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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

Urban Poetry

Urban Poetry

Ciao a tutti, carissimi amici di “Attimi di Felicità”! Oggi vi parlerò di qualcosa che si nasconde tra i muri scrostati e le superfici verticali delle nostre città, agli angoli delle strade del centro storico, sotto i lampioni che si accendono quando il crepuscolo colora di rosa violaceo lo spazio di cielo tra un palazzo e l’altro. Nella frenesia quotidiana a un primo colpo d’occhio può passare inosservata, ma quando la nostra attenzione ne viene attirata ci pervade l’impulso di rallentare il passo per leggerne qualche verso, pochi secondi rubati (o investiti?) al tragitto che ci porta lì dove dobbiamo andare con camminata decisa, perentoria nel suo procedere. Oggi, cari amici, vi parlerò di poesia urbana.

CHE FINE HA FATTO LA POESIA

Passeggiando per la città vi sarà capitato di intravedere, in mezzo a locandine di concerti e volantini di eventi dei centri sociali, dei fogli bianchi con incisi pochi versi spontanei, parole che volano libere tra una scritta pasticciata sul muro e lo sportello arrugginito di una cassetta dell’elettricità. Sono poesie anonime, di autori riconducibili al Movimento per l’Emancipazione della Poesia, come attesta il timbro rosso che le sigla una ad una. Le potete trovare dovunque: in quasi tutte le città italiane è presente una loro delegazione, che ci regala il piacere della lettura nei posti più disparati, magari proprio nel momento in cui abbiamo lo scazzo cosmico e una piccola pillola di bellezza può ribaltare la prosecuzione della giornata. Manco a dirlo, hanno catturato subito la mia attenzione. Dopo averne lette, apprezzate e fotografate un po’ in diverse locations, la curiosità mi ha spinto a documentarmi meglio su questo collettivo di poeti urbani. Ora vi racconto.

LA LIBERTA’ DELLA POESIA

Il MeP, Movimento per l’Emancipazione della Poesia, fu fondato a Firenze nel 2010 da un gruppo di persone unite dall’intento comune di ridare la giusta importanza alla poesia nella quotidianità, attraverso una forma di diffusione alternativa: attaccando fogli di poesie su muri e cancellate, con installazioni nei parchi, inserendo pochi versi scritti a macchina nei libri delle biblioteche, o distribuiti alle fermate dei bus. Con poche regole, molto precise: affissione vietata su monumenti ed edifici pubblici, versi scritti in forma anonima da divulgare a prescindere dall’identità dell’autore, puntando i riflettori sulla rilevanza della comunicazione poetica in sé come mezzo artistico di espressione e di contemplazione. Chiunque può contattarli e mettersi in gioco, con la scrittura ma soprattutto con l’impegno nella diffusione materiale e intellettuale dell’arte poetica finché quest’ultima non tornerà a riprendere il suo posto nella vita quotidiana delle persone, venendo spogliata da quello snobismo ed elitarismo che l’ha confinata per anni come “non alla portata di tutti”. Le poesie in questione sono libere da vincoli stilistici e imposizioni tematiche: qualsiasi cosa (un oggetto, uno stato d’animo, un evento) può diventare protagonista di questi poemi anarchici. La grafica è scarna, esistono solo i neri versi stampati in contrasto con il bianco dello sfondo, così come emergono dalla sensibilità del poeta che li porta alla luce. Alcune sono di poche righe incisive, altre chiedono al lettore di soffermarsi un momento in più per apprezzarne il contenuto… si rivolgono al passante come farebbe un avventore misterioso al bancone di un pub fumoso, seminascosto nella penombra ma desideroso di esprimersi e raccontare con qualche frase laconica un frammento di vita.

BELLA… COME UNA POESIA

Queste affissioni poetiche ci permettono di rallentare il passo, di staccare gli occhi dal cellulare e guardarci intorno a 360 gradi, per osservare con curiosità infantile qualcosa di banale come la superficie di una parete in un contesto urbano, alla ricerca di parole libere di essere espresse. Ci donano sensazioni, spesso contrastanti, anche quando il foglio è mezzo strappato o sciupato dalle intemperie, e la bellezza dei versi sul foglio lacero contrasta ancora di più con lo sfondo usurato. Si tratta solo di pochi secondi, poi riprenderemo il nostro cammino: per qualche passo ancora rifletteremo sui pochi versi letti, custodiremo dentro di noi le emozioni scaturite da qualche semplice riga, incisa su un foglio bianco ai margini di un muro cittadino.

Grazie a tutti per la lettura cari amici, come sempre aspetto le vostre impressioni, se vi andrà di condividerle. Qui sotto vi lascio i riferimenti musicali di titolo e sottotitoli di oggi. Vi aspetto tra due settimane per un nuovo attimo di felicità, vi abbraccio forte.

 

“Urban Poetry” Town Sound

“Che fine ha fatto la poesia” Davide Di Rosolini

“Rotolando verso Sud” Negrita

“Bella” Jovanotti

Chiara Cassani

Chiara Cassani

Maestra di danza orientale e floriterapeuta, suona la batteria in un gruppo metal femminile: le Obsydian Shiver. Le piace leggere, ascoltare musica rock e punk, e degustare birre con gli amici più cari. Abita con una gatta in una mansarda davanti al mare.

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