ON AIR


Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

Ecce Nanni

Ecce Nanni

Ieri è uscito in 503 sale il nuovo film di Nanni Moretti, “Il Sol dell’Avvenire”. Trama: Giovanni (lo stesso Moretti) è un regista sempre meno in sintonia con il mondo attorno a lui.
Sta girando un film ambientato nel 1956, la storia del segretario della sezione del PCI del quartiere romano del Quarticciolo che deve capire come reagire all’invio dei carri armati sovietici a Budapest. La produttrice del film è sua moglie Paola (Margherita Buy), che però sta pensando di lasciarlo, anche se Giovanni non lo sa.
Giovanni sta anche scrivendo un film tratto da “Il nuotatore” di John Cheever, e allo stesso tempo immagina di girare un film che racconti la storia quarantennale di una coppia, con tante canzoni italiane a fare da sottofondo.
Nel cast troviamo anche Silvio OrlandoBarbora BobulovaMathieu AmalricJerzy StuhrValentina Romani e Blu Yoshimi. (da comingsoon.it).

Ora: ho scritto la trama, ho fatto informazione ed ok, stop. Ah, non ho detto che sarà in concorso al Festival di Cannes. Insomma, ok, ora la parte informativa l’ho terminata. Andiamo sul personale.

Per me Nanni Moretti non è solo un regista, un attore, uno sceneggiatore, un produttore, vincitore di una Palma D’Oro, di svariati David di Donatello, ecc. Per me Nanni Moretti è quasi un parente. Il suo primo film che ho visto è stato “Aprile”, nel 1998. Lo vidi tramite pay per view sull’antenata di Sky (si chiamava D+). A 12 anni mi ero appassionato alla politica e potete immaginare la mia popolarità quando ai compagni di classe iniziavo a fare discorsi del tipo “Insomma qua forse cade il Governo Prodi…” e loro mi guardavano come fossi un mulo parlante. Beh, posso comprenderli. In “Aprile” c’è anche la politica (la vittoria della Destra nel 1994, e poi nell’aprile di due anni dopo la vittoria del CentroSinistra, pochi giorni dopo la nascita di suo figlio Pietro) e quindi volli vederlo. Da lì iniziò il mio interesse per lui.

Ho visto tutti i suoi film (a parte “Tre Piani”) ed il suo cinema, per me, è unico. Non si può dire “eh, Moretti fa un cinema molto simile a X o a Y…”: Moretti è Moretti. Coi pregi ed i difetti. Ho sempre amato le sue pellicole (ovviamente non tutte mi piacciono allo stesso modo, ci mancherebbe) perché sono film personali: ha l’esigenza di raccontare una storia e la racconta a modo suo. Nella mia umile e piccola “”””carriera creativa”””” c’è tanto di lui, quantomeno come spinta alla scrittura ed al mettersi in gioco (gli altri ispiratori sono Stefano Benni, Elio e le Storie Tese, la Gialappa’s Band, i Simpson).

Volevo fare una classifica dei miei dieci film morettiani preferiti ma già nell’immaginarmela provavo sofferenza. Inoltre l’articolo rischierebbe di diventare troppo lungo e ridurre la classifica solo a cinque o addirittura a tre mi sembra esagerato ed ingiusto (e se “stavo male” a farla dei primi dieci, figuriamoci a ridurla ulteriormente).

“Il Sol dell’Avvenire” non so se andrò a vederlo. Certo, può sembrare strano perché teoricamente dovrei andare al primo spettacolo disponibile. Però… però la situazione è questa: sto leggendo tantissime recensioni che lo descrivono come film bellissimo, come un capolavoro, forse il suo miglior film o comunque fra i suoi più belli. Recensioni che mi commuovono, a dimostrazione (non ce n’era comunque bisogno, lo so da solo) non solo della stima ma anche dell’affetto che provo per lui.

Ma se per un qualche motivo il film poi non mi dovesse piacere? Ho questa paura. Tutte le belle sensazioni avute leggendo i vari articoli puff, smaterializzati perché magari, boh, non saprei nemmeno perché, ma insomma ho questo timore. Ma dunque, se avessi la possibilità, che faccio? Vado o non vado? Mi si nota di più se vado e me ne sto in disparte o se non vado per niente? Vado. Vado e mi metto, così, vicino all’uscita, di profilo, in controluce. Magari altri spettatori mi fanno: “Nicolò vieni con noi, dai”, e io: “sì sì, poi vi raggiungo dopo”.

(Per chi non l’ha capita, è una semicitazione di questa scena memorabile di “Ecce Bombo”, 1978):

Comunque poi alla fine non lo so, boh, vediamo. Ma sì, devo andare. Voglio andare. Se ne ho la possibilità mi organizzo, assolutamente.

Fra l’altro Nanni Moretti l’ho incontrato. Giugno 2018, “Parlare di Cinema” a Castiglioncello. Ospite speciale, lui. Alla fine foto e saluti con il pubblico. Gli organizzatori mi conoscevano e si aspettavano quindi una foto insieme e tutto quanto. Invece ho preferito “solo” stringergli la mano, emozionatissimo naturalmente, dicendogli “complimenti, grazie di tutto” (una cosa del genere), con anche una pacca sulla spalla. Non so perché, boh. Ma l’emozione era tanta e lo è ancora oggi nel ricordare. Non volevo rovinare quel momento, è stato bello così.

Dicono che la scena finale del nuovo film sia molto commovente. Non la spoilero ma, così fosse, non faccio fatica ad immaginarmi con i lucciconi. Come quella volta a Castiglioncello mi viene da dirti soltanto una cosa, che vale in generale: grazie, Nanni.

 

(foto in evidenza: ©Alberto Novelli per Fandango e Sacher Film)

 

 

Per leggere gli altri articoli di “Non so che scrivere…” clicca qui.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Nicolò Bagnoli

Nicolò Bagnoli

Nasce nel 1986, nel 2010 ha l'idea di WiP Radio di cui è il direttore, è quasi alto come Berlusconi, davanti ad un microfono può starci ore. Parlando, ovviamente.

Articoli Correlati

Commenti