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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

I RUGGENTI ANNI VENTI

I RUGGENTI ANNI VENTI

I RUGGENTI ANNI VENTI

“The Roaring Twenties”, i ruggenti anni Venti, così vennero definiti gli anni Venti del Novecento. In realtà furono ruggenti e in modo illusorio solo per gli Stati Uniti prima della grande crisi del 1929. Noi europei, esattamente cento anni fa, ci stavamo ancora leccando le ferite della Grande Guerra, aggravate da una micidiale epidemia di influenza spagnola. Influenza che aveva provocato decine di migliaia di vittime.

Chi fosse ritornato in Europa dopo cinque anni dal fatidico 1914 non l’avrebbe più riconosciuta, troppi confini cambiati, troppi lutti, troppo odio e desiderio di rivincita. Come aveva detto il ministro degli Esteri inglese Edward Grey nel 1914, vedendo spegnersi i lampioni di Londra la notte che il suo paese era entrato in guerra “i lampioni si stanno spegnendo su tutta l’ Europa, nel corso della nostra vita non li vedremo più accesi”. I lampioni si riaccesero, ma illuminarono un’ Europa diversa, irriconoscibile, inquieta e violenta, che avrebbe aperto la strada al fascismo e più tardi al nazismo. E appena venti anni dopo i lampioni di Londra si sarebbero nuovamente spenti. Restava l’ottimismo americano, l’età del jazz, il grande Gatsby, i primi cartoons della Disney, ma sarebbe risultato un ottimismo di cartone.

I nostri bisnonni cento anni fa capirono perfettamente che con la Grande Guerra era tramontata un’epoca, che l’Ottocento era finito e che c’era stata una frattura, una trasformazione radicale che aveva spazzato via le loro certezze.

E noi?

E noi? Possiamo pensare a ruggenti anni Venti? Sicuramente per la prima volta riflettiamo di come il Novecento si stia inesorabilmente allontanando con i suoi pregi e i suoi difetti. Con le sue incertezze che erano divenute certezze, con il suo modo di intendere la società. Per la prima volta ci troviamo di fronte ad una nuova generazione che coscientemente dall’alto dei suoi venti anni sta prendendo possesso del nuovo Millennio. Lentamente ma inesorabilmente. Persone che non hanno toccato o hanno solo sfiorato il Novecento (i “ragazzi del ’99” ) e le sue storie terribili e radicali anche in positivo.

Sicuramente si trovano di fronte all’emergere, di fronte alla globalizzazione, di nuove tendenze autoritarie, sovraniste, con venature razziste, anche antisemite. Sono la reazione di chi non riesce a comprendere la globalizzazione stessa e ne ha paura, così come era avvenuto, in modo ovviamente diverso, dopo la Grande Guerra.

Ci troviamo di fronte al cambiamento di paradigma di un mondo cyber in cui lo stesso concetto di spazio e tempo sono mutati all’insegna della rapidità e della quantità di informazioni. Cosa non immaginabile per l’uomo comune fino a venti- trenta anni fa. Per la prima volta ci troviamo di fronte ad una generazione che non è immigrata, ma è nata nel cyberspazio.

La questione ambientale

Ma soprattutto quello che ci differenzia dai nostri bisnonni è la questione ambientale, in cui vorrei inserire la questione che erroneamente è passata in secondo piano della minaccia nucleare. Un mondo futuro dove le questioni climatiche riguarderanno centinaia di milioni di persone, ci costringeranno a ripensare interi territori e metteranno in discussioni le nostre certezze.

Nel frattempo, come il venditore di almanacchi di Leopardi, diciamo che l’anno prossimo, illustrissimo signore, sarà sicuramente migliore e salutiamo il futuro lontano come fece l’anarchico Pietro Gori nel 1901 rivolgendosi all’uomo di un Duemila che lui non avrebbe mai visto, che “si getti nella immensità del duemila misterioso, il cui nome a noi delle vecchie genti risuona come l’ansimare lontano di un oceano sconosciuto, senza vele, senza terre, senza confini”.

Tiziano Arrigoni

Tiziano Arrigoni

Massetano - follonichese - piombinese - solvayno, insomma della Toscana costiera, con qualche incursione fiorentina, Tiziano Arrigoni è un personaggio dalle varie attività: scrittore di storia e di storie, pendolare di trenitalia, ideatore di musei, uomo di montagna sudtirolese ed esperto di Corsica, amante di politica - politica e non dei surrogati, maremmano d'origine e solvayno d'adozione, ecc. ecc... ma soprattutto uno che, come dice lui, fa uno dei mestieri più belli del mondo, l'insegnante (al Liceo Scientifico "E.Mattei" di Solvay) e, parlando e insegnando cose nuove, trova ispirazione e anche "incazzature", ma più la prima, dai suoi ragazzi di ieri e di oggi.

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