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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

Ventidue uomini in mutande che rincorrono un pallone

Ventidue uomini in mutande che rincorrono un pallone

“Ventidue uomini in mutande che rincorrono un pallone” è una delle frasi che più mi fa imbestialire.

Viene pronunciata (non sempre, ma spesso) da chi odia il calcio e non riesce a capire – o peggio ancora lo snobba con aria irritante di superiorità – come mai possa generare così tanta passione ed interesse.

Scrivo quest’articolo domenica 7 maggio 2023. Due giorni e mezzo fa (la sera di giovedì 4, quindi diciamo quasi tre giorni fa, solo che adesso sono le 15.32 ed io sono un tipo molto pignolo) il Napoli ha vinto il suo terzo Scudetto in novantasette anni di vita. Lo ha vinto meritatamente, con cinque giornate d’anticipo in un Campionato stradominato.

Avete visto i festeggiamenti? Le foto, i video da Napoli ed anche in tutta Italia? Ecco. Non voglio scrivere cose retoriche, banali e mi scuso se dovessero risultare tali. Ma quella festa è stata attesa da trentatré anni, dai tempi di Maradona; nel mentre retrocessioni, fallimenti, obiettivi sfumati… e quest’anno Campioni d’Italia. C’era tutta la gioia attesa da decenni, l’amore per una squadra (ed anche per una città). Poi ognuno è libero di appassionarsi a qualsiasi sport ed a qualsiasi cosa, ci mancherebbe… però, secondo me naturalmente, il calcio è lo sport più bello del mondo proprio per le emozioni, la passione, le gioie ed anche le incazzature. Che poi come gioco sarebbe semplice: bisogna fare gol. Tutto qui? Eh no, perché per arrivarci serve un lavoro di squadra, il talento, ciascuno con un proprio ruolo, con una propria funzione… dove tutti sono importanti.

Poi è un argomento universale, può creare fratellanza, si esulta insieme… non è meraviglioso? Non voglio convincere nessuno ad appassionarsi per forza, ovviamente, sto solo raccontando il perché ne sono innamorato.

Certo, certo, ci sono le delusioni, le incazzature come ho scritto prima. Uh, se ci sono. Le ansie prime delle partita, una sensazione che (naturalmente in assenza di cause di forza maggiore) non ti fa pensare ad altro, conti il tempo che manca al fischio d’inizio della gara. Mi ricordo lo scorso anno la settimana che portava a Sassuolo-Milan, ultima giornata dello scorso Campionato: il Milan era in testa alla classifica ed anche con un pareggio avrebbe vinto lo Scudetto. Ricordo soprattutto l’ultima ora prima della partita, dalle 17 alle 18, non feci altro che camminare per casa, avrò percorso tipo qualche chilometro dalla tensione. Poi via, si inizia, il Milan vince 3-0, Campioni d’Italia e piansi tanto di gioia.

È bello piangere di gioia, vero? Ecco, il calcio mi dà queste emozioni. Forse presuntuosamente (chiedo scusa se sembra così) vi consiglio fortemente di appassionarvi a qualcosa che possa farvi piangere di gioia: è meraviglioso.

A proposito invece di ansie calcistiche: mercoledì (fra tre giorni e mezzo, perché ora sono le 16.30 ed il fischio d’inizio è fissato per le 21) si gioca la gara d’andata di Milan-Inter, semifinale di Champions League.

Milan-Inter.

Semifinale di Champions League.

Ecco.

Potete immaginare. Fra l’altro esattamente vent’anni fa ci fu il derby in semifinale: passammo noi perché facemmo gol in trasferta (vincemmo poi la Champions ai rigori contro la Juventus).

Ok, termino qui l’articolo, altrimenti mi viene un attacco d’ansia.

Comunque, ripeto, in sintesi:
1) Non fate i superiori quando si parla di calcio e della passione che crea;
2) Appassionatevi a qualcosa che possa emozionarvi molto.

E forza Milan!

P.S.: siccome c’è anche il calcio femminile (che è molto bello) consiglio, a chi vuole pronunciare quell’odiosa frase che è anche il titolo di questo articolo, di aggiornarla in “ventidue uomini o donne in mutande che rincorrono un pallone” oppure per fare presto “ventidue in mutande che rincorrono un pallone”. Ma fareste proprio prima a non dirla proprio.

 

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© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

 

Nicolò Bagnoli

Nicolò Bagnoli

Nasce nel 1986, nel 2010 ha l'idea di WiP Radio di cui è il direttore, è quasi alto come Berlusconi, davanti ad un microfono può starci ore. Parlando, ovviamente.

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