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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

ONLY A NORTHERN SONG (George Harrison)

ONLY A NORTHERN SONG (George Harrison)

ONLY A NORTHERN SONG (George Harrison)

George Harrison: voce raddoppiata, organo Hammond, effetti sonori
Paul McCartney: basso elettrico, tromba, effetti sonori
John Lennon: pianoforte, glockenspiel, effetti sonori
Ringo Starr: batteria

Registrazione: 20 aprile 1967
Produttore: George Martin
Fonico: Ken Scott

 

 

 

 

Se state ascoltando questa canzone
Potete pensare che gli accordi siano sbagliati
Ma non li sono
Li ha scritti proprio così

 

Il brano

Only A Northern Song fu registrata durante le sessioni di Sgt. Pepper and Lonely heart Club Band: circa due anni prima.

Il pezzo risulta interessante per la particolarità di riferirsi all società Northern Songs Ltd. costituita per gestire i diritti di John Lennon  Paul McCartney.

Harrison era solo un artista a contratto di questa società e i suoi proventi erano ridotti rispetto a quelli dei John e Paul.

Non a casa successivamente l’artista avrebbe costituito una società dedicata alle proprie produzioni: la Harrisongs Ltd.

 

 

Quando ascoltate a notte fonda
Potete pensare che il gruppo non vada bene
E invece sì
La suona proprio così

Non importa in realtà che accordi suono
Che parole dico o che ora del giorno sia
Dato che è solo una canzone del nord

Registrazione

Only A Northern Song ha un’altra importante particolarità: è l’unica canzone dei Beatles a essere stata registrata collegando in serie due macchine a 4 piste, così da disporre di un totale di 8 piste.

Il pezzo è denso di strumenti, molti dei quelli inusuali per i Beatles, come la tromba (suonata da Paul), i timpani e il glockenspiel.

Alla fine non è uno dei migliori pezzi di Harrison e averlo scartato ai tempi di Pepper si è dimostrata una scelta giusta.

 

 

 

 

 

Non importa realmente quali abiti indosso
O come mi vanno le cose o se ho i capelli castani
Dato che è solo una canzone del nord

Se pensate che l’armonia
Sia un pò cupa e fuori tono
Avete ragione
Lì non c’è nessuno
E vi ho detto che lì non c’è nessuno

Live e cover

Non ci sono live per Only a Northern Song. Siamo riusciti a recuperare soltanto una versione destrutturata tratta da Anthology 2

Ernesto Macchioni

Ernesto Macchioni

Il mare in tempesta fu improvvisamente colpito ai fianchi da un milione di tonnellate di olio. Fu così che venne alla luce Ernesto Macchioni in un'inaspettata giornata d'estate in pieno novembre 1961. La finestra fu finalmente aperta, Ernesto si affacciò e venne invaso da un fiume di luce e salmastro. L'infanzia la passò a cercare di capire se era meglio saper giocare a pallone o ascoltare la musica. Scelse la seconda ipotesi, senza rendersi conto di quanto si sarebbe complicato la vita. Il mare lo guardava perplesso. Faceva le scuole medie quando imparò a suonare la chitarra. Divenne amico intimo di Francesco Guccini, Francesco De Gregori, Lucio Battisti, cercando di scacciare l'inopportuna presenza di Claudio Baglioni. Erano amici fidati, a loro non importava se non sapevi giocare a calcio. Il mare scuoteva la testa. Alle superiori si illuse che il mondo era facile e cambiò religione diventando comunista. Bussarono alla porta di casa gli Inti-illimani e li fece entrare. (Battisti lo nascose nell'armadio). Claudio Lolli chiese "permesso" e lo fece accomodare. Pink Floyd e Genesis erano degli abitué ormai da tempo. La casa era piena di gente. Sua madre offriva da bere a tutti (ma non riuscì mai a capire cosa ci faceva quel ragazzo riccioluto rintanato fra i vestiti). Il mare aspettava. Venne l'ora provvisoria del buon senso e del "mettisufamiglia". La chitarra si era nel frattempo trasformata in un pianoforte. La casa era grande adesso e, oltre ai figli, poteva contenere anche vecchi giganti come Chet Baker e Miles Davis, lo zio Keith Jarrett e il nipotino Pat Metheny. La moglie offriva da bere a tutti, compreso Lucio Battisti che si era da tempo tolto la polvere dell'armadio di dosso. Qualcuno aveva infranto i sogni e il muro di Berlino, scoprendo che era fatto di carta come loro. Il mare si fece invadente e, stanco di aspettare, entrava anche in casa nei momenti più inopportuni. Era una folla. Quando Ernesto decise di far entrare anche Giacomo Puccini, Giuseppe Verdi e Gabriel Fauré la situazione cominciò a farsi insostenibile. Soprattutto quando il nostro protagonista scoprì che tutti, ma proprio tutti, compreso Francesco Guccini, sapevano giocare a pallone. Era un caos indefinibile vederli giocare fra le stanze, scoprire che De Gregori poteva benissimo entrare in sintonia con Giacomo Puccini e servirgli un assist da campionato del mondo preciso sulla testa. E tutto sotto lo sferzante vento di libeccio che infuriava in tutta la casa. Il mare si godeva le partite con un braccio sulla spalla di Ernesto, in totale stato confusionale. Quando in casa entrò Wolfang Amadeus Mozart la casa scoppiò. Ernesto lo trovarono sorridente fra le macerie. Lo videro togliersi i calcinacci dalle spalle, prendere un pallone e cominciare a palleggiare (un po' impacciato a dire il vero). Qualcuno giura di aver visto Lucio Battisti, con indosso una giacca di Ernesto, allontanarsi allegramente a braccetto con Giuseppe Verdi. Il mare, un po' invecchiato, respirava adagio sulla battigia.

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