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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

HEY BULLDOG (Lennon – McCartney)

HEY BULLDOG (Lennon – McCartney)

HEY BULLDOG (Lennon – McCartney)

John Lennon – voce, pianoforte, chitarra solista, parlato
Paul McCartney – armonie vocali, basso, basso fuzz, tamburello, abbaio
George Harrison – seconda chitarra solista
Ringo Starr – batteria, parlato

Registrazione: 11 febbraio 1968
Produttore: George Martin
Fonico: Ken Scott

 

 

 

 

 

 

Cane pastore che sta sotto la pioggia
Rana toro che lo fa di nuovo
Un certo tipo di felicità si misura in miglia
Ciò che ti fa pensare di essere qualcosa di speciale quando sorridi

 

Il brano

Hey bulldog è un brano di John Lennon ed è in gran parte improvvista in studio.

Geoff Emerick, ingegnere del suono dei Beatles, scrisse nel proprio libro Here, There, Everywhere che questa fu l’ultima volta che il gruppo si riunì in sala d’incisione con vero entusiasmo.

I quattro si erano riuniti ad Abbey Road per un filmato promozionale di Lady Madonna e decisero di “approfittarne” per registrare qualcosa. John presentò una bozza al piano di una sua idea e presto ne uscì la canzone finita: una delle tante magie dei Beatles.

Infantile, nessuno capisce
Coltello a serramanico nelle tue mani sudate
Un certo tipo di innocenza si misura in anni
Non sai com’è ascoltare le tue paure

Puoi parlarmi
Se sei solo puoi parlarmi

 

Registrazione e accordi

Hey bulldog si caratterizza per un riff di piano insistente e potente. Lo stesso McCartney sorresse il pezzo con una struttura di basso notevole. In ultimo pregevole e molto apprezzato anche l’assolo di Harrison.

In pratica, da un abbozzo messo lì quasi per caso, con un teso praticamente sensa senso (Lennon iniziò ad abbaiare senza motivo nel mezzo della seduta, da qui il nome del brano) ne uscì quello che ancora oggi è considerata una delle opere più vere ed elogiate dalla critica.

Di seguito un’ipotesi di accordi (come al solito secondo la notazione anglosassone):

[B] Sheep dog, [F#m7] standing in the rain
[B] Bull frog, [F#m7] doing it again
[A] Some kind of [F#m7] happiness is [E] measured out in [E7] miles
[A] What make you [F#m7]think you’re something [B]special when you smile

[B] Childlike, [F#m7] no-one understand
[B] Jack knife, [F#m7] in your sweaty hands
[A] Some kind of [F#m7] innocence is [E] measured out in [E7] years
[A] You don’t know [F#m7] what it’s like to [B] listen to your fears

[Bm] You can [Bm+5] talk to [Bm6] me
[Bm7] You can talk to [Em] me [Em+5]
[Em6] You can talk to [Em7] me
If you’re [Bm] lonely, you can [Em] talk to me

[B] [F#m7] x 2
[A] [F#m7] [E] [E7] [A] [F#m7] [B]

 

 

 

Grande uomo che cammini nel parco
Wigwam spaventato dal buio
Un certo tipo di solitudine si misura in te
Pensi di sapere ma non ne hai la più pallida idea

Puoi parlarmi
Se sei solo puoi parlarmi

Hey bulldog

Live e cover

Hey bulldog gode di una notevole sequenza di interpretazioni live e in studio.

Citiamo fra le tante le cover di Dave Matthews, Alice Cooper, Elvis Costello, Cindy Lauper, Afterhours e infine un live storico di Dave Grohl and Jeff Lynne davanti a Paul McCartney, Ringo Starr e Yoko Ono.

Ernesto Macchioni

Ernesto Macchioni

Il mare in tempesta fu improvvisamente colpito ai fianchi da un milione di tonnellate di olio. Fu così che venne alla luce Ernesto Macchioni in un'inaspettata giornata d'estate in pieno novembre 1961. La finestra fu finalmente aperta, Ernesto si affacciò e venne invaso da un fiume di luce e salmastro. L'infanzia la passò a cercare di capire se era meglio saper giocare a pallone o ascoltare la musica. Scelse la seconda ipotesi, senza rendersi conto di quanto si sarebbe complicato la vita. Il mare lo guardava perplesso. Faceva le scuole medie quando imparò a suonare la chitarra. Divenne amico intimo di Francesco Guccini, Francesco De Gregori, Lucio Battisti, cercando di scacciare l'inopportuna presenza di Claudio Baglioni. Erano amici fidati, a loro non importava se non sapevi giocare a calcio. Il mare scuoteva la testa. Alle superiori si illuse che il mondo era facile e cambiò religione diventando comunista. Bussarono alla porta di casa gli Inti-illimani e li fece entrare. (Battisti lo nascose nell'armadio). Claudio Lolli chiese "permesso" e lo fece accomodare. Pink Floyd e Genesis erano degli abitué ormai da tempo. La casa era piena di gente. Sua madre offriva da bere a tutti (ma non riuscì mai a capire cosa ci faceva quel ragazzo riccioluto rintanato fra i vestiti). Il mare aspettava. Venne l'ora provvisoria del buon senso e del "mettisufamiglia". La chitarra si era nel frattempo trasformata in un pianoforte. La casa era grande adesso e, oltre ai figli, poteva contenere anche vecchi giganti come Chet Baker e Miles Davis, lo zio Keith Jarrett e il nipotino Pat Metheny. La moglie offriva da bere a tutti, compreso Lucio Battisti che si era da tempo tolto la polvere dell'armadio di dosso. Qualcuno aveva infranto i sogni e il muro di Berlino, scoprendo che era fatto di carta come loro. Il mare si fece invadente e, stanco di aspettare, entrava anche in casa nei momenti più inopportuni. Era una folla. Quando Ernesto decise di far entrare anche Giacomo Puccini, Giuseppe Verdi e Gabriel Fauré la situazione cominciò a farsi insostenibile. Soprattutto quando il nostro protagonista scoprì che tutti, ma proprio tutti, compreso Francesco Guccini, sapevano giocare a pallone. Era un caos indefinibile vederli giocare fra le stanze, scoprire che De Gregori poteva benissimo entrare in sintonia con Giacomo Puccini e servirgli un assist da campionato del mondo preciso sulla testa. E tutto sotto lo sferzante vento di libeccio che infuriava in tutta la casa. Il mare si godeva le partite con un braccio sulla spalla di Ernesto, in totale stato confusionale. Quando in casa entrò Wolfang Amadeus Mozart la casa scoppiò. Ernesto lo trovarono sorridente fra le macerie. Lo videro togliersi i calcinacci dalle spalle, prendere un pallone e cominciare a palleggiare (un po' impacciato a dire il vero). Qualcuno giura di aver visto Lucio Battisti, con indosso una giacca di Ernesto, allontanarsi allegramente a braccetto con Giuseppe Verdi. Il mare, un po' invecchiato, respirava adagio sulla battigia.

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