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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

Polemico, ovvero attinente alla guerra

Polemico, ovvero attinente alla guerra

È francamente difficile ora trovare argomenti divertenti di cui parlare. Io questo periodo lo sto vivendo malissimo, con grande insofferenza.

Il non poter avere più a disposizione la mia libertà mi stranisce e annichilisce, ho perso la creatività, la voglia di fare. Sbuffo, sbuffo solamente, dalla mattina alla sera.

Questo senso di ineluttabile “fallo oggi perché domani ci rinchiudono “ è odioso e, in tutta onestà, non riesco a trovare una scappatoia gioiosa o speranzosa a questo lungo periodo.

Intorno a me non mi pare che la situazione sia migliore.

Beati quelli che a marzo mettevano le bandiere con gli arcobaleni disegnati e dicevano che andrà tutto bene, che immaginavano un imminente miglioramento dell’animo umano, spero che ancora ci credano poiché la delusione potrebbe essere cocente.

Personalmente non ho mai pensato che le travagliate vicende che ci hanno colpito da febbraio ad ora, ci avrebbero cambiati in meglio, anzi.

Ed ora è chiaro più che mai.

Ogni occasione è buona per darsi addosso e per dar sfogo a tutte le frustrazioni.

Nel mio precedente articolo parlavo del nuovo turismo surf sulle nostre coste dettato in massima parte dall’impossibilità di viaggiare per il mondo e della capacità di adattamento che chi può mette in atto, pur di continuare la vita in linea a quello che ha sempre vissuto.

Non tutti hanno visto in modo positivo la presenza di persone straniere e forestiere sui nostri spot e si è scatenata una certa polemica che, scusate il mio caustico giudizio, è sterile e poco edificante se praticata a suon di battute più o meno cariche di testosterone a mezzo social.

Sono riemersi i soliti discorsi sul galateo in mare, le buone maniere con i “locals”, il senso di possesso di uno specchio di acqua e la solita diatriba sul “il mare è mio, no è di tutti “.

Dall’analisi dei vari contenuti è emersa una mia prima considerazione: nessuna surfista è entrata nell’argomento, forse perché la maturità femminile va oltre a queste scaramucce da ragazzi? O forse perché è ormai una polemica senza senso se fatta così.

È chiaro che se uno spot in cui si è soliti surfare tra amici è affollato non fa piacere a nessuno, ma è altrettanto chiaro che, se qualcosa non piace si dice in acqua direttamente alle persone interessate e non su un blog peraltro italiano e in italiano… Lo faccio notare poiché se si vuole arrivare a sensibilizzare gli stranieri forse andrebbe utilizzato un canale o una lingua appropriata.

Per questo parlavo di sterilità, di discorsi fini a se stessi, in cui la polemica non costruttiva fa da innesco a lunghe pagine di offese e rimpalli di responsabilità che non hanno altro effetto se non quello di accrescere acrimonia e divisioni e di dare l’immagine di una comunità surfistica popolata da persone vuote e con scarsa consapevolezza di se.

Credo che quando si hanno pochi argomenti, il silenzio sia spesso la migliore soluzione.

Continuo a credere che questo periodo ci abbia reso peggiori, ancora più ottusi e abbarbicati al nostro orticello, facciamo come i famosi capponi di Renzo.

Se non ricordate vi racconto l’episodio dei “I Promessi Sposi” in cui Manzoni mette la celebre metafora.

Vi ricordo che sullo sfondo della vicenda di Renzo e Lucia c’è la peste del ‘600.

Renzo sta andando dall’avvocato Azzeccagarbugli per dirimere la questione del matrimonio con Lucia e porta in dono quattro capponi. I poveri animali vengono portati legati per le zampe a testa in giù e “intanto s’ingegnavano a beccarsi l’un l’altra, come accade troppo sovente tra i compagni di sventura”.

Ragazzi non so, ma vi vedo/mi vedo proprio così, annebbiati dal far valere il nostro piccolo particolare mentre siamo intrappolati in una vicenda più grande di noi e molto più complicata.

Non offro nessuna soluzione, non mi reputo certo in grado, spero solo che se non migliori ne usciremo magari un po’ più maturi e profondi.

Federica Mazza

Federica Mazza

Surfista e archeologa marina o “subacquologa”, come ama definirsi con i colleghi. Il suo blog "Acqua Salata" è un diario di esperienze, riflessioni, viaggi e culture condito ogni tanto da qualche nota storico archeologica.

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