Domenico Ghirlandaio sarà il protagonista del nostro articolo di oggi.
L’attività artistica di questo pittore durò appena un ventennio, ma in questo periodo la sua bottega divenne una delle più note e produttive di tutta Firenze. Le sue opere, infatti, lo resero il pittore più richiesto della sua città.
Domenico Ghirlandaio ebbe inoltre il merito di aver iniziato all’arte il grande Michelangelo, che tuttavia non restò a lungo nella sua bottega.
Scopriamo adesso qualcosa in più sulla sua vita.
Le origini
Domenico Bigordi, detto il Ghirlandaio, nacque a Firenze il 2 giugno 1448.
Domenico era il primo dei cinque figli di Tommaso e Antonia. Secondo l’accurata biografia scritta dal Vasari, il nome “Ghirlandaio” deriverebbe dal fatto che il padre Tommaso ebbe successo cesellando ghirlande d’argento da portare in testa come ornamento.
Il ragazzo fu inizialmente lo svogliato apprendista orafo nella bottega del padre. Si dice, infatti, che Domenico preferisse passare il suo tempo ritraendo i passanti. Alla fine, il padre dovette rinunciare ai suoi progetti di destinare il figlio all’attività di famiglia e gli concesse di dedicarsi all’apprendimento della pittura e del mosaico. Fu così che il giovane entrò nella bottega di Baldovinetti.
I primi lavori del Ghirlandaio
I primi lavori indipendenti di Domenico Ghirlandaio furono nelle chiese di campagna dell’entroterra fiorentino. In particolare, la sua prima opera nota è un affresco nella pieve di Cercina, risalente intorno al 1471. Protagonisti di questa opera sono i santi Girolamo, Barbara e Antonio Abate, caratterizzati da una colorazione vivace e armonica.
Subito dopo l’artista guadagnò il favore della ricca famiglia dei Vespucci. Per essa realizzò una Madonna della Misericordia e una Pietà per la loro cappella nella Chiesa di Ognissanti a Firenze. Nel gruppo di personaggi ritratti sotto il manto della Vergine si trova anche il giovane Amerigo Vespucci.
La sua prima importante commissione è la decorazione ad affresco della Cappella di Santa Fina, nel Duomo di San Gimignano. Si trattava della cappella commemorativa della santa locale, una paraplegica morta nel 1253. A quest’opera vennero chiamati a partecipare svariati artisti di spicco di quel periodo.
A San Gimignano, Ghirlandaio conobbe Sebastiano Mainardi. Egli divenne un suo collaboratore e, successivamente, diventò anche suo cognato in quanto sposò la sorella di Domenico.
Il viaggio a Roma con il fratello
Nel 1475 Domenico, in compagnia del fratello David, si recò a Roma.
Qui venne ben accolto dai banchieri fiorentini lì residenti. Tra questi spiccavano i Tornabuoni, in particolare Giovanni, tesoriere di Sisto IV. Per lui, affrescò due Storie di San Giovanni Battista e due Storie di Maria per la cappella funebre di sua moglie Francesca, deceduta di parto in quell’anno.
A Roma realizzò anche due ritratti dedicati a Giovanna Tornabuoni, la moglie del figlio di Giovanni, anch’essa prematuramente scomparsa.
Una volta fatto ritorno a Firenze, Domenico sposò Costanza di Bartolomeo Nucci. Nel 1483 nacque il figlio Ridolfo, il quale divenne poi a sua volta un apprezzato pittore nella prima metà del Cinquecento. In seguito, Domenico sposò in seconde nozze Antonia di ser Paolo Paoli. Da essa ebbe ben nove figli.
Il secondo viaggio a Roma del Ghirlandaio
Dopo aver realizzato alcuni celebri cenacoli, il Ghirlandaio venne nuovamente convocato a Roma. Il motivo di tale convocazione fu per eseguire degli affreschi della Cappella Sistina insieme ad altri artisti fiorentini. Tra questi vi erano Sandro Botticelli, Cosimo Rosselli e il Perugino.
Ognuno di questi artisti era accompagnato da un discreto numero di aiuti, tra cui pittori che si sarebbero ben presto affermati. Tra essi troviamo Luca Signorelli, il Pinturicchio, Filippino Lippi e Piero di Cosimo.
Il tema degli affreschi era una celebrazione del papato attraverso le Storie di Mosè e le Storie di Cristo. Al Ghirlandaio vennero affidati due affreschi, la Vocazione dei primi apostoli e la Resurrezione.
Una volta tornato a Firenze, il Ghirlandaio fu sommerso di richieste, divenendo così il principale artista della borghesia fiorentina.
Gli ultimi anni fiorenti del Ghirlandaio
Dopo aver partecipato alla decorazione della villa di Spedaletto a Volterra, il Ghirlandaio realizzò le opere che gli confermarono la celebrità. Queste opere erano destinate alla Chiesa di Santa Trinità e a Santa Maria Novella.
Gli affreschi nella cappella Sassetti di Santa Trinità sono sei episodi della Vita di San Francesco. Per quanto riguarda invece Santa Maria Novella, al Ghirlandaio venne chiesto di rinnovare gli affreschi nel coro della Cappella Tornabuoni.
Tali affreschi, ai quali contribuirono vari assistenti, vennero eseguiti in quattro anni, come previsto dal contratto, e hanno come soggetto le scene della Vita di Maria e di San Giovanni Battista.
Queste opere sono particolarmente interessanti per i numerosi ritratti presenti. Ne esistono, infatti, almeno ventuno e da questi emerge il grande talento del Ghirlandaio nel ritratto. Il lavoro fu probabilmente completato, dopo la morte dell’artista, dai fratelli di Domenico, Davide e Benedetto, pittori non all’altezza del fratello.
L’11 gennaio 1494, a soli quarantacinque anni, Domenico Ghirlandaio morì di peste, contratta mentre stava preparando dei lavori per Siena e per Pisa. Venne sepolto in una delle arche del cimitero di Santa Maria Novella.