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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

Novel Food: che aspettiamo a mangiare gli insetti?

Novel Food: che aspettiamo a mangiare gli insetti?

Novel Food: che aspettiamo a mangiare gli insetti?

 

Riscaldamento globale? Terreni aridi? Buco dell’ozono?

 

 

Mangiare gli insetti è LA SOLUZIONE.

 

 

Bèh, no, non esageriamo; diciamo, però, che mangiare gli insetti può fare la sua parte. Gli allevamenti attualmente, producono livelli elevati di CO2 e mantengono un alto consumo di acqua; una produzione intensiva di insetti non potrebbe raggiungere gli stessi livelli di produzione di anidride carbonica e occuperebbe molto meno spazio. Artropodi, coleotteri e formiche insomma, assicurerebbero un discreto apporto proteico a costo di un bassissimo impatto ambientale.

Attualmente, quando pensiamo all’impiego di insetti “in cucina”, ci vengono in mente solo alcuni paesi dell’Asia, dell’Africa, dell’America del sud, paesi tropicali in generale, dove ce ne sono di più in termini di varietà e quantità.

Tuttavia, non si può generalizzare sostenendo che tutti gli asiatici, tutti gli africani e tutti i sudamericani mangino “cavallette”, perché si tratta di tradizioni alimentari che hanno un’impronta fortemente territoriale, regionale: pensiamo a casi nostrani, in Sardegna, dove è considerato una specialità il casu marzu, un formaggio letteralmente “marcio”, colonizzato da larve. Ovvio che non si possa asserire che tutti i sardi mangino i vermi.

Infatti, sebbene il consumo di coleotteri ed affini sia sparso da millenni un po’ in tutto il globo, il regolamento che è entrato in vigore a Gennaio del 2018 tratta di “Novel Food”, cibi, dunque, nuovi. Cosa significa? Si tratta di alimenti non tradizionali, o comunque non consumati abitualmente fino al 1997 (anno del vecchio regolamento e che funge da spartiacque).

Il regolamento applicabile dallo scorso anno, risaliva, in realtà, al novembre del 2015 e faceva riferimento ad un elenco di novel food, che includeva, oltre ad animali e le loro parti, anche alghe, funghi, vitamine e minerali. Nello stesso, si imponeva alla Commissione Europea l’istituzione di un elenco positivo di novel food autorizzati.

Il 30 Dicembre del 2017 la Commissione ha pubblicato quindi il Regolamento di esecuzione UE 2017/2470 contenente questa lista europea di prodotti alimentari autorizzati.

 

Ma allora perché nei vari supermercati non abbiamo tutta questa varietà di scelta per assecondare la nostra voglia di entomofagia?

 

Perché in effetti sono gli interessati ad immettere questi nuovi alimenti e i loro derivati sul mercato a dover fare domanda; vediamo come funziona questo iter burocratico.

La richiesta deve essere presentata direttamente alla Commissione Europea, anche online, e necessita di citare anche gli studi scientifici legati a quel particolare alimento.

La Commissione poi, invia tutta la documentazione all’EFSA (autorità europea per la sicurezza alimentare), che ha circa 9 mesi di tempo per decidere.

La situazione si presenta ancora piuttosto frammentata, quasi certamente ci vorranno ancora anni perché l’acquisto una farina di grilli al posto di una di frumento non ci faccia sentire a disagio!

A parte la difficoltà burocratica, ci sentiamo pronti a nutrirci di insetti? Questi “esserini” risvegliano nella maggior parte di noi paure ancestrali, sono praticamente dei micro-mostri.

“ti farò tanti di quei buchi che pregherai, pregherai che non ti faccia tutti quei buchi”

Probabilmente la consumazione di scarafaggi arrostiti, cavallette fritte o camole della farina ricoperte di cioccolato (ricette che ho trovato in rete), potrebbe sembrare quasi una violenza nei confronti di noi stessi, abituati come siamo a vivere il cibo come un estremo piacere.

Allontanandoci dalla propria sfera e indossando le lenti di un osservatore imparziale, asettico, inserendo queste proteine alternative nella dieta si creerebbero innumerevoli vantaggi, oltre a quelli già citati inerenti all’ambiente e all’inquinamento, anche in ambito di lotta alle disuguaglianze alimentari nel mondo.

Per quanto riguarda gli svantaggi, ad ora non ci sono elementi sufficienti per giudicare l’impatto che avrebbero degli “allevamenti” su larga scala.

Quello che mi sento di sostenere, al netto delle informazioni in nostro possesso, è che il progresso scientifico in ambito di alimentazione ed agricoltura non dovrebbe creare solo sospetto e scetticismo, ma sarebbe confortante ogni tanto accogliere questo tipo di novità con lo stupore e la curiosità di un bambino.

 

Silvia Cavaliere

Silvia Cavaliere

Ha studiato diritto, ma la sua passione è da sempre la scienza legata all'alimentazione e alle risorse, soprattutto agricole.

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