ON AIR


Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

Non hai voglia di uscire? E’ la sindrome del prigioniero.

Non hai voglia di uscire? E’ la sindrome del prigioniero.

Sindrome del prigioniero? Durante la quarantena tutti volevano evadere, ma ora che le misure sono allentate è per tutti così?

Durante la quarantena, o il lockdown per i più globali, abbiamo assistito a orde di sportivi improvvisati che sembravano morire per asfissia, in quanto volevano uscire a correre.

Tutti eravamo tristi, il clima generale non era e ancora non è dei migliori, le misure di sicurezza imposte e i DPI da utilizzare una volta varcata la soglia di casa nei casi di necessità, ci facevano sentire strani. Insicuri. Ansiosi.

Andare a fare la spesa era una delle esperienze più brutte per me. Purtroppo non ho una vita molto dinamica. E ahimé andare a fare la spesa – spesso – è l’unica cosa che spezza la monotonia della mia routine (troppo) lavorativa. Farla con tutte le restrizioni del caso, con guanti XL perché non c’era più la mia taglia e con mascherina (io ho sempre il naso tappato) è un’esperienza da capogiro, nel senso che mi fa venire il mal di testa. Tant’è che ho smesso il prima possibile, non solo per questo motivo ma anche perché, dato che sono capace di ordinare la spesa online, ho scovato tutti i posti possibili per acquistare evitando ai supermercati di avere inutilimente un ospite in più.

Con l’allentamento italiano delle misure del 4 maggio, si sono riscontrati i primi episodi di “sindrome del prigioniero” o “sindrome da capanna”. Ovvero dopo 2 mesi passati a smaniare per uscire, in molti hanno scoperto che stare tra le 4 mura di casa non è poi così male. Il fenomeno viene raccontato anche dal quotidiamo El Pais, da un membro del Collegio Ufficiale degli psicologi di Madrid. T. Hernández afferma infatti che questo fenomeno non è poi così strano. Possiamo distinguere in chi non vede l’ora di tornare a fare, come faceva prima. Perché non dimentichiamoci che siamo nella società del fare e del produrre. E dall’altra parte c’è chi dopo mesi di permanenza forzata, fatica a tornare alla normalità.

Al di là delle opinioni personali, questa tendenza a restare a casa – che persiste anche dopo la graduale riapertura del 18 maggio –  è da associare ad un meccanismo psicologico molto semplice. Fino ad ora le mura domestiche ci hanno protetto dal virus, e adesso tornare fuori nell’incertezza di conviverci e magari incontrarlo non è una cosa che ci alletta.

Personalmente, non essendo una che esce per forza se no si sente male, io credo che con le dovute misure precauzionali non ci sia alcun problema ad uscire per andare dal dottore o a fare la spesa, o in farmacia. Momenti tra l’altro di vero divertimento. Ma sinceramente ho un altro problema: la gente 😂

Chi conosce la mia sensibilità sa che non è facile per me sopportare tutto e tutti senza ricavarne qualche ferita. Però ecco, sperando che il virus vada via presto e che tutti torniate a fare quello che più vi aggrada. Mi auguro che tornando là fuori possiate essere la versioni più educata, gentile, rispettosa dell’altro e dell’ambiente possibile.

E voi? Siete tra quelli produttivi o dei pigroni che rimangono al calduccio della propria casina?

Raccontatelo nei commenti, senza vergogna alcuna!

Siamo tutti belli allo stesso modo….

A presto

Lety – Gaga

 

 

Letizia Vallini

Letizia Vallini

Alla soglia dei 30 anni sono tantissime le cose che ha da raccontare. Nativa di Rosignano e di adozione Veronese, nel suo cuore e nella sua mente sogna da un po' gli States. Per cercare di non perdere tutto ciò che le accade, cerca di parlarne: attraverso la radio, la scrittura, l'arte, attraverso il suo lavoro - si occupa di web marketing e community management, colora la sua vita di tinte brillanti. Anche se si sente grata davvero solo quando si accorge di riuscire a colorare un momento della vita degli altri, che sia un secondo, un giorno o il tempo che ci vuole :) .

Articoli Correlati

Commenti