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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

OH! DARLING (Lennon, McCartney)

OH! DARLING (Lennon, McCartney)

OH! DARLING (Lennon, McCartney)

Paul McCartney: voce, cori, pianoforte
John Lennon: cori, chitarra
George Harrison: cori, basso
Ringo Starr: batteria
Billy Preston: organo

Registrazione: 26 settembre 1969
Produttore: George Martin
Fonico: Geoff Emerick

 

 

 

Oh! Cara per favore credimi
Non ti farò mai del male
Credimi quando ti dico
Che non ti farò mai del male

Oh! Cara se mi lasci
Non ce la farò mai da solo
Credimi quando ti ringrazio, oh
Non lasciarmi mai da solo

 

Il brano

Oh! Darling è una canzone di Paul McCartney.

Origine

Il brano prende spunto da Can’t Believe You Wanna Leave di Little Richard, anche se possiamo trovarne traccia anche nella struttura di Need Your Love So Bad dei Fleetwood Mac [cit. Wikipedia]

 

Testo

Il testo è in contrapposizione allo stile blues/rock molto duro del brano: Oh! Cara per favore credimi non ti farò mai del male.
In pratica una vera e propria supplica alla propria donna di non lasciarlo: Oh! Cara se mi lasci non ce la farò mai da solo.

Quando mi hai detto che non avevi più bisogno di me
Beh, sai, sono stato vicino al crollo e ho pianto
Quando mi hai detto che non avevi più bisogno di me
beh, sai, sono stato vicino al crollo e mi sono sentito come morto

 

Registrazione e accordi

Oh! Darling si caratterizza per la voce particolarmente ruvida di Paul McCartney.
Lo stesso Paul, per ottenere questo effetto, si recò numerose volte in sala di registrazione cantando il brano fino allo sfinimento.

«Quando stavamo registrando Oh! Darling, andavo agli studios presto ogni giorno per una settimana, cantandola per conto mio, perché alla prima prova la mia voce era troppo dolce. Volevo che suonasse come se avessi dovuto eseguirla sul palco per sette giorni di fila.»
(Paul McCartney)

«Il vero tormentone era Paul che tornava sempre a rifare la voce di Oh! Darling. Arrivava, cantava e poi sentenziava: “No, non ci siamo. Riprovo domani”. Ricordo che arrivò a dire: “Cinque anni fa, una cosa simile l’avrei fatta in un lampo”, e si riferiva, immagino, ai tempi di Long Tall Sally e Kansas City.»
(Alan Parson)

Nel video delle Get back sessions si può intercettare la voce di John Lennon che doppia quella di Paul McCartney ma con un altro testo: gli er appena arrivata la notizia del divorzio di Yoko Ono e quindi della possibilità di sposarla.

«I’m free
This morning
Baby told the lawyer it’s OK
Believe me when I tell you
I’ll never do you no harm.»

(IT)
«Sono libero
Questa mattina
La piccola ha detto che l’avvocato ha dato l’ok
Credimi quando ti dico
Che non ti farò mai del male.»

Di seguito gli accordi nella notazione inglese:

E7#5 A E
Oh darling, please believe me
F#m D
I’ll never do you no harm
Bm7 E7
Believe me when I tell you
Bm7 E7 A D A E
I’ll never do you no harm
[Verse 2]
A E
Oh darling, if you leave me
F#m D
I’ll never make it alone
Bm7 E7
Believe me when I beg you, oooo!
Bm7 E7 A D A A7
Don’t ever leave me alone
[Chorus]
D F7
When you told me you didn’t need me anymore
A
Well, you know I nearly broke down and cried
B7
When you told me you didn’t need me anymore
E7 F7 E7 E7#5
Well, you know I nearly fell down and die -ie -ie-ie-ied

 

 

Oh! Cara se mi lasci
Non ce la farò mai da solo
Credimi quando ti dico
Che non ti farò mai del male

Quando mi hai detto…

Oh! Cara per favore credimi
Non ti farò mai del male
Credimi quando ti dico
Che non ti farò mai del male

Live e cover

Oh! Darling ha sicuramente una grandiosa interpretazione nella voce dell’altrettanto grande George Benson.

Se poi vogliamo lasciarsi andare a un’atmosfera decisamente jazz and relax non perdetevi la versione dei The Cooltrane Quartet.

In ultimo vi proponiamo una versione live recente dello stesso Paul con Chrissie Hynde  al Wembley Stadium di Londra nel settembre 2022.

 

Ernesto Macchioni

Ernesto Macchioni

Il mare in tempesta fu improvvisamente colpito ai fianchi da un milione di tonnellate di olio. Fu così che venne alla luce Ernesto Macchioni in un'inaspettata giornata d'estate in pieno novembre 1961. La finestra fu finalmente aperta, Ernesto si affacciò e venne invaso da un fiume di luce e salmastro. L'infanzia la passò a cercare di capire se era meglio saper giocare a pallone o ascoltare la musica. Scelse la seconda ipotesi, senza rendersi conto di quanto si sarebbe complicato la vita. Il mare lo guardava perplesso. Faceva le scuole medie quando imparò a suonare la chitarra. Divenne amico intimo di Francesco Guccini, Francesco De Gregori, Lucio Battisti, cercando di scacciare l'inopportuna presenza di Claudio Baglioni. Erano amici fidati, a loro non importava se non sapevi giocare a calcio. Il mare scuoteva la testa. Alle superiori si illuse che il mondo era facile e cambiò religione diventando comunista. Bussarono alla porta di casa gli Inti-illimani e li fece entrare. (Battisti lo nascose nell'armadio). Claudio Lolli chiese "permesso" e lo fece accomodare. Pink Floyd e Genesis erano degli abitué ormai da tempo. La casa era piena di gente. Sua madre offriva da bere a tutti (ma non riuscì mai a capire cosa ci faceva quel ragazzo riccioluto rintanato fra i vestiti). Il mare aspettava. Venne l'ora provvisoria del buon senso e del "mettisufamiglia". La chitarra si era nel frattempo trasformata in un pianoforte. La casa era grande adesso e, oltre ai figli, poteva contenere anche vecchi giganti come Chet Baker e Miles Davis, lo zio Keith Jarrett e il nipotino Pat Metheny. La moglie offriva da bere a tutti, compreso Lucio Battisti che si era da tempo tolto la polvere dell'armadio di dosso. Qualcuno aveva infranto i sogni e il muro di Berlino, scoprendo che era fatto di carta come loro. Il mare si fece invadente e, stanco di aspettare, entrava anche in casa nei momenti più inopportuni. Era una folla. Quando Ernesto decise di far entrare anche Giacomo Puccini, Giuseppe Verdi e Gabriel Fauré la situazione cominciò a farsi insostenibile. Soprattutto quando il nostro protagonista scoprì che tutti, ma proprio tutti, compreso Francesco Guccini, sapevano giocare a pallone. Era un caos indefinibile vederli giocare fra le stanze, scoprire che De Gregori poteva benissimo entrare in sintonia con Giacomo Puccini e servirgli un assist da campionato del mondo preciso sulla testa. E tutto sotto lo sferzante vento di libeccio che infuriava in tutta la casa. Il mare si godeva le partite con un braccio sulla spalla di Ernesto, in totale stato confusionale. Quando in casa entrò Wolfang Amadeus Mozart la casa scoppiò. Ernesto lo trovarono sorridente fra le macerie. Lo videro togliersi i calcinacci dalle spalle, prendere un pallone e cominciare a palleggiare (un po' impacciato a dire il vero). Qualcuno giura di aver visto Lucio Battisti, con indosso una giacca di Ernesto, allontanarsi allegramente a braccetto con Giuseppe Verdi. Il mare, un po' invecchiato, respirava adagio sulla battigia.

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