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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

Movimento

Movimento

 

Siamo arrivati al nostro terzo appuntamento.

È già passato un mese e mezzo dall’inizio di questo Percorso emozionale, condiviso con te, con voi, con me stesso, con chiunque abbia letto almeno una parola di quello che ho scritto fino ad esso.

Essendo passato del tempo, possiamo ipotizzare o dedurre che ci sia stato un passo in avanti, o perlomeno, in una direzione qualsiasi (chi sono io per dire se ci siano stati passi avanti o indietro?).

Ma ciò di cui posso essere certo, quasi totalmente, è che ci sia stato un “movimento”, sia da parte vostra che da parte mia, per arrivare a questo punto, a questo nuovo appuntamento.

E oggi voglio soffermarmi su questo, sul MOVIMENTO.

Partiamo dal particolare fisico, quel significato o visualizzazione del movimento fisico, che tanto spaventa, in modo ironico ovviamente, la maggior parte delle persone.

Tra l’altro sembra fatto apposta che oggi sia domenica, il giorno più gettonato della settimana, dove, dopo un pranzo al ristorante o dalla nonna e dopo aver riempito anche l’ultimo spazio esistente del vostro stomaco, ci decidiamo a fare del movimento, utilizzando una piccola passeggiata come penitenza per il vostro immenso amore per il cibo.

“Da domani palestra”, potreste pensare dentro di voi, “ho bisogno di fare un po’ di movimento.

Come biasimarvi, io molto spesso ho fatto lo stesso, anche se per la maggior parte della mia vita sono stato colui che la domenica vi serviva i piatti e vi tentava raccontandovi i dolci della casa.

Che possiate perdonarmi per tutte le calorie che vi ho fatto assumere in modo subdolo, l’ho fatto consapevolmente mi appresto a chiedere scusa

Ma oggi non vorrei parlare del  movimento fisico, di cui ribadisco l’importanza, ma di un altro tipo di movimento.

Il nostro movimento, quello che viene da dentro di noi, quello che non dipende da quanto abbiamo mangiato.

Voglio provare a dimostrare il mio punto di vista in un modo diverso, facendo una sorta di esperimento con voi.

Non so dove siate in questo momento, non so cosa stiate facendo e, detto sinceramente, non so quale folle sequenza di scelte vi abbia portato a leggere il mio blog, ma voglio credere che lo abbiate fatto di vostra spontanea volontà.

Tornando a noi, se avete la possibilità, uscite all’aria aperta e mettetevi seduti ovunque vogliate. Se non avete la possibilità di farlo potete benissimo immaginarlo.

Prendetevi qualche minuto, rilassatevi e guardatevi intorno, quando avrete fatto, io sarò di nuovo qui, non scappo, promesso.

Ci siete? Allora adesso possiamo cominciare.

Molto probabilmente in questo minuti che vi siete presi per voi stessi siete rimasti fermi, magari a pensare a cosa stesse succedendo nella vostra vita, magari vi siete messi a guardare una signora che passava col il suo cane, magari dei bambini che giocavano o addirittura siete rimasti a contemplare il vento che si frangeva sui lineamenti del vostro volto.

Non è importante cosa abbiate scelto di fare in questi minuti che vi siete presi per voi stessi.

È importante sapere che, anche se siete rimasti completamente fermi ed inermi, eravate comunque parte del movimento, nel senso completo del suo termine.

Mi soffermo sul questo concetto e penso, il mondo si muove, inesorabilmente, velocemente e senza alcun freno.

E lo fa senza fare alcuna eccezione. Il vento muove gli alberi, gli uffici aprono, le nuvole si muovono, le persone nascono e muoiono.

Succede ogni giorno, quasi senza accorgercene.

Quindi cosa possiamo dedurre? Che non possiamo controllare il movimento. Ed è giusto, in parte.

Non possiamo controllare il movimento che ci circonda, ma possiamo controllare il nostro.

Quel nostro movimento, che è totalmente diverso da quello che ci circonda.

Questo movimento è come decidiamo di affrontare quello che ci succede, quelle sfide che la vita ci mette di fronte.

E forse spesso perdiamo di vista questa sottile ma fondamentale differenza.

Nessuno verrà mai da noi a dirci di volersi muovere al nostro posto, potrà interagire con il movimento che ci circonda ma non potrà farlo al nostro posto, in nessun modo.

Ed è questo movimento che volevo sottolineare, quello che ci distingue da ogni altro essere presente nel mondo, quello che ci permette di potersi districare nell’inesorabile ciclicità che il mondo conosciuto possiede.

Possiamo permetterci di fermarci, di ragionare, di pensare su come affrontare una situazione, perché queste cose sono esse stesse movimento, movimento del nostro intelletto, movimento della nostra mente, movimento delle nostre idee, che stimolano la nostra curiosità e fantasia.

Ma non possiamo permetterci di abbandonarci a noi stessi, di nasconderci nel movimento generale, come se quel flusso di avvenimenti fosse al tempo stesso artefice e distruttore del nostro pensiero, del nostro essere individui.

Siamo di per sé in movimento costante, già la stessa terra gira sia intorno al sole che su se stessa. Non subiamo gli effetti perché… ehm perché? (datemi una mano vi prego).

Ma subiamo gli effetti se non curiamo il nostro movimento, quello che ci permette di evolvere, confrontarci, sperimentare, vivere.

Capisco, e so per esperienza personale, che molto spesso “muoversi” implichi paura, discontinuità, sfiducia nei propri mezzi, tristezza e tutte altre mille accezioni negative di questo sentimento.

Ma provare queste emozioni è sano, ed è senza dubbio migliore di subire gli effetti del movimento restando fermi a guardare, lasciando decidere ad altri per noi stessi, fino a quando non restano altre alternative e la scelta sembra più semplice, ma semplicemente perché è solo l’illusione di una scelta, in realtà avevamo semplicemente finito le alternative.

E vi posso assicurare che la passività non porta mai con sé un sorriso.

A differenza di averci provato, che nel bene o nel male, ci assicura di non aver mollato.

Vorrei chiudere con una frase che ho letto tempo fa e che, nel mio costante movimento, sembra aver trovato oggi la sua perfetta collocazione.

 

“Il primo passo non ti porta dove vuoi, ma ti toglie da dove sei”

 

Non fermatevi. Fatelo per voi, e per nessun’altro.

 

Ci ritroviamo fra due settimane, in costante movimento.

 

Edoardo Masini

Edoardo Masini

Mi chiamo Edoardo Masini e ho 27 anni, lavoro come cameriere e sono laureando in scienze politiche all'Università di Pisa. Amante della musica e dell'arte, sono sempre alla ricerca di cose che possano far crescere la mia cultura.

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