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“Gatto e topo in società” – FRATELLI GRIMM

“Gatto e topo in società” – FRATELLI GRIMM

Gatto e topo in società o Il gatto fa società col topo (in tedesco Katze und Maus in Gesellschaft) è una fiaba tradizionale europea, nota soprattutto nella versione pubblicata dai fratelli Grimm.

gatto e topo in società

Racconto dai forti rimandi esopiani: ci scappa il morto e, per la cronaca, a morire non è mica il cattivo, no. Ed è qui che, molto probabilmente, si trova la spiegazione della scarsa fama ottenuta nel tempo.

Gli stessi Grimm, con il procedere delle edizioni, andarono via via a smorzare tutti gli aspetti più truculenti ed ambigui delle loro storie, in alcuni casi aggiungendo anche delle postille indispensabili per rinforzare l’eventuale messaggio pedagogico.

Nel Gatto e Topo in società non esiste, come già accennato, alcun lieto fine. Il cattivo vince sul buono, l’atto violento sopravvive e resta impunito.

Non il genere di fiaba, quindi, che un genitore del Novecento (o anche dei giorni nostri…) leggerebbe ai propri figli. Il messaggio non è infatti tra i più rosei ed ottimisti, anche se, ritengo, quantomeno realista.
Senza bisogno di legger tra le righe o tradurre qualche passaggio, basta bloccare lo sguardo poco prima della fine. Qui i Grimm son piuttosto chiari e concisi: “Verily, that is the way of the word!”. Così, cioè, va il mondo.
Ovviamente, come per ogni altro racconto fiabesco che si rispetti, del Gatto e il topo in società esistono numerose versioni. Quasi tutte europee e, soprattutto, molto meno brutali. Anzi, in realtà, è proprio la versione dei Grimm a differenziarsi notevolmente dalle altre, recitando a tutti gli effetti il ruolo di variante.

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“Gatto e topo in società” – FRATELLI GRIMM by Ernesto Macchioni is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 4.0 International
Ernesto Macchioni

Ernesto Macchioni

Il mare in tempesta fu improvvisamente colpito ai fianchi da un milione di tonnellate di olio. Fu così che venne alla luce Ernesto Macchioni in un'inaspettata giornata d'estate in pieno novembre 1961. La finestra fu finalmente aperta, Ernesto si affacciò e venne invaso da un fiume di luce e salmastro. L'infanzia la passò a cercare di capire se era meglio saper giocare a pallone o ascoltare la musica. Scelse la seconda ipotesi, senza rendersi conto di quanto si sarebbe complicato la vita. Il mare lo guardava perplesso. Faceva le scuole medie quando imparò a suonare la chitarra. Divenne amico intimo di Francesco Guccini, Francesco De Gregori, Lucio Battisti, cercando di scacciare l'inopportuna presenza di Claudio Baglioni. Erano amici fidati, a loro non importava se non sapevi giocare a calcio. Il mare scuoteva la testa. Alle superiori si illuse che il mondo era facile e cambiò religione diventando comunista. Bussarono alla porta di casa gli Inti-illimani e li fece entrare. (Battisti lo nascose nell'armadio). Claudio Lolli chiese "permesso" e lo fece accomodare. Pink Floyd e Genesis erano degli abitué ormai da tempo. La casa era piena di gente. Sua madre offriva da bere a tutti (ma non riuscì mai a capire cosa ci faceva quel ragazzo riccioluto rintanato fra i vestiti). Il mare aspettava. Venne l'ora provvisoria del buon senso e del "mettisufamiglia". La chitarra si era nel frattempo trasformata in un pianoforte. La casa era grande adesso e, oltre ai figli, poteva contenere anche vecchi giganti come Chet Baker e Miles Davis, lo zio Keith Jarrett e il nipotino Pat Metheny. La moglie offriva da bere a tutti, compreso Lucio Battisti che si era da tempo tolto la polvere dell'armadio di dosso. Qualcuno aveva infranto i sogni e il muro di Berlino, scoprendo che era fatto di carta come loro. Il mare si fece invadente e, stanco di aspettare, entrava anche in casa nei momenti più inopportuni. Era una folla. Quando Ernesto decise di far entrare anche Giacomo Puccini, Giuseppe Verdi e Gabriel Fauré la situazione cominciò a farsi insostenibile. Soprattutto quando il nostro protagonista scoprì che tutti, ma proprio tutti, compreso Francesco Guccini, sapevano giocare a pallone. Era un caos indefinibile vederli giocare fra le stanze, scoprire che De Gregori poteva benissimo entrare in sintonia con Giacomo Puccini e servirgli un assist da campionato del mondo preciso sulla testa. E tutto sotto lo sferzante vento di libeccio che infuriava in tutta la casa. Il mare si godeva le partite con un braccio sulla spalla di Ernesto, in totale stato confusionale. Quando in casa entrò Wolfang Amadeus Mozart la casa scoppiò. Ernesto lo trovarono sorridente fra le macerie. Lo videro togliersi i calcinacci dalle spalle, prendere un pallone e cominciare a palleggiare (un po' impacciato a dire il vero). Qualcuno giura di aver visto Lucio Battisti, con indosso una giacca di Ernesto, allontanarsi allegramente a braccetto con Giuseppe Verdi. Il mare, un po' invecchiato, respirava adagio sulla battigia.

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