Todde sembra più una sconfitta di Paolo Truzzu e delle dinamiche interne al CentroDestra.

La Narrazione Politica: un cambiamento necessario

Un tempo, le elezioni regionali erano un evento collettivo, un momento di confronto nazionale. Oggi, ogni elezione regionale sembra assumere un significato diverso, quasi nazionale, a seconda delle circostanze. Ma è un errore. La gente vota (o resta a casa) basandosi sul giudizio dell’amministrazione e sulle proposte presentate, non solo per esprimere un parere sul governo centrale.

L’Italia: una Terra di Mezzo

L’Italia è di Destra? Secondo me no.

O almeno, non lo è in maggioranza assoluta.

Non è nemmeno di Sinistra, intendiamoci.

Non voglio mettermi a scrivere cose banali, retoriche, eccetera. Penso semplicemente che i cittadini siano illusi e disillusi allo stesso tempo, un po’ menefreghisti ma anche scoraggiati.

Poi ad ogni Elezione può vincere il CentroDestra o il CentroSinistra, ci mancherebbe, ma esistono Vittorie di Pirro e Vittorie con la v maiuscola: le secondo sono quelle con un’alta affluenza.

Un lavoro collettivo

Per avere un’alta affluenza occorre mostrare: chiarezza, credibilità, una visione chiara del futuro e, a seconda della legge elettorale, lavorare per un progetto collettivo (senza tanti bisticci) con le forze politiche più affini o quantomeno non così lontane.

Magari il CentroSinistra ci sta provando, ma è all’inizio e può essere quasi normale non avere attratto ancora così tanta gente. Deve lavorare meglio? Senza dubbio! Però se abbandona questo progetto può benissimo non presentarsi alle varie tornate elettorali, tanto le capacità di vittoria non dico sarebbero dello zerovirgola ma poco ci manca. Se invece con pazienza, serietà ed impegno continuano a costruire questo progetto d’alternativa… chissà.

Tanto il CentroDestra è storicamente compatto. Hanno molte differenze al loro interno ma quando c’è da votare si uniscono sempre. Anche se, oh, se la gente non va a votare è anche responsabilità loro eh….

C’è tanto, tanto, tanto, tanto lavoro da fare per qualsiasi Partito, per qualsiasi Movimento.

Da cittadino attivo amante della politica spero proprio se ne rendano conto.

Sono un illuso?

 

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(Credit foto in evidenza: notizie.virgilio.it)

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Nicolò Bagnoli

Nicolò Bagnoli

Nasce nel 1986, nel 2010 ha l'idea di WiP Radio di cui è il direttore, è quasi alto come Berlusconi, davanti ad un microfono può starci ore. Parlando, ovviamente.

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