Four Tet – New Energy
[Data di uscita: 29/09/2017 ] [Label : Text ]
In quasi 20 anni di carriera, Four Tet, al secolo Kieran Hebden, ha vagliato numerosi territori nel suo fare musica, la sua irrequieta e movimentata ricerca di nuovi suoni ha fatto sì che ogni suo album fosse diverso dai precedenti.
Con questo nono album, New Energy, Hebden ha fatto, invece, qualcosa di inaspettato: ha rivisitato i suoi sound del passato. Possiamo scorgere il tenue calore di Rounds del 2003, il free-jazz di Everything Ecstatic del 2005, i ritmi di Pink del 2012, l’ampio respiro di Morning/Evening del 2015. La downtempo, i passaggi a-ritmici che poi sfociano in grandi exploit sono stati sintetizzati tutti in questo ascolto, così come in There is love in you.
”Alap” apre l’album con corde gentilmente pizzicate, alludendo alla sua definizione nella musica classica dell’India, come “prologo all’espressione formale” di una raga e questi suoni ci accompagnano per la seconda traccia, “Two Thousand and Seventeen”.
Hebden ci soggioga con un ritmo che richiama alla memoria il pezzo di punta di Rounds, “Unspoken.”
I tre brani di apertura di definiscono le sensibilità del disco ed evidenziano melodie evocative e assorte, alle quali è sotteso, però, una sorta di scricchiolio di rottura. Nonostante questa citata tendenza di Four Tet a guardarsi indietro, i suoni degli strumenti a corda sono più agili e la struttura dei brani è più dettagliata.
Il tempo sale di livello con “Lush”, i suoi suoni che ricordano il gamelan e gli shaker che contribuiscono alla velocità che, allo stesso tempo, Hebden bilancia con un mood new age. La fusione degli estremi fa sì che anche “You Are Loved” sia un altro punto di forza del disco. I suoni drone luminosi dell’inizio, si ripiegano in un’atmosfera più oscura per poi cambiare nuovamente forma in un qualcosa di cerebrale ed elettronico, futuristico per alcuni versi.
La voce femminile e i gorgheggi del sassofono, che volteggiano “Scientists” aggiungono nuove sfaccettature al suono, ma non ci spingono in un nuovo spazio rivelatore.
New Energy alterna tracce “club” come “SW9 9SL” e intervalli come “10 Midi”, che nel suo minuto e mezzo, introduce un nuovo territorio che era rimasto ancora inesplorato: un’interazione tra metallofono, pianoforte e violoncello che crea una compostezza quasi neo-classica.
Dopo le pure atmosfere ambient di “Gentle Soul”, l’album si chiude con “Planet” e il suo mix di suoni da carrilon, archi brillanti e beats sincopati, in cui il minimalismo si incontra con l’elettronica più avventurosa.
Il cuore dell’album, però, si ferma qualche momento indietro con “Daughter” che davvero ricorda le tracce di Rounds con il tocco del rullante e la base ritmica, l’incomprensibile loop vocale, una melodia da sogno che brilla nel mezzo del tutto. Quattro anni fa Four Tet spiegava come mai il suo album Rounds sarebbe rimasto un punto di riferimento per tutta la sua musica che ne sarebbe seguita:
“I really connected with the idea that I needed to make something more personal, something real that counted. I started to give the songs titles that were a little more personal to me. It’s hard to think of something more evocative than a father naming a piece of music for his daughter, a relationship that – no matter the passage of time – requires one to always remain present, giving, and open to something new.”