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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

FRATELLI GRIMM, con Ernesto: “Il principe ranocchio o Enrico di ferro”

FRATELLI GRIMM, con Ernesto: “Il principe ranocchio o Enrico di ferro”

Analisi di Jung
La fiaba rappresenta un ottimo esempio per l’analisi letteraria jungiana. Secondo Carl Gustav Jung, essa rappresenta il processo d’iniziazione della psiche di una giovane donna. L’ego è la principessa; in quanto vergine, essa percepisce i compagni maschili come animali. La palla d’oro rappresenta il sé, perduto nell’inconsapevolezza (lo stagno). Mentre la donna cerca il proprio sé incontra l’uomo/rana. La rana desidera l’intimità con la donna (che nelle diverse varianti è 24912979_il-principe-ranocchio-enrico-di-ferro-grimm-0rappresentata dal fatto di bere dal suo bicchiere e mangiare dal suo piatto, dormire sul suo cuscino, o baciarla). Inizialmente disgustata, la vergine arriva a riconoscere inconsciamente la mascolinità e questa scoperta la porta a percepire la rana come un uomo desiderabile. La principessa ora è una donna matura pronta per il matrimonio.

La fiaba nella cultura popolare
La fiaba è estremamente popolare e l’espressione “baciare un ranocchio” viene usata comunemente con una quantità di significati metaforici. In genere, la trasformazione da ranocchio a principe viene paragonata al cambiamento di una persona che scopre il vero amore. Numerosissime sono anche le varianti parodistiche, in cui la storia viene rovesciata; il Principe Ranocchio del romanzo Streghe all’estero di Terry Pratchett, per esempio, è una rana trasformata in umano da un incantesimo.

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FRATELLI GRIMM, con Ernesto: “Il principe ranocchio o Enrico di ferro” by Ernesto Macchioni is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 4.0 International
Ernesto Macchioni

Ernesto Macchioni

Il mare in tempesta fu improvvisamente colpito ai fianchi da un milione di tonnellate di olio. Fu così che venne alla luce Ernesto Macchioni in un'inaspettata giornata d'estate in pieno novembre 1961. La finestra fu finalmente aperta, Ernesto si affacciò e venne invaso da un fiume di luce e salmastro. L'infanzia la passò a cercare di capire se era meglio saper giocare a pallone o ascoltare la musica. Scelse la seconda ipotesi, senza rendersi conto di quanto si sarebbe complicato la vita. Il mare lo guardava perplesso. Faceva le scuole medie quando imparò a suonare la chitarra. Divenne amico intimo di Francesco Guccini, Francesco De Gregori, Lucio Battisti, cercando di scacciare l'inopportuna presenza di Claudio Baglioni. Erano amici fidati, a loro non importava se non sapevi giocare a calcio. Il mare scuoteva la testa. Alle superiori si illuse che il mondo era facile e cambiò religione diventando comunista. Bussarono alla porta di casa gli Inti-illimani e li fece entrare. (Battisti lo nascose nell'armadio). Claudio Lolli chiese "permesso" e lo fece accomodare. Pink Floyd e Genesis erano degli abitué ormai da tempo. La casa era piena di gente. Sua madre offriva da bere a tutti (ma non riuscì mai a capire cosa ci faceva quel ragazzo riccioluto rintanato fra i vestiti). Il mare aspettava. Venne l'ora provvisoria del buon senso e del "mettisufamiglia". La chitarra si era nel frattempo trasformata in un pianoforte. La casa era grande adesso e, oltre ai figli, poteva contenere anche vecchi giganti come Chet Baker e Miles Davis, lo zio Keith Jarrett e il nipotino Pat Metheny. La moglie offriva da bere a tutti, compreso Lucio Battisti che si era da tempo tolto la polvere dell'armadio di dosso. Qualcuno aveva infranto i sogni e il muro di Berlino, scoprendo che era fatto di carta come loro. Il mare si fece invadente e, stanco di aspettare, entrava anche in casa nei momenti più inopportuni. Era una folla. Quando Ernesto decise di far entrare anche Giacomo Puccini, Giuseppe Verdi e Gabriel Fauré la situazione cominciò a farsi insostenibile. Soprattutto quando il nostro protagonista scoprì che tutti, ma proprio tutti, compreso Francesco Guccini, sapevano giocare a pallone. Era un caos indefinibile vederli giocare fra le stanze, scoprire che De Gregori poteva benissimo entrare in sintonia con Giacomo Puccini e servirgli un assist da campionato del mondo preciso sulla testa. E tutto sotto lo sferzante vento di libeccio che infuriava in tutta la casa. Il mare si godeva le partite con un braccio sulla spalla di Ernesto, in totale stato confusionale. Quando in casa entrò Wolfang Amadeus Mozart la casa scoppiò. Ernesto lo trovarono sorridente fra le macerie. Lo videro togliersi i calcinacci dalle spalle, prendere un pallone e cominciare a palleggiare (un po' impacciato a dire il vero). Qualcuno giura di aver visto Lucio Battisti, con indosso una giacca di Ernesto, allontanarsi allegramente a braccetto con Giuseppe Verdi. Il mare, un po' invecchiato, respirava adagio sulla battigia.

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