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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

Jingle Bells

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C’è aria di Natale, le lucine cominciano ad accendersi per le strade e gli educatori, gli istruttori, veterinari e chiunque abbia a che fare col mondo della cinofilia, cominciano ad avere attacchi di panico, crisi d’ansia e comportamenti stravaganti.

 

Li vedi in giardino che cercano di scavarsi un buco nel quale nascondersi fino al disgelo, oppure di arrivare in Cina in tempo per il festival di Yulin, che lì almeno i cani li mangiano e fanno meno danni del Natale da noi.

 

Non fate quelle facce disgustate, credete davvero che i cani delle famose puppy mill siano tenuti meglio? Quei cuccioletti presi dal tizio che conosce ammiocuggino che te lo fa pagare una stupidaggine senza pedigree perché “tanto non serve è solo un pezzo di carta”, da dove credete che vengano? 

Vi rompo la bolla: vengono da capannoni di lamiera, piene di gabbie minuscole da dove i riproduttori non escono mai, vengono tolti alle madri molto prima del tempo, sbattuti in un’altra gabbia e stipati in un bagagliaio asfittico per giorni, in un viaggio dall’est fino alle vostre braccia piene d’ammmore. Per chi sopravvive.

 

Quei cuccioli che non sono tanto fortunati da schiantare subito, dovranno fare i conti con malattie fisiche e mentali, fobie e comportamenti patologici che spesso li condizionano per tutta la loro tormentata esistenza. Perché quello che avrebbero dovuto imparare nelle prime settimane di vita è stato loro negato e non c’è modo che lo apprendano in seguito. Non c’è modo che il vostro ammore li guarisca, o che sostituisca gli strumenti che la madre avrebbe dovuto fornirgli, ma che non ha potuto; sia perché i cuccioli le sono stati tolti dopo pochi giorni, sia perché anche lei, probabilmente nata e vissuta in una gabbia lercia, è distrutta nel corpo e nella mente.

 

Benvenuti fuori dalla bolla nel mondo reale, che fa schifo, dove i cuccioli a 200, 400 euro non nascono in batuffolo di nuvole e zucchero filato con gli unicorni nel paese delle fate. 

 

E che non vi venga in mente “Eh ma dai, alla fine meglio così no? Questo almeno l’ho salvato“, perché potrei mangiarvi la testa che Conte Ugolino scansati.

 

Perché se comprate un cucciolo in negozio, o dall’amico dell’ammiocuggino di turno, dovete saperlo che state innanzitutto e con ogni probabilità alimentando un traffico illecito condotto dalla malavita che grazie a voi continuerà a lucrare e creare abomini di questo tipo, e che non solo state lasciando una marea di cuccioli in canile perfettamente sani e completamente gratuiti, ma che state contribuendo anche a mandarcene altri. Perché per ogni proprietario che dopo l’errore iniziale si rimbocca le maniche e cerca di rimediare sbattendosi fra veterinari ed educatori/istruttori, ce ne sono mille che si arrendono e lasciano i giochino di natale in canile, a befana.

 

Cani che in canile rimarranno tutta la vita, perché quel poco che potrebbe essere ancora fatto, non lo sarà, rendendoli quasi del tutto irrecuperabili, condannandoli ad una vita composta quasi esclusivamente di terrore, sofferenza ed isolamento: inadatti con gli altri cani e inadatti con gli umani.

Magari alla fine dei conti sceglierebbero di essere fritti nel wok al festival di Yulin, il loro calvario durerebbe meno.

 

La prossima volta, visto che saremo ancora sotto Natale, se non sarò già andata ad attendere il disgelo nel buco in giardino con Cannella, parleremo del perché non è proprio un’idea brillante regalare cuccioli a Natale, senza magari che siano situazioni al limite dell’apocalisse come questa.

 

Auguri a tutti, eh…

 

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Elena Caccavale

Elena Caccavale

Nata a Pisa nel 1980, cresciuta male fra Pisa e Cascina, migra periodicamente da un posto all'altro. Addetta alla sicurezza in aeroporto per scelta (d'altri) e cinofila a caso e per caso.

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