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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

BLUE JAY WAY (Harrison)

BLUE JAY WAY (Harrison)

 

John Lennon: cori
Paul McCartney: cori, basso
George Harrison: voce raddoppiata, cori, organo Hammond
Ringo Starr: batteria, tamburello

Altri musicisti
Musicista non accreditato: violoncello

 

Registrazione: 6 settembre 1967
Produttore: George Martin
Fonico: Geoff Emerick

 

 

C’è una certa foschia a Los Angeles
E i miei amici hanno perso la strada
“Saremo lì presto” avevano detto
Ora invece si sono persi

Per favore non fate tardi
Per favore non fate molto tardi
Per favore non fate tardi

O potrei addormentarmi

Origine e registrazione

George Harrison era a Los Angeles, nella sua villa sul Sunset Boulevard che si trovava appunto all’indirizzo di Blue Jay Way. Era insieme a Pattie Boyd e Neil Aspinall per incontrare il capo ufficio stampa dei Beatles, Derek Taylor.

Taylor era in ritardo a causa della nebbia e nell’attesa George si mise a “giocare” con un organo Hammond, improvvisando una canzone: non fare tardi era il refrain del pezzo.

 

La frase non fare tardi (don’t be long ), sona anche come don’t belong, permettendo ai Beatles di giocare, ancora una volta, sui giochi di parole e su lanciare messaggi nascoste fr ale pieghe di testi apparentemente superficiali.

E’ inutile dire che il brano venne a far parte dell’ultimo album Magical Mistery Tour.

Alla linea di Hammond fu aggiunta una base ritmica e una serie di effetti sonori fra i quali sovrapposizione sfalsate (ADT), nastri corali riprodotti al contrario.

Da ultimo furono aggiunti violoncello e tamburello.

 

 

 

 

 

Beh, come volevasi dimostrare è andata così
E gli ho detto dove andare
Di chiedere a un poliziotto per strada
Se ne incontrano tanti lì

Per favore non fate tardi
Per favore non fate molto tardi
Per favore non fate tardi
O potrei addormentarmi

Paul is dead

Come tanti brani, anche Blue Jay Way è entrato a far parte della nutrita serie di pezzi che hanno contribuito ad alimentare la leggenda della morte prematura di Paul Mc Cartney.

Nei cori si può “intuire” la frase Paul is very blood (Paul sta sanguinando).

Dovrei essere a letto da un pezzo, lo so
E ci vorrei proprio andare
Presto spunterà l’alba
Qui seduto in Blue Jay Way

Per favore non fate tardi
Per favore non fate molto tardi
Per favore non fate tardi
O potrei addormentarmi

 

Live e cover

Tra le cover citiamo i Siouxsie and the Banshees  in un live del 2003 e una di Colin Newman incluso nell’album Not To.

Infine l’originale con il video ufficiale all’insegna della pura psichiedelia.

Ernesto Macchioni

Ernesto Macchioni

Il mare in tempesta fu improvvisamente colpito ai fianchi da un milione di tonnellate di olio. Fu così che venne alla luce Ernesto Macchioni in un'inaspettata giornata d'estate in pieno novembre 1961. La finestra fu finalmente aperta, Ernesto si affacciò e venne invaso da un fiume di luce e salmastro. L'infanzia la passò a cercare di capire se era meglio saper giocare a pallone o ascoltare la musica. Scelse la seconda ipotesi, senza rendersi conto di quanto si sarebbe complicato la vita. Il mare lo guardava perplesso. Faceva le scuole medie quando imparò a suonare la chitarra. Divenne amico intimo di Francesco Guccini, Francesco De Gregori, Lucio Battisti, cercando di scacciare l'inopportuna presenza di Claudio Baglioni. Erano amici fidati, a loro non importava se non sapevi giocare a calcio. Il mare scuoteva la testa. Alle superiori si illuse che il mondo era facile e cambiò religione diventando comunista. Bussarono alla porta di casa gli Inti-illimani e li fece entrare. (Battisti lo nascose nell'armadio). Claudio Lolli chiese "permesso" e lo fece accomodare. Pink Floyd e Genesis erano degli abitué ormai da tempo. La casa era piena di gente. Sua madre offriva da bere a tutti (ma non riuscì mai a capire cosa ci faceva quel ragazzo riccioluto rintanato fra i vestiti). Il mare aspettava. Venne l'ora provvisoria del buon senso e del "mettisufamiglia". La chitarra si era nel frattempo trasformata in un pianoforte. La casa era grande adesso e, oltre ai figli, poteva contenere anche vecchi giganti come Chet Baker e Miles Davis, lo zio Keith Jarrett e il nipotino Pat Metheny. La moglie offriva da bere a tutti, compreso Lucio Battisti che si era da tempo tolto la polvere dell'armadio di dosso. Qualcuno aveva infranto i sogni e il muro di Berlino, scoprendo che era fatto di carta come loro. Il mare si fece invadente e, stanco di aspettare, entrava anche in casa nei momenti più inopportuni. Era una folla. Quando Ernesto decise di far entrare anche Giacomo Puccini, Giuseppe Verdi e Gabriel Fauré la situazione cominciò a farsi insostenibile. Soprattutto quando il nostro protagonista scoprì che tutti, ma proprio tutti, compreso Francesco Guccini, sapevano giocare a pallone. Era un caos indefinibile vederli giocare fra le stanze, scoprire che De Gregori poteva benissimo entrare in sintonia con Giacomo Puccini e servirgli un assist da campionato del mondo preciso sulla testa. E tutto sotto lo sferzante vento di libeccio che infuriava in tutta la casa. Il mare si godeva le partite con un braccio sulla spalla di Ernesto, in totale stato confusionale. Quando in casa entrò Wolfang Amadeus Mozart la casa scoppiò. Ernesto lo trovarono sorridente fra le macerie. Lo videro togliersi i calcinacci dalle spalle, prendere un pallone e cominciare a palleggiare (un po' impacciato a dire il vero). Qualcuno giura di aver visto Lucio Battisti, con indosso una giacca di Ernesto, allontanarsi allegramente a braccetto con Giuseppe Verdi. Il mare, un po' invecchiato, respirava adagio sulla battigia.

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