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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

Andrea Mantegna – l’amore per l’antico

Andrea Mantegna – l’amore per l’antico

“Andrea Mantegna – l’amore per l’antico” è il titolo del mio articolo odierno.

 

Prosegue quindi il nostro viaggio attraverso il Rinascimento Italiano in compagnia di questo straordinario artista che possiamo considerare come il primo grande “classicista” della pittura.

 

Nel corso della sua vita Mantegna venne in contatto con molti celebri artisti. Tra questi spiccano indubbiamente la figura di Jacopo Bellini (del quale Andrea sposò la figlia Nicolosia) e dei suoi figli Gentile e Giovanni.

 

Infanzia e adolescenza

 

Andrea Mantegna nacque nel 1431 a Isola di Carturo, un borgo nei dintorni di Padova e che oggi è noto col nome di Isola Mantegna. Era figlio di un falegname di nome Biagio e, da giovanissimo, lavorò come guardiano di bestiame nella campagna intorno al suo paese.

 

La sua formazione artistica iniziò già nel 1441 come apprendista dello Squarcione, il quale lo adottò, probabilmente per garantirsi una manodopera fedele e a costo ridotto, e lo prese a lavorare nella sua bottega a Padova. In questa città Mantegna ricevette un’educazione classica, una componente che lo accompagnò durante tutto il corso della sua carriera artistica.

 

Morte della Vergine
“Morte della Vergine”

 

Mantegna lavorò nella bottega dello Squarcione per circa sei anni dopodiché si liberò della sua tutela e intentò pure una causa contro di lui per avere un risarcimento per le opere eseguite per suo conto.

 

I primi lavori indipendenti di Andrea Mantegna

 

Subito dopo essersi liberato della tutela del padre adottivo, Andrea si dedicò alla sua prima opera indipendente ovvero una pala destinata all’altare maggiore della Chiesa di Santa Sofia, andata purtroppo distrutta nel XVII secolo.

 

Dopo aver collaborato con un gruppo di artisti alla cappella della famiglia Ovetari, Mantegna si recò a Ferrara al servizio di Leonello d’Este per il quale realizzò un’opera andata perduta. Non sappiamo per quanto tempo Andrea si trattenne alla corte ferrarese ma qui ebbe modo di vedere i dipinti di Piero della Francesca e di alcuni pittori fiamminghi.

 

Mantegna riprese successivamente i lavori presso la Cappella Ovetari che erano stati interrotti a causa della mancanza di fondi. È durante questo periodo che lo stile dell’artista si andò delineando ed egli divenne uno dei pittori più celebri ed apprezzati.

 

Il Polittico di San Luca

 

Tra il 1453 e il 1454 Mantegna realizzò il “Polittico di San Luca” per la cappella di San Luca nella Basilica di Santa Giustina a Padova. L’opera è composta da dodici scomparti organizzati su due registri. Nella pala sono fusi elementi arcaici ed elementi innovativi.

 

Polittico di San Luca

 

Pochi anni dopo, Mantegna lavorò alla “Pala di San Zeno” per il coro della chiesa di San Zeno a Verona, la quale venne commissionata da Gregorio Correr, abate della chiesa. Si tratta della prima pala pienamente rinascimentale dipinta in Italia settentrionale, da dove nacque una feconda scuola di pittori veronesi.

 

Pala di San Zeno

 

Il rapporto con Jacopo Bellini

 

Fin dagli esordi nella bottega di Squarcione, Mantegna ebbe ripetuti contatti con la bottega veneziana di Jacopo Bellini.

 

Una volta resosi conto delle grandi capacità dell’artista, Bellini decise di dare in sposa ad Andrea la sua unica figlia femmina, Nicolosia. Da quel momento in poi, i rapporti tra Mantegna e i pittori veneziani si fecero più stretti, in particolar modo con il cognato coetaneo Giovanni Bellini.

 

Mantegna a Mantova

 

Intorno al 1456, arrivò la richiesta da parte di Ludovico Gonzaga che, alla partenza di Pisanello, richiedeva Mantegna come pittore di corte.

 

Andrea si rivelò fin da subito interessato a questo incarico ma, a causa degli impegni già presi, dovette rimandare la sua partenza di tre anni.

 

Nel 1460 Mantegna si trasferì con tutta la famiglia a Mantova come pittore ufficiale di corte, ma anche come consigliere artistico e curatore delle raccolte d’arte.

 

I primi lavori di Andrea una volta trasferitosi a Mantova, furono una serie di ritratti, attività tipica dei pittori di corte. Tra questi spiccano il ritratto del cardinale Ludovico Trevisan e quello di Francesco Gonzaga.

 

Ludovico Trevisan    Francesco Gonzaga

 

La camera degli sposi

 

Oltre alla serie di ritratti, Mantegna lavorò alla decorazione della cappella del castello di San Giorgio (per la quale l’artista dipinse una grande pala, “la Morte della Vergine”, ora conservata al Prado) e, soprattutto, ad una delle sue imprese decorative più complesse, alla quale è legata buona parte della sua fama, “La Camera degli Sposi”.

 

Mantegna

 

L’ambiente di dimensioni ridotte occupava il primo piano della torre nord-orientale del castello di San Giorgio e aveva la duplice funzione di sala delle udienze e di camera da letto di rappresentanza, dove Ludovico si riuniva coi familiari. Come premio per l’esecuzione dell’opera, Ludovico Gonzaga donò ad Andrea il terreno sul quale egli edificò la propria casa, conosciuta oggi come Casa del Mantegna.

 

Gli ammiratori di Andrea Mantegna

 

Alla scomparsa, nel 1478, del marchese Ludovico, a prendere il suo posto fu il figlio Federico, il quale regnò per sei anni. Mantegna, consapevole del posto di rilievo che occupava a corte, era desideroso di ottenere un riconoscimento pubblico. Non sappiamo se il pittore riuscì ad ottenere il premio che desiderava ma, sicuramente, ottenne delle gratificazioni dai marchesi suoi benefattori oltre al prestigioso titolo di cavaliere nel 1484.

 

Anche Lorenzo il Magnifico fu un grande ammiratore di Andrea Mantegna. Nel 1481 l’artista gli inviò un dipinto e, due anni dopo, Lorenzo visitò il suo studio ammirandone le opere e le sue collezioni private.

 

Terminato il marchesato di Federico Gonzaga, salì al potere il figlio diciottenne Francesco. Il giovane, a differenza dei suoi predecessori, non aveva come priorità l’arte e la letteratura, preferendo piuttosto portare avanti la tradizione militare della famiglia diventando un noto condottiero. Nonostante questo, egli continuò l’opera dei suoi predecessori in quanto a creazione di nuove architetture e realizzazioni di grandi cicli decorativi. Fu così che Mantegna iniziò la realizzazione dei Trionfi, una delle opere più celebrate del tempo, che occupò l’artista dal 1485 circa fino alla morte.

 

Mantegna a Roma

 

Nel 1487 papa Innocenzo VIII scrisse a Francesco Gonzaga chiedendogli di inviare Mantegna a Roma in quanto intendeva affidargli la decorazione della cappella del nuovo edificio del Belvedere in Vaticano. Andrea partì per Roma nel 1488 ma rimase piuttosto indifferente nei confronti delle rovine della Roma antica.

 

Dopo soli due anni fece ritorno a Mantova dove continuò la serie dei Trionfi e, contemporaneamente, lavorò a molte altre commissioni.

 

Gli ultimi anni

 

Nel 1490 Francesco Gonzaga sposò Isabella d’Este, la quale portò con sé un seguito di artisti ferraresi dalla sua città natale. Mantegna si fece subito raccomandare dal suo protettore Battista Guarino per conquistarsi i favori della marchesa.

 

Curioso da precisare è il fatto che Isabella, pur apprezzando le capacità di Andrea, non lo ritenne mai abbastanza bravo nei ritratti, preferendo altri artisti come, ad esempio, Leonardo da Vinci.

 

Isabella fece realizzare uno studiolo nel castello di San Giorgio e, per impreziosire l’ambiente, commissionò varie opere d’arte a tema mitologico e allegorico, avvalendosi spesso proprio di Mantegna. Nelle due tele del “Parnaso” e del “Trionfo della Virtù”, l’artista sperimentò composizioni ricche di personaggi, con difficili letture allegoriche. Inoltre, per soddisfare pienamente i gusti della marchesa, Mantegna arrivò a modificare in parte il proprio stile.

 

Mantegna    Mantegna

 

L’ultimo periodo della vita di Mantegna fu sconvolto da gravi difficoltà economiche in quanto la sua arte, come accadde per molti altri artisti, venne sorpassata dalle nuove generazioni che proponevano uno stile più accattivante e, probabilmente, più innovativo. Andrea Mantegna morì il 13 settembre 1506, a 75 anni.

 

 

Alice Antoni

Alice Antoni

Alice ama leggere e adora gli animali, in particolare i conigli. È da sempre appassionata di arte e di riciclo creativo.

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