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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

GOLDEN SLUMBERS (Lennon – McCartney)

GOLDEN SLUMBERS (Lennon – McCartney)

GOLDEN SLUMBERS (Lennon – McCartney)

Paul McCartney – Voce, pianoforte
George Harrison – Basso
Ringo Starr – Batteria
George Martin – Produttore discografico/Arrangiamento
Altri – Dodici violini, quattro viole, quattro violoncelli, contrabbasso, quattro corni, tre trombe, trombone, trombone basso
Registrazione: 15 agosto 1969
Produttore: George Martin
Fonico: Geoff Emerick

 

 

 

 

 

 

C’era una volta una strada che ti riportava indietro a casa
C’era una volta una strada che ti portava a casa
Addormentati tesoro caro non piangere
E io ti canterò una ninna nanna

 

 

 

 

Sogni d’oro riempiano i tuoi occhi
I sorrisi ti sveglino mentre ti ridesti
Addormentati tesoro caro non piangere
E io ti canterò una ninna nanna

Il brano

Golden Slumbers è un brano di Paul McCartney.

Il brano prende spunto nel testo da una ninna nanna contenuta nell’opera teatrale The Pleasant Comedy of Patient Grissill composta dal drammaturgo Thomas Dekker nel 1603.

Al testo Paul McCartney aggiunse una propria melodia e armonizzazione.

 

 

C’era una volta una strada che ti riportava indietro a casa
C’era una volta una strada che ti portava a casa
Addormentati tesoro caro non piangere
E io ti canterò una ninna nanna

 

Registrazione e accordi

Golden Slumbers fu registrato insieme a  Carry That Weight come se fossero un unico brano.

Paul era la voce principale e cantò la parte iniziale del brano con la dolcezza di una ninna nanna in coerenza col testo. Accompagnamento di pianoforte e archi per poi sovraincidere successivamente basso e batteria.

Inizialmente John Lennon non fu presente alle registrazioni perché vittima di un incidente automobilistico e la sua voce fu incisa ad agosto.

«Mi ricordo di aver cercato di metterci una parte cantata molto forte, perché era un tema molto delicato, perciò lavorai sulla robustezza del canto, e finì che mi piacque moltissimo»

[Paul McCartney]

 

 

 

 

 

 

Di seguito gli accordi nella notazione inglese e a seguire un breve tutorial video:

[Verse]

(quietly)
Am7 Dm7
Once, there was a way to get back homeward
G7 C
Once, there was a way to get back home
E Am Dm9
Sleep pretty darling, do not cry,
G7 C
And I will sing a lullaby

[Chorus]

(loudly)
C Fadd9 C
Golden slumbers fill your eyes
C Fadd9 C
Smiles awake you when you rise
E Am Dm9
Sleep pretty darling, do not cry,
G7 C
And I will sing a lullaby

[Verse]

(louder than first verse but not as loud as chorus)
Am7 Dm7
Once, there was a way to get back homeward
G7 C
Once, there was a way to get back home
E Am Dm9
Sleep pretty darling, do not cry,
G7 C
And I will sing a lullaby

 

Live e cover

Fra le cover troviamo quella di Neil Diamond e dei Bee Gees, ma non possiamo non citare la prestigiosa versione di Brad Meldhau. 

In ultimo un estratto da un live di Paul McCartney.

Ernesto Macchioni

Ernesto Macchioni

Il mare in tempesta fu improvvisamente colpito ai fianchi da un milione di tonnellate di olio. Fu così che venne alla luce Ernesto Macchioni in un'inaspettata giornata d'estate in pieno novembre 1961. La finestra fu finalmente aperta, Ernesto si affacciò e venne invaso da un fiume di luce e salmastro. L'infanzia la passò a cercare di capire se era meglio saper giocare a pallone o ascoltare la musica. Scelse la seconda ipotesi, senza rendersi conto di quanto si sarebbe complicato la vita. Il mare lo guardava perplesso. Faceva le scuole medie quando imparò a suonare la chitarra. Divenne amico intimo di Francesco Guccini, Francesco De Gregori, Lucio Battisti, cercando di scacciare l'inopportuna presenza di Claudio Baglioni. Erano amici fidati, a loro non importava se non sapevi giocare a calcio. Il mare scuoteva la testa. Alle superiori si illuse che il mondo era facile e cambiò religione diventando comunista. Bussarono alla porta di casa gli Inti-illimani e li fece entrare. (Battisti lo nascose nell'armadio). Claudio Lolli chiese "permesso" e lo fece accomodare. Pink Floyd e Genesis erano degli abitué ormai da tempo. La casa era piena di gente. Sua madre offriva da bere a tutti (ma non riuscì mai a capire cosa ci faceva quel ragazzo riccioluto rintanato fra i vestiti). Il mare aspettava. Venne l'ora provvisoria del buon senso e del "mettisufamiglia". La chitarra si era nel frattempo trasformata in un pianoforte. La casa era grande adesso e, oltre ai figli, poteva contenere anche vecchi giganti come Chet Baker e Miles Davis, lo zio Keith Jarrett e il nipotino Pat Metheny. La moglie offriva da bere a tutti, compreso Lucio Battisti che si era da tempo tolto la polvere dell'armadio di dosso. Qualcuno aveva infranto i sogni e il muro di Berlino, scoprendo che era fatto di carta come loro. Il mare si fece invadente e, stanco di aspettare, entrava anche in casa nei momenti più inopportuni. Era una folla. Quando Ernesto decise di far entrare anche Giacomo Puccini, Giuseppe Verdi e Gabriel Fauré la situazione cominciò a farsi insostenibile. Soprattutto quando il nostro protagonista scoprì che tutti, ma proprio tutti, compreso Francesco Guccini, sapevano giocare a pallone. Era un caos indefinibile vederli giocare fra le stanze, scoprire che De Gregori poteva benissimo entrare in sintonia con Giacomo Puccini e servirgli un assist da campionato del mondo preciso sulla testa. E tutto sotto lo sferzante vento di libeccio che infuriava in tutta la casa. Il mare si godeva le partite con un braccio sulla spalla di Ernesto, in totale stato confusionale. Quando in casa entrò Wolfang Amadeus Mozart la casa scoppiò. Ernesto lo trovarono sorridente fra le macerie. Lo videro togliersi i calcinacci dalle spalle, prendere un pallone e cominciare a palleggiare (un po' impacciato a dire il vero). Qualcuno giura di aver visto Lucio Battisti, con indosso una giacca di Ernesto, allontanarsi allegramente a braccetto con Giuseppe Verdi. Il mare, un po' invecchiato, respirava adagio sulla battigia.

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