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I Macchiaioli a Palazzo Blu in più di 120 capolavori

I Macchiaioli a Palazzo Blu in più di 120 capolavori

Dall’8 ottobre al 26 febbraio 2023 Palazzo Blu di Pisa ospita una grande retrospettiva sui Macchiaioli, il gruppo di giovani pittori progressisti, toscani e non, che nel corso del Risorgimento ha impresso un rinnovamento in chiave antiaccademica alla pittura italiana. La curatela è di Francesca Dini, esperta autorevole del movimento.

Anche in quest’articolo parliamo di arte, in particolare della mostra attualmente in corso in quello che negli anni ha saputo imporsi come uno dei più importanti luoghi di diffusione artistica e culturale della Toscana (almeno). Mi riferisco a Palazzo Blu, a Pisa. Si è aperta da circa un mese la mostra I Macchiaioli, una retrospettiva di oltre 120 opere provenienti da collezioni private, solitamente inaccessibili, e da importanti istituzioni museali.

La mostra è a cura di Francesca Dini, vecchia e apprezzata conoscenza per chi abita a Castiglioncello e dintorni. Sue sono state infatti alcune mostre dedicate alla pittura di fine Ottocento che, oltre ad essere rimaste nel cuore di chi scrive (ma di sicuro anche in quello di molti altri), hanno proiettato il Castello Pasquini (il luogo che le ha ospitate) in un panorama culturale di scala nazionale. Non posso non nominare quella del 2005, Da Courbet a Fattori, che è stata anche la prima mostra d’arte che ho visitato in vita mia (grazie maestre delle elementari), oppure quella del 2006, Boldini, Helleu, Sem. Miti e protagonisti della Belle Epoque.

Momento amarcord a parte, scopo dell’esposizione odierna di Palazzo Blu è quello di enfatizzare il ruolo del movimento dei Macchiaioli all’interno delle più importanti comunità artistiche dell’Europa del XIX secolo. La competizione con l’Impressionismo francese, impostata come ineludibile dalla critica, ha infatti impedito una lettura completa e autonoma della vicenda dei Macchiaioli, che invece merita una visibilità di respiro internazionale.

I Macchiaioli

Macchiaioli
Giovanni Fattori, Lega che dipinge sugli scogli, olio su tavola, 12,5×28 cm Collezione privata

Il termine Macchiaioli fu coniato nel 1862 da un recensore della Gazzetta del Popolo, che così definì quei pittori che intorno al 1855 avevano dato origine a un rinnovamento in chiave antiaccademica della pittura italiana in senso realista. L’accezione ovviamente era dispregiativa e giocava su un particolare doppio senso: darsi alla macchia, infatti, oltre che riferirsi alla tecnica pittorica, significa anche agire furtivamente, illegalmente. Dalle loro opere, di cui la luce è elemento fondamentale (come gli Impressionisti, questi pittori dipingono en plein air), emerge lo sguardo intimo sulla realtà a loro contemporanea e la visione antieroica e profondamente umana del Risorgimento.

Il percorso espositivo

Macchiaioli
Giovanni Fattori, Diego Martelli a Castiglioncello, 1867, Olio su tavola,13×30 cm Collezione Privata

La mostra si articola in undici sezioni. Si parte da Al Caffè Michelangelo per arrivare Verso il Novecento. In mezzo, c’è tutta la parabola di un movimento di giovani artisti che, desiderosi di prendere le distanze dall’istituzione accademica dove pure si erano formati, si incontrano e confrontano alla ricerca di una pittura più nuova e moderna. Tale ricerca vive diversi momenti che le sezioni cercano di cadenzare e restituire. Dallo studio dal vero alla pittura di figura e i campi di battaglia della Seconda Guerra di Indipendenza, che stava imperversando quando operavano. Ci sono gli scenari del Risorgimento e i luoghi che sono stati meta delle peregrinazioni degli artisti.

C’è poi una sezione che solleticherà l’orgoglio degli avventori che (come il sottoscritto) si tengono strette le proprie origini “castiglioncellesi”. La “scuola” di Castiglioncello ripercorre il soggiorno dei Macchiaioli nella costa livornese, un decennio in cui i pittori immortaleranno per sempre la primitiva bellezza di scorci ormai perduti. La mostra prosegue dipanando tutto il percorso macchiaiolo fino al 1870.

Info e biglietti sul sito dedicato.

 

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Simone Gasparoni

Simone Gasparoni

Classe 1995, studio Filosofia all'Università di Pisa. Allievo ortodosso di Socrate, ho sempre pensato che le parole siano roba troppo seria per abusarne (lo so, lo so, detta così sembra una scusa degna del miglior cerchiobottismo, per dirla in gergo giornalistico). Romantico per vocazione, misantropo per induzione. Attualmente, in via di riconciliazione con il genere umano attraverso la musica, l'arte, la cultura. Per ora, sembrano buone vie. Oltre che all'Unipi, potete trovarmi in giro in qualche locale o teatro a strimpellare la tastiera. O, con più probabilità, a casa mia. P.S. Ecco, l'ho già fatta troppo lunga...

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