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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

Diego Armando Maradona per un classe ’86

Diego Armando Maradona per un classe ’86

La notizia della morte di Diego Armando Maradona ha sicuramente colpito tutti gli amanti del calcio (e non solo).

Ho un rapporto strano con la nostalgia: di solito non dico che mi infastidisce ma quasi, perché tanto non si può tornare indietro, quindi… Invece poi mi capita di pensare ai tempi passati, a quello che è stato o che poteva essere.

Prendiamo il calcio, il mio sport preferito.

Credo che il Campionato italiano sia stato il più bello del mondo dal 1982 al 2002. In questi vent’anni praticamente il 90% dei grandi campioni hanno giocato da noi (in ordine cronologico, all’incirca): per esempio Falcao, Platini, Boniek, Zico, Rummenigge, Socrates, Gullit, Van Basten, Careca, Matthäus, Rijkaard, Brehme, Papin, Savicevic, Klinsmann, Weah, Ronaldo, Zidane, Nedved, Shevchenko (e mi scuso se me ne scordo altri). Ci metto anche Stoičkov, Pančev, Bergkamp, Roberto Carlos, Mijatović ed Henry, anche se non lasciarono tracce indelebili. Senza tralasciare, naturalmente, i grandissimi giocatori italiani: due nomi su tutti, Roberto Baggio e Franco Baresi (ma anche Paolo Maldini, Gianluigi Buffon, Fabio Cannavaro)

Ed ovviamente lui, Diego Armando Maradona.

Maradona arrivò al Napoli nell’estate del 1984, dopo una complessa ed estenuante trattativa col Barcellona. Per darvi l’idea dell’importanza di questo trasferimento, immaginate come se Cristiano Ronaldo nel 2009 dal Manchester United, invece di andare al Real Madrid per 94 milioni di euro, fosse stato acquistato per una cifra simile dall’Atletico Madrid, che era arrivato quarto nella Liga.

Ecco la Nostalgia: mi sono perso il calcio degli anni Ottanta. Seguire tutte le partite in contemporanea la domenica pomeriggio alla radio, il Totocalcio, alle 18.10 vedere i gol grazie a “90° minuto” e poi la sera i servizi più completi a “La Domenica Sportiva”.

Però poi penso che ogni epoca abbia un inizio ed una fine. Quando ho iniziato a tifare e vedere le partite non mi potevo però certo lamentare, a metà degli anni Novanta eravamo ancora nel pieno della bellezza nel nostro Campionato. Radio, “Quelli che il calcio” in tv e via così.

Era un altro calcio? Certo. Più bello di questo? In Italia sicuramente, anche se dal 2002 ad oggi grandi Big sono passati da qui (Figo, Rivaldo, Kakà, Ronaldinho, Beckham) o ci giocano attualmente (Cristiano Ronaldo, Lukaku, Ibrahimovic, Dybala, Lautaro Martinez, De Ligt…) aumentando il livello qualitativo, tornato – a mo parere – almeno sul podio, dopo la Premier League e, non molto distante da noi, la Liga Spagnola.

In questi giorni su Maradona ho letto tanti articoli e visto molti video.

Io l’ho visto giocare, se mi ricordo bene, in una sola competizione: il Mondiale 1994 negli Stati Uniti. Mi ricordo il gol alla Grecia, per esempio. Tutto quello che Maradona ha fatto sui campi di calcio l’ho scoperto grazie a filmati d’archivio, interviste… È stato il giocatore più forte di tutti i tempi? No. La penso così per un semplice motivo: non si può fare una classifica del giocatore più forte di sempre. Come ho scritto prima, ogni fase temporale ha un inizio, una fine e determinate caratteristiche.

Prendiamo Pelè, per esempio. Da decenni c’è la domanda su chi fosse più forte fra lui e Maradona. Ma come è possibile paragonarli? Pelé ha giocato praticamente sempre in Brasile, a parte la parentesi americana a fine carriera; si sa che ha vinto tre Mondiali, fra cui quello del 1970 in finale contro l’Italia. C’è poco materiale video su di lui. Certamente, a detta anche – e soprattutto – di chi l’ha visto maggiormente, è stato un vero Fenomeno, ma com’era il calcio degli anni Sessanta? Diverso da quello degli anni Ottanta, che a sua volta è diverso da quelli del Duemila, ed avanti così.

Maradona è stato sicuramente il più forte della penultima (al momento) fase del calcio, ovvero quello concluso con l’avvio del nuovo Secolo. Un calcio allegro, più umano, importante anche come forma di riscatto sociale. Maradona era il simbolo di questo calcio. Il numero 10 sulle spalle ed il divertimento nel giocare, indifferentemente se sugli spalti ci fossero state centomila persone o solo poche unità.

Dopo è iniziato il periodo dei calciatori-azienda, non dico robot ma quasi. Lionel Messi e Cristiano Ronaldo ne sono i top player più famosi. A proposito di Messi: un’altra domanda è “meglio lui o Maradona?”. Ecco, qui credo si possa dare una risposta. Io voto Maradona. Perché ha lasciato una grande squadra per andare al Napoli che non era all’epoca una big europea ma lo è diventata grazie a lui. Ha portato i partenopei a vincere due Scudetti, una Coppa Uefa, una Supercoppa Italiana, una Coppa Italia. Ha guidato, da Capitano, l’Argentina a trionfare al Mondiale 1986 (quello dei celeberrimi gol contro l’Inghilterra) ed in finale nel 1990.

Messi invece non si è mosso dal Barcellona ed in Nazionale ha combinato poco, almeno finora.

Una somiglianza sul carisma e sul trascinamento ci può essere volendo di più con Cristiano Ronaldo, che nel 2016 vinse l’Europeo col Portogallo (fra l’altro uscendo anzitempo dalla Finale per infortunio).

Ci può essere un altro Maradona? No. Perché il calcio di Maradona, inteso proprio come contesto, non può più tornare. Il calcio è sempre in evoluzione (o involuzione, dipende dai punti di vista), fra qualche anno magari si chiuderà l’attuale era e se ne aprirà un’altra, ci saranno nuovi Fenomeni e ancora e ancora.

Ma pensare al calcio di Maradona, rivedere il suol secondo gol contro l’Inghilterra nell’86, o quello dell’anno prima in Campionato contro la Juventus, o comunque altri mille capolavori simili stupendoci ogni volta, fa venire voglia di continuare a seguire quello attuale, facendoci ripensare al lato umano, “infantile” di questo sport.

“Oh mamma mamma mamma, oh mamma mamma mamma, sai perché mi batte il corazon? Ho visto Maradona, ho visto Maradona, e mamma, innamorato son!”

 

 

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Nicolò Bagnoli

Nicolò Bagnoli

Nasce nel 1986, nel 2010 ha l'idea di WiP Radio di cui è il direttore, è quasi alto come Berlusconi, davanti ad un microfono può starci ore. Parlando, ovviamente.

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