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Recensione “Gli incurabili romantici”, Odile D’Oultremont

Recensione “Gli incurabili romantici”, Odile D’Oultremont

GLI INCURABILI ROMANTICI

di Odile D’Oultremont

 

Editore: Salani

Pagine: 233

Prezzo: 15.90 €

Prezzo Ebook: 9.99 €

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SINOSSI. “La vita di Adrien e Louise è sorretta da un incantevole caos. Meticoloso e riservato, lui va in ufficio per garantire la loro quotidianità. Operaia qualificata dell’immaginario, lei smonta la realtà per illuminarla. Il perfetto equilibrio di coppia viene però sconvolto il giorno in cui l’agenda strategica da rigoroso impiegato di Adrien coincide con la scoperta del tumore ai polmoni di sua moglie. Mentre i medici pianificano un protocollo che Louise si diverte a reinterpretare in tutti i sensi, l’impiegato modello viene esiliato in fondo a un corridoio da una ristrutturazione aziendale. Incredulo, spiazzato, Adrien decide per la prima volta di disubbidire al sistema. Non si presenterà più in ufficio per dedicare ogni parte di sé a Louise che giorno dopo giorno perde quota. Ma si può veramente sparire senza avvertire, senza preavviso? E, per quanto poetica, la fuga può ingannare la malinconia, la malattia e, infine, la morte? Un inno alla vita, un romanzo delicato e profondo che non nasconde la durezza della malattia, la sua ingiustizia, ma la racconta con un’inedita, magistrale miscela di leggerezza e fantasia.”

RECENSIONE.

<< Perchè ti amo? Cosi… E se non vedi in questa risposta l’immensità del mio amore indistruttibile per te, non posso fare niente per lei.>>

Adrien e Louise sono due persone con caratteri ed impostazioni del tutto opposte, ma questo non ha vietato, nè ostacolato la loro storia d’amore. Si sono conosciuti per caso e nel giro di poche battute, si sono ritrovati a vivere la vita insieme. Adrien è un uomo scrupoloso, dedito al lavoro e al dovere, impacciato e timido quando deve instaurare relazioni umane; Louise è invece un’artista, una donna che ha una logica tutta sua, che vive la vita pienamente, nelle sue invenzioni, tele e colori.

La loro vita insieme però incontra due ostacoli molto grandi: a Louise viene diagnosticato un tumore ai polmoni; E Adrien, dopo la ristrutturazione del suo luogo di lavoro, viene spedito in un ufficio lontano da tutto e tutti, senza la possibilità di contatto. Così Adrien, decide di non presentarsi più a lavoro, dedicando tutto il tempo che ha a sua moglie, incorrendo così, dopo ben undici mesi, in una causa contro il suo datore di lavoro.

Una storia triste e con un tema tutt’altro che roseo; ma la scrittura leggera e scorrevole dell’autrice rende il racconto più “”frivolo”” (passatemi il termine). La storia della coppia viene raccontata attraverso la tecnica a flusso di coscienza (mi ha ricordato subito James Joyce) in terza persona però.  Nonostante la leggerezza e la scorrevolezza dei capitoli (che non sono molto lunghi, anzi) l’autrice attraverso questa storia riesce a farci riflettere sulla condizione della nostra società sia in ambito lavorativo, sia nell’ambito umano.

<< Che cosa ha fatto nell’anno in cui non è mai andato in ufficio, signor Bergen?>>

<<Oh>>.

Adrien è felice della domanda.

<< Signor giudice, mia moglie ed io abbiamo ballato>>.

<< Come? Avete ballato per un anno?>>

<< Quando lei ne aveva le forze>> conferma Adrien.

<< Ed è per questo motivo che ha rinunciato ad andare a lavoro?>>

<< Gliene viene in mente uno migliore?>>

Attraverso questa storia, l’autrice riesce a farci riflettere sulla malattia e ce la descrive in modo del tutto diverso da come di solito viene percepita questa condizione. Louise, quando viene a conoscenza del cancro che si è impossessato dei suoi polmoni, reagisce alla malattia in modo positivo, come se questa condizione fosse un’opportunità per crescere e per vivere appieno il tempo che resta; lei infatti ironizza molto sulla sua malattia, tanto da chiamare il cancro “le sue Honey pops”. (Infatti, mi viene in mente un libro che affronta il cambiamento e parla anche di questo, lascio il link della recensione QUI).

Un altro aspetto, sul quale il romanzo fa riflettere, come dicevo poche righe più su, è in ambito lavorativo. Adrien, viene trascinato in tribunale dalla sua azienda, la AquaPlus, che lo cita in giudizio per aver percepito ingiustamente la retribuzione lavorativa per undici mesi, senza essersi mai recato sul posto di lavoro, quando in realtà la colpa è solamente dell’azienda stessa, per aver relegato una persona ad un ufficio-sgabuzzino, senza contatti umani e senza essersi accorta per poco meno di un anno che questa persona non si è recata a lavoro.

<<Il caso di Adrien Bergen ci è sembrato molto lineare, signor presidente: uno stipendio percepito anche a fronte di lunge assenze ingiustificate è chiaramente non dovuto. Se tutti i dipendenti di un’azienda non si facessero vedere perchè c’è qualcuno con un tumore in famiglia, non ne usciremmo più.>>

Insomma, l’assurdo.

E la rabbia.

Un romanzo che consiglio caldamente, che ho apprezzato veramente tanto per la sua schiettezza, semplicità e nonostante il tema, riesce comunque a far vedere il bello della vita e l’amore che, nonostante l’inevitabile fine, non muore mai.

 

Buona Lettura a tutti!

 

Rachele

Rachele Bini

Rachele, 31 anni. Una, Nessuna, centomila. Copywriter e amante della comunicazione, la scrittura è il suo pane quotidiano. Ha gestito un Ufficio Stampa per una piccola Casa Editrice Indipendente. Aspirante Giornalista, scrive per "Il Tirreno".

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