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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

THE END (Lennon – McCartney)

THE END (Lennon – McCartney)

THE END (Lennon – McCartney)

McCartney: voce, cori, basso, pianoforte, chitarra solista
Lennon: cori, chitarra solista
Harrison: cori, chitarra ritmica e chitarra solista
Starr: batteria
Musicisti non identificati: 12 violini, 4 viole, 4 violoncelli, 1 contrabbasso, 4 corni, 3 trombe, 1 trombone, 1 trombone basso
Registrazione: 18 agosto 1969
Produttore: George Martin
Fonico: Geoff Emerick

 

 

 

 

 

Oh sì, va bene
sarai nei miei sogni
stanotte?

 

 

 

 

Il brano

“The End” è un brano di Paul McCartney.

E’ da considerarsi come un vero e proprio epitaffio alla storia dei Beatles.

“And in the end the love you take / is equal to the love you make”

“Volevo finire con una frase significativa, e ho cercato di imitare il Bardo”
[McCartney]
“Una frase cosmica, filosofica; il che prova che Paul sa pensare, quando vuole”
[Lennon]

 

 

 

 

Registrazione e accordi

“The End” venne registrato tra il 23 luglio ed il 18 agosto 1969.

E’ l’unico brano dei Beatles che contiene un assolo di batteria. Dura 15 secondi e Ringo lo ripeté dal vivo nel 2008 in apertura alla cerimonia di Liverpool Capitale Europea della Cultura.

 

 

 

 

 

 

Di seguito gli accordi nella notazione inglese e a seguire un breve tutorial video:

[Intro]
A D|B E|A D A

[Verse]
A D B E
Oh yeah, all right
A B/F#
Are you gonna be in my dreams tonight

[Drum Solo]
| N.C. | % | % | % |
| N.C. | % | % | % |

[Guitar Solo]
| A7 | D7 | A7 | D7 |

A7 D7 A7 D7 A7 D7
love you, love you, love you, love you, love you, love you

A7 D7 A7 D7 A7 D7 A7 D7
love you, love you, love you, love you, love you, love you, love you, love you
A7 D7 A7 D7 A7 D7 A7 D7
love you, love you, love you, love you, love you, love you, love you, love you
A7 D7
love you, love you.

[Outro]
| A | % |

A G
And in the end the love you take
F Dm G | C | D/C | Eb/C F/C | C
Is equal to the love … you make

e alla fine
l’amore che prendi è uguale
all’amore che dai 

Live e cover

Fra le cover troviamo quelle di Milton Nascimento (l’intero medley) e della London Symphony Orchestra nel 1976.

Ernesto Macchioni

Ernesto Macchioni

Il mare in tempesta fu improvvisamente colpito ai fianchi da un milione di tonnellate di olio. Fu così che venne alla luce Ernesto Macchioni in un'inaspettata giornata d'estate in pieno novembre 1961. La finestra fu finalmente aperta, Ernesto si affacciò e venne invaso da un fiume di luce e salmastro. L'infanzia la passò a cercare di capire se era meglio saper giocare a pallone o ascoltare la musica. Scelse la seconda ipotesi, senza rendersi conto di quanto si sarebbe complicato la vita. Il mare lo guardava perplesso. Faceva le scuole medie quando imparò a suonare la chitarra. Divenne amico intimo di Francesco Guccini, Francesco De Gregori, Lucio Battisti, cercando di scacciare l'inopportuna presenza di Claudio Baglioni. Erano amici fidati, a loro non importava se non sapevi giocare a calcio. Il mare scuoteva la testa. Alle superiori si illuse che il mondo era facile e cambiò religione diventando comunista. Bussarono alla porta di casa gli Inti-illimani e li fece entrare. (Battisti lo nascose nell'armadio). Claudio Lolli chiese "permesso" e lo fece accomodare. Pink Floyd e Genesis erano degli abitué ormai da tempo. La casa era piena di gente. Sua madre offriva da bere a tutti (ma non riuscì mai a capire cosa ci faceva quel ragazzo riccioluto rintanato fra i vestiti). Il mare aspettava. Venne l'ora provvisoria del buon senso e del "mettisufamiglia". La chitarra si era nel frattempo trasformata in un pianoforte. La casa era grande adesso e, oltre ai figli, poteva contenere anche vecchi giganti come Chet Baker e Miles Davis, lo zio Keith Jarrett e il nipotino Pat Metheny. La moglie offriva da bere a tutti, compreso Lucio Battisti che si era da tempo tolto la polvere dell'armadio di dosso. Qualcuno aveva infranto i sogni e il muro di Berlino, scoprendo che era fatto di carta come loro. Il mare si fece invadente e, stanco di aspettare, entrava anche in casa nei momenti più inopportuni. Era una folla. Quando Ernesto decise di far entrare anche Giacomo Puccini, Giuseppe Verdi e Gabriel Fauré la situazione cominciò a farsi insostenibile. Soprattutto quando il nostro protagonista scoprì che tutti, ma proprio tutti, compreso Francesco Guccini, sapevano giocare a pallone. Era un caos indefinibile vederli giocare fra le stanze, scoprire che De Gregori poteva benissimo entrare in sintonia con Giacomo Puccini e servirgli un assist da campionato del mondo preciso sulla testa. E tutto sotto lo sferzante vento di libeccio che infuriava in tutta la casa. Il mare si godeva le partite con un braccio sulla spalla di Ernesto, in totale stato confusionale. Quando in casa entrò Wolfang Amadeus Mozart la casa scoppiò. Ernesto lo trovarono sorridente fra le macerie. Lo videro togliersi i calcinacci dalle spalle, prendere un pallone e cominciare a palleggiare (un po' impacciato a dire il vero). Qualcuno giura di aver visto Lucio Battisti, con indosso una giacca di Ernesto, allontanarsi allegramente a braccetto con Giuseppe Verdi. Il mare, un po' invecchiato, respirava adagio sulla battigia.

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