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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

Le mie letture del 2022, prima parte

Le mie letture del 2022, prima parte

Le mie letture del 2022, prima parte

Benvenuti, o ben tornati, tra queste pagine.

Quest’oggi vi racconterò, molto brevemente, le mie letture preferite del 2022.

Non sarà una classifica, quindi le posizioni sono totalmente a caso! Si tratta solo della prima parte di questo mio bislacco resoconto; il prossimo sarà pubblicato il primo gennaio 2023, giusto per il primo giorno del nuovo anno.

Carla Benedetti – La letteratura ci salverà dall’estinzione // Amitav Ghosh – La grande cecità

Parto già barando, in quanto inserisco due libri nel solito posto, ma lo faccio solo perché trattano di un tema affine e molto, per quanto mi riguarda, affascinante. Come le storie cambiano la nostra percezione del mondo e, soprattutto, quanto le storie possono influenzare il nostro agire sul mondo, alla luce dei cambiamenti climatici che stanno sconvolgendo il nostro pianeta?

Un tempo lo scenario che faceva da sfondo al racconto delle vicende degli uomini non era così depurato e astratto come quello che è stato costruito, come una vera e propria finzione, dalle ideologie di una modernità etnocentrica, antropocentrica e a universo unico. Era invece carico di tutte le potenze dell’evento, e aveva varchi verso l’ignoto, verso tutto ciò che ci sfugge di questo mondo, mai del tutto dominabile dall’uomo. […] I grandi romanzi e le grandi opere hanno sempre operato un allargamento dell’ambiente, spaccando la cornice usuale con cui si è abituati a inquadrare la realtà, e creando varchi per altre visioni del mondo.

Due libri, a mio onesto parere, imperdibili e illuminanti.

Crocifisso Dentello – Tuamore

“Finisce sempre così, con la morte. Prima però c’è stata la vita…”

La Grande Bellezza si conclude così, e queste frasi mi risuonano dentro da quando ho finito di leggere Tuamore di Dentello.
Un libro che ha accarezzato la mia sensibilità, facendo emergere nuovi brividi a ogni pagina e lasciandomi intorpidito e ammaliato fino alla fine.

Sarebbe sbagliato anche rivelare troppo, perché da rivelare, a conti fatti, c’è poco: un dialogo con un “tu” ormai scomparso, che funge da antidoto contro la morte, contro il grigiore dal quale, inevitabilmente, siamo investiti quando un nostro caro se ne va.

Narrare diventa quindi un modo, non solo per esorcizzare, ma per vincere la morte, per cristallizzare momenti, aneddoti e situazioni semplici e quotidiane, prelevate dal continuum spazio-temporale e rese immortali.

Alla stregua della bizzarra compagnia del Boccaccio raccontava storie per ricreare quell’ordine sociale che sembrava essersi dissolto a causa della peste, Dentello scrive per vincere il tempo e vincere la morte.
A parer mio, c’è riuscito benissimo.

David Valentini – Tutto ciò che poteva rompersi

Quest’opera è strutturata come una raccolta di racconti, ma coi protagonisti che si intrecciano, si sfiorano e, talvolta, si conoscono pure. Le vicende raccontano le loro vicissitudini ad altezze cronologiche diverse, ma ciò che più mi ha colpito è stata la capacità dell’autore di adattarsi a molti stili diversi per storie appartenenti a un unico microcosmo, ma che sono state raccontate assecondando il mood generale della vicenda in questione.

Mi spiego meglio: nell’ultima storia, intitolata Bruciare ogni cosa, assistiamo al lungo dialogo, reso monologo dalla bella trovata di Valentini di censurare la voce della terapeuta, tra la protagonista e la sua psicanalista. Questo non è un vezzo, un mero gioco formale per dire “famolo strano”, ma una caratteristica essenziale che rende unico e prezioso questo racconto proprio per come è stato narrato.

Forma e contenuto trovano il loro perfetto sposalizio in una rosa di racconti/vicende intrecciate tra di loro che tanto mi ha ricordato il bellissimo Tempo bastardo di Jennifer Egan.

Pier Vittorio Tondelli – Camere separate

Un vagabondaggio nella memoria e nell’amore.

Un viaggio dolce e sussurrato che medita il mondo, mostra il passato e rivela il futuro. Un romanzo nel quale possiamo riconoscere “le crisi del nostro tempo e le sue misteriose ragioni”.

Olga Tokarczuk – Nella quiete del tempo

Olga Tokarczuk ci ricorda perché leggiamo romanzi: per entrare in un mondo immaginario, del tutto estraneo e infinitamente familiare allo stesso tempo.

The Prague Post

La caratteristica di questo bellissimo romanzo è la sua capacita di riuscire a creare un universo plasmato, e che plasma a sua volta, come un essere vivente, abbandonando il suo status di creazione, emancipandosi dalla sua creatrice, dalle sue divinità.

nasce
cresce
ama
e,
inevitabilmente,
scompare tra le pieghe del tempo.

 

A presto con la seconda parte!

Buona lettura e buone scoperte.

Gabriele Bitossi

Gabriele Bitossi

Gabriele nasce nel '96 ed è da sempre appassionato di storie, in ogni loro forma. Studia italianistica all'Università di Pisa e sceneggiatura alla Scuola internazionale di comics a Firenze. Starebbe ore a parlare coi suoi personaggi preferiti... e se lo facesse già?

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