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Giuseppe Arcimboldo – il Pittore delle Teste Composte

Giuseppe Arcimboldo – il Pittore delle Teste Composte

Giuseppe Arcimboldo è l’artista che ho scelto per l’articolo di oggi.

 

Ho sempre trovato molto particolari ed originali le sue opere. In fondo, non è da tutti combinare frutta, ortaggi e svariate altre cose in modo da formare dei ritratti.

 

Dunque andiamo immediatamente alla scoperta di questo “stravagante” pittore del periodo manierista.

 

Arcimboldo

 

Le origini

 

Giuseppe Arcimboldo nacque a Milano nell’aprile del 1526. Suo padre, un pittore di nome Biagio, si occupava di opere religiose e possedeva una bottega dove Giuseppe iniziò la sua carriera artistica.

 

Non sono purtroppo molte le notizie in merito alla vita di Arcimboldo. Fonti certe gli attribuiscono i cartoni preparatori per la costruzione delle Vetrate del Duomo di Milano e quelli delle storie di Santa Caterina di Alessandria.

 

Nel 1556 lavorò nel duomo di Monza dove realizzò, in collaborazione con Giuseppe Meda, un affresco nel transetto che rappresentava l’Albero di Jesse. Due anni dopo si occupò invece di un cartone per un arazzo nella cattedrale di Como.

 

ortolano

 

 La pareidolia

 

Nelle opere in cui utilizzava frutta e ortaggi per realizzare i suoi ritratti, faceva in modo di combinare i vari oggetti. Questo in modo che, capovolgendo la tela, si ottenesse una natura morta. Adoro questa cosa! La particolare tecnica di Arcimboldo si basa sulla pareidolia (detta anche illusione pareidolitica) ovvero un meccanismo visivo che ci spinge a riconoscere sembianze umane in soggetti dalla forma casuale.

 

cesto di frutta

 

Nel 1562 Giuseppe Arcimboldo partì, sotto invito del futuro imperatore Massimiliano II d’Asburgo, alla volta di Vienna. Qui venne accolto con grande umanità e fu molto apprezzato guadagnandosi, inoltre, la fama internazionale.

 

Le Quattro Stagioni e i Quattro Elementi 

 

Tra le opere più celebri di Arcimboldo troviamo le otto tavole che raffigurano, in forma di ritratto allegorico, le Quattro Stagioni ed i Quattro Elementi della cosmologia aristotelica: Aria, Fuoco, Terra e Acqua. Tali allegorie furono pensate per sfidarsi a coppie sulle pareti della residenza imperiale. Ogni stagione era rivolta ad un elemento, secondo le corrispondenze tra microcosmo e macrocosmo che tanto erano care alla filosofia di Aristotele.

 

4 elementi

 

Le Quattro Stagioni vennero talmente tanto apprezzate da esserne realizzate delle copie e delle varianti. Queste vennero poi donate a nobili e regnanti europei.

 

4 stagioni

 

Come testimoniano i disegni raccolti nel ‘Carnet di Rodolfo II’ , il successo di Giuseppe non si limitò alla sola pittura. L’imperatore gli affidò anche l’organizzazione delle mascherate, dei giochi e dei cortei che allietavano la vita cortigiana. Vengono in particolar modo ricordate le nozze dell’arciduca Carlo II d’Austria con Maria Anna di Wittelsbach. Qui Arcimboldo ebbe un ruolo molto importante. Tra i disegni raccolti nel Carnet è possibile ammirare i costumi per le dame e per i cavalieri, le slitte con i cigni o le sirene, le varie sfilate ed anche le bizzarre acconciature.

 

Alla morte di Massimiliano II, Giuseppe Arcimboldo passò al servizio del figlio dell’imperatore, Rodolfo II d’Asburgo, incontrando immediatamente anche la sua stima. Questo pare avvenne anche grazie ai suoi noti interessi per gli studi alchemici e per tutto ciò che appariva esoterico nel campo dell’arte e delle scienze.

 

Arcimboldo

 

Per i lunghi periodi di servizio prestati alla corte imperiale, Giuseppe, oltre alla fama ed al benessere economico, beneficiò anche di speciali onorificenze. Venne nominato da Rodolfo II ‘Conte Palatino’. Nel 1587, dopo aver promesso di restare al servizio dell’imperatore, Arcimboldo ottenne il permesso di tornare a Milano.

 

Il ritorno a Milano

 

Il periodo milanese fu nuovamente ricco di impegni e di grandi successi. Egli realizzò i dipinti della Ninfa Flora e di Rodolfo II in veste del dio romano Vertumno, il dio delle mutazioni stagionali. Entrambe le opere vennero celebrate da poeti e scrittori di corte.

 

Arcimboldo

 

Giuseppe Arcimboldo morì a Milano nel luglio del 1593, probabilmente a causa di una patologia legata ai reni. In seguito alla sua morte furono molti i pittori che cercarono di imitare le sue tele. Questo creò diversi problemi nella catalogazione delle sue opere.

 

Curioso il fatto che, dopo solo qualche anno dalla morte di Arcimboldo, la sua fama subì un brusco declino. La sua fantasiosa arte venne riscoperta solo nel XX secolo dai pittori surrealisti come Dalì, i quali presero ispirazione dal suo modo di giocare con gli oggetti.

 

Dilemma personale

 

Vorrei concludere l’articolo di oggi con un piccolo estratto che mi lascia con un dilemma.

 

Le teste di Arcimboldo sono mostruose perché rimandano tutte, quale che sia la grazia del soggetto allegorico, […] ad un malessere sostanziale: il brulichio. La mischia delle cose viventi […] disposte in un disordine stipato (prima di giungere alla intelligibilità della figura finale) evoca una vita tutta larvale, un pullulìo di esseri vegetativi, vermi, feti, visceri al limite della vita, non ancora nati eppure già putrescenti.

 

Queste parole appartengono al critico Roland Barthes (1915-1980). Egli sosteneva che le tavole di Giuseppe Arcimboldo, allo sguardo dell’uomo moderno, suscitassero repulsione. Non mi trovo particolarmente d’accordo con lui, di definizioni per le opere di Arcimboldo me ne verrebbero tante. Fantasiose, originali, colorate, divertenti (e potrei continuare a lungo!), ma repulsione decisamente no. Sarei molto curiosa di conoscere altre opinioni, giusto per capire se sono strana io o se è stato troppo critico (in tutti i sensi) Roland Barthes. Se ne avete voglia fatemi sapere la vostra! Nel frattempo vi do come sempre appuntamento al prossimo articolo!

 

 

Alice Antoni

Alice Antoni

Alice ama leggere e adora gli animali, in particolare i conigli. È da sempre appassionata di arte e di riciclo creativo.

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