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Paura e speranza – Qual è la vera prigione?

Paura e speranza – Qual è la vera prigione?

Entrambe tratti essenziali della natura umana, paura e speranza guidano la práxis. La condotta di comportamento che ci troviamo ogni giorno ad assumere, altro non è che inclinazione travestita da volontà individuale. Questo dualismo non esaurisce la nostra esistenza, né tantomeno la nostra essenza, ma fornisce un’ottima chiave di lettura dei comportamenti umani in una civiltà evoluta quale la nostra.

Spesso le nostre scelte sono guidate da queste due forze. Un chiaro esempio è la scelta di mettere al mondo una vita, decisione sempre in bilico tra la paura del mondo al quale andrà in contro e la speranza di poter garantirle una vita serena. Anche durante la crescita, i genitori si muovono avanti e indietro su questa linea immaginaria, dove paura e speranza veicolano l’educazione che questi decidono di impartirle, i divieti che ritengono necessari, le concessioni che considerano assecondabili. L’amore no: quello è – o dovrebbe essere – incondizionato.

Pur essendo motori immobili di un continuo processo dialettico, viene da chiedersi come mai, nell’immaginario comune, la speranza è sempre accompagnata da sentimenti positivi, mentre la paura da sentimenti negativi. Non si riesce cioè a comprendere l’incommensurabilità dello scarto emotivo che separa queste due tendenze umane.

Comunemente si pensa infatti che la paura paralizzi l’azione, incatenandoci, mentre la speranza generi una forza in grado di spezzare quelle catene. Ma la verità è che sia l’una che l’altra passano dall’esser prigione opprimente all’essere linfa propulsiva della volontà umana con la stessa facilità.

Paura e Speranza

Nel secondo capitolo della trilogia di Matrix (1999) c’è un rilevante riferimento a questa doppia natura della speranza – che poi è la stessa dualità che caratterizza anche la paura.

La speranza. La quintessenziale illusione umana è al tempo stesso la fonte della vostra massima forza e della vostra massima debolezza”. – L’Architetto rivolgendosi a Neo

Se da una parte la speranza può vestirsi di un’ostinazione irrazionale, dall’altra la paura, correttamente elaborata, può generare una spinta in grado di essere razionalizzata. In tal senso, l’elemento fondamentale è la capacità dell’uomo di riuscire a danzare fra le note positive di questo valzer dell’animo.

Si deve essere in grado di giudicare sia quando una speranza rischia di diventare patologica sia quando si deve assecondare una sana paura. In entrambi i casi, il metro di giudizio è un altro dualismo: quello salute-malattia.

Paura e speranza, quando assumano una forma patologica, ci relegano nei meandri della nostra mente, immobili, soli e tormentati. Invece, quando riusciamo a controllare l’elemento negativo che possiedono, nutrano la nostra volontà, fornendoci un aiuto determinante nella quotidianità della vita.

Entrambe e nessuna delle due. Non c’è una prigione assoluta in cui veniamo relegati dalla paura o dalla speranza. In un certo senso, la prigione è relativa alla nostra attitudine di indirizzare o meno queste due inclinazioni nella giusta direzione. Si tratta dunque di un atteggiamento mentale che si deve essere in grado maturare, al fine di adeguarsi alle vicissitudini dell’esistenza.

Paura e Speranza

Edoardo Wasescha

Edoardo Wasescha

Amava definirsi un nerd prima che diventasse una moda. È appassionato di filosofia e di fisica, di cinema e di serie tv, ama scrivere perché, più che un posto nel mondo per sé, lo cerca per i propri pensieri. Il blog è la sintesi di tutto questo.

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