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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

Poveri Mostri

Poveri Mostri

Poveri Mostri.
Un tempo una frase del genere non sarebbe stata concepibile. I mostri non erano poveri. Erano l’intruso da cercare sotto al letto, l’ombra dietro la porta, la mano che bussava dall’armadio l’attimo in cui credevi di aver preso sonno. Erano la minaccia materna in caso di rifuto delle verdure a cena, erano lo scherzo di un fratello maggiore. In breve, una volta i mostri facevano paura.
Il senso di questa premessa è semplice: oggi riparte la rubrica Panstagram su Wip Radio, le temperature si abbassano e Halloween si avvicina, così metto subito le mani avanti. Questo articolo non parla di Halloween, anche perché su Halloween è stato detto tutto: che si tratta di una festa che non ci appartiene, che non dovremmo fare Poveri Mostrinostro tutto ciò che vediamo nei film americani, che le origini sono celtiche, che il nome non è che una contrazione dello scozzese All Hallow’s Eve, che in Messico si celebra portando nei cimiteri cibo, giochi e musica per far compagnia ai propri defunti tornati per l’occasione a far due passi a cielo aperto.
Non so voi, ma io ricordo solo di aver provato una grossa invidia, quando da piccola vedevo festeggiare Halloween in qualche film. Premettendo che allora se nominavi Halloween alla gente, ti scambiavano per uno con forti dolori addominali, la mia invidia non era dovuta ai costumi o all’idea di raddoppiare il carnevale. L’invidia ce l’avevo per quei cestini arancioni colmi di porcherie. Mi sembrava scorretto che ai bimbi americani fosse concessa l’opportunità di andare in overdose da zuccheri poco prima del Natale.
Non sono mai stata una fan di questa festa, non perché giudichi sciocco celebrarla. La verità è che non l’ho mai trovata interessante. È stato affascinante scoprirne le origini, ma oltre l’attrazione per ciò che è storia, non vado. Quindi torno a Poveri Mostri. Perché Poveri Mostri? Negli ultimi anni, man mano che prendeva piede l’abitudine di celebrare Halloween, di vestire i bambini e mandarli a bussare al dirimpettaio ottantenne al grido di “dolcetto o Poveri Mostrischerzetto!” (tra l’altro, pagherei per essere una mosca e assistere ogni volta alla reazione del dirimpettaio ottantenne medio in tutti i dialetti che la nostra penisola ha da offrire), prendeva piede anche l’abitudine della gente di trasferire sui social le proprie osservazioni, parte delle loro esistenze, spezzati intimi del quotidiano e soprattutto, sarcasmo. Tanto. Ironia divertente o squallida, fuori luogo o azzeccata. Ironia da adattare come un guanto alla mano, al tormentone del momento, allo scandalo, alla notizia, al politico sotto i riflettori. Oppure alla burla, perché per molti il fatto che gli italiani abbiano preso a festeggiare Halloween, che gli scaffali dei supermercati cadano sotto al peso di tutte le schifezze zeppe di coloranti che sognavo da bambina, che ci sia la corsa al costume più spaventoso, è una cosa su cui scherzare. Da qui, potere alla fantasia! Negli ultimi giorni, scorrendo l’home page di Facebook, mi è capitato di leggere un lungo elenco di proposte geniali per il costume più spaventoso. Proposte venute sia da gente in possesso di un’ironia sottile e raffinata, gente che ha guizzi e reagisce pronta di fronte a tutto ciò che avviene, sia da gente meno ironica, ma con tanta buona volontà. C’è stato chi ha proposto di travestirsi da camicia bianca e andare a spaventare Formigoni; qualcuno pensava a un costume da congiuntivo per presentarsi di Poveri Mostrifronte alla porta di Di Maio; qualcuno ha deciso di travestirsi da “padre” (generico) e andare a bussare a Renzi; qualcuno pensava a un costume da monolocale per andare a trovare il Cardinal Bertone. Battute, ironia leggera. Perché c’è anche chi si è buttato sulle paure reali, ma se dovessimo elencare quante e quali sono le cose che attualmente spaventano gli italiani, sarei costretta a chiedere asilo alla pagina di qualche mio collega per ragioni di spazio. Le paure reali fanno ridere se mascherate da battuta, ma quando torni serio cade la maschera e allora ti rendi conto che devi ringraziare il guizzo di qualcuno per aver momentaneamente indorato una pillola. Torniamo all’ironia leggera. Torniamo ai Poveri Mostri. Perché Poveri Mostri? Perché c’è stato un tempo in cui di Dracula, delle streghe, delle mummie, dei morti viventi (o vaganti, Walking Dead docet), avevamo paura. Io avevo paura dei fantasmi. C’è voluto Oscar Wilde col suo Fantasma di Canterville per aiutarmi a ridimensionare il problema. In generale, è servito arrivare a un momento storico il cui sentimento base è spesso la paura, per relegare i mostri tradizionali al ruolo di ‘macchiette’. Non è una vergogna ammettere di aver paura. Questi anni c’hanno regalato la croce e la delizia di vedere messi a nudo i lati peggiori di chiunque, istituzioni e cittadini, compresi quelli di noi stessi. Adesso abbiamo un nome da dare a tutto e un tutto da cui difenderci o al limite da ridurre a maschera immaginaria per spaventare il nostro personale dirimpettaio ottantenne. Ecco perché Poveri Mostri. Hanno perso il ruolo che avevano, la loro personalità. Ormai occupano un ruolo marginale negli incubi dell’immaginario collettivo, quindi il mio post serve anche a questo: restituire loro dignità. È una campagna per il sociale, per ritrovare un mondo in cui le uniche cose a far paura siano i Dracula o i fantasmi.
Personalmente confido nei bambini. Immagino la quantità di soldi che tanti genitori stanno spendendo per comprare dentiere dai canini aguzzi, cappellacci a punta da strega, mantelli neri e bende finte. Perché ai bambini per fortuna fa ancora paura quello che non c’è o che soltanto loro riescono a vedere. Anche i Poveri Mostri confidano in loro, infatti chissà perché, è sempre a loro che vanno a rompere le scatole.
Non sappiamo ancora cosa vedremo girare per le strade delle nostre città durante la notte di Halloween. Se incontrerò quello vestito da camicia bianca mentre va a spaventare Formigoni, lo stringerò forte forte. Personalmente ho in programma di infilarmi in un supermercato e di comprare un carrello di porcherie zeppe di coloranti, raccontando con convinzione alla mamma che compra porcherie accanto a me, che abito in un condominio che scoppia di bimbetti a cui distribuire tutto quel ben di Dio. In poche parole, io per Halloween mi travestirò da quella che i Poveri Mostri li ospiterà in sogno e che poi starà male il giorno dopo.

Francesca Gaudenzi

Francesca Gaudenzi

Ho sempre preferito la parola scritta a qualsiasi altra forma di comunicazione. Se le altre bimbe deliziavano gli zii con canzoncine e racconti dettagliati di vita quotidiana, io piantavo il muso e cercavo le parole. Studiavo le reazioni della gente, ne osservavo i gesti, le espressioni del volto, associavo il tutto a un contesto e cercavo di dargli una forma, così, cercando cercando, le parole sono arrivate. Da sei anni curo una rubrica sulla rivista Strumenti Musicali in cui mi occupo di donne e musica, ho un blog personale e da quest’anno inizio la mia avventura con i ragazzi di WiP Radio.

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