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I calzini turchese

I calzini turchese

 I CALZINI TURCHESE

Come recita il linguaggio giornalistico, “benealtrismo” è l’atteggiamento di chi elude un problema sostenendo che ce ne sono altri, più gravi, da affrontare. Vecchio vizio italiano, dai tempi degli scontri politici da guerra fredda, dove però il dibattito ferveva in fumose sezioni di partito. Senza ricercare esempi lontani, tutto partì da un paio di calzini color turchese. Chi si ricorda dei calzini turchese? Io sì, devo averne ancora un paio nel cassetto, comprati per una malintesa solidarietà. Insomma per farla breve, nel 2009 dopo la sentenza sfavorevole a Mediaset nei confronti della Cir di Debenedetti, emessa dal magistrato Raimondo Mesiano, il programma Mediaset “Mattina 5” ci informò che il problema non era la sentenza contro la loro azienda, ma “benaltro”, ossia il colore dei calzini indossati dallo stesso giudice Mesiano mentre stava passeggiando in strada per i fatti suoi. Come poteva essere equilibrata la sentenza emessa da un giudice che indossava improbabili calzini color turchese? E per settimane la discussione si spostò sui calzini del giudice.

Si pensava giustamente che certi livelli di sublime benealtrismo non sarebbero stati più raggiunti, fino a che, negli ultimi due anni circa, la politica non si è trasformata in scontro fra ultras di tifoserie opposte che si fronteggiano sui social. Problema immigrati? Ad un problema di carattere planetario che coinvolge indirettamente milioni di persone e che richiederebbe, a prescindere dal proprio pensiero in un senso o in un altro, una riflessione profonda, si risponde che il problema è Amatrice, paese di 2000 anime, terremotato, con i suoi problemi indubbiamente, ma non quelli mostrati da fotografie “bufale” che mostrano tre metri di neve sulle montagne del Libano con la didascalia “e Amatrice allora?”, tanto che è dovuto intervenire anche il sindaco del paese per rassicurare che la situazione non è quella e che anzi questo “benealtrismo” finisce per danneggiare i veri bisogni di Amatrice da rappresentare al governo in carica.

Perdo le amministrazioni comunali di una regione di sinistra come la Toscana e perdo anche in collegi elettorali dove si eleggevano candidati di sinistra dall’inizio del Novecento? Problema che avrebbe richiesto un’approfondita analisi politica se fossero ancora esistite le fumose sezioni, al quale si risponde che il problema è D’Alema (“e D’Alema allora?”). Non esiste un solo problema a cui le tifoserie non rispondono con un “e allora?”: ha rubato o imbrogliato un esponente del partito o movimento che hai votato? Non è che ti incazzi e chiedi magari ragione del misfatto, ma subito rispondi “e quanto ha rubato l’altro?” (mettendo il nome che vogliamo). Insomma, un continuo rilancio da ping pong in cui nessuno si prende le proprie responsabilità, tipico del modo di pensare italiano. In fondo quando parliamo anche di cose remote non riusciamo a non essere benealtristi. Mussolini ha rovinato l’Italia? E Stalin allora? Ma Stalin stava in Russia, obietti timidamente e inutilmente. Sperando che in Russia, alla stessa affermazione qualcuno non risponda “e Mussolini?”.

C’è poi il “benealtrismo” del “politicamente corretto”, anche se in netta minoranza, perché il problema non è altro, ma è “anche” altro e così un elenco infinito di problemi di cui poi alla fine non se ne risolve, né si affronta neanche uno.

Certo talvolta di fronte a problemi strutturali dell’Italia, come l’evasione fiscale, la criminalità organizzata, la corruzione diffusa, la disoccupazione giovanile, quando un ministro ci indica come problema principale poche decine di profughi su una nave, ci viene voglia di dire “il problema è benaltro”. Ma in questo caso, purtroppo, il problema è “benaltro”.

Tiziano Arrigoni

Tiziano Arrigoni

Massetano - follonichese - piombinese - solvayno, insomma della Toscana costiera, con qualche incursione fiorentina, Tiziano Arrigoni è un personaggio dalle varie attività: scrittore di storia e di storie, pendolare di trenitalia, ideatore di musei, uomo di montagna sudtirolese ed esperto di Corsica, amante di politica - politica e non dei surrogati, maremmano d'origine e solvayno d'adozione, ecc. ecc... ma soprattutto uno che, come dice lui, fa uno dei mestieri più belli del mondo, l'insegnante (al Liceo Scientifico "E.Mattei" di Solvay) e, parlando e insegnando cose nuove, trova ispirazione e anche "incazzature", ma più la prima, dai suoi ragazzi di ieri e di oggi.

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