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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

I WANT YOU (SHE’S SO HEAVY) (Lennon – McCartney)

I WANT YOU (SHE’S SO HEAVY) (Lennon – McCartney)

I WANT YOU (SHE’S SO HEAVY) (Lennon – McCartney)

John Lennon – voce, accompagnamento vocale, chitarra multitraccia solista, sintetizzatore Moog
George Harrison – accompagnamento vocale, chitarra multitraccia solista
Paul McCartney – accompagnamento vocale, basso
Ringo Starr – batteria, conga

Musicisti aggiuntivi
Billy Preston – organo Hammond

Registrazione: 26 settembre1969
Produttore: George Martin
Fonico: Geoff Emerick

 

Ti voglio
ti voglio maledettamente

 

 

 

Il brano

I Want You (She’s So Heavy) è un brano di John Lennon e segna la fine dei lavori di Get Back e l’inizio della gestazione di quella che sarà il loro ultimo album: Abbey Road.

Origine

I quattro si riunirono ai Trident Sudios, per le Get Back’s Sessions, per decidere se continuare o meno il loro percorso insieme. Decisero di mettere mano alla bozza di un’idea di John già proposta precedentemente: I Want You appunto.

«Un recensore ha scritto di me, a proposito di questa canzone: “Pare aver perso il suo talento per i testi, da come questo è semplice e noioso”. She’s So Heavy parla di Yōko. E, come ha detto lei, se stai annegando non mormori: “Sarei davvero molto lieto se qualcuno avesse l’occasione di prendere atto che sto andando a fondo e venisse nella mia direzione per salvarmi”. Gridi “aiuto!”, e basta. È quello che faccio io in I Want You (She’s So Heavy).»

(John Lennon)

 

Ti voglio
ti voglio maledettamente tesoro
Ti voglio
ti voglio maledettamente
Mi fai impazzire
Mi fai impazzire

Registrazione e accordi

I Want You (She’s So Heavy) è considerata uno dei primi esempi di composizione heavy metal.
Insolitamente lungo per un brano dei Beatles (il pezzo dura circa otto minuti), I Want You si caratterizza per una base ritmica estremamente curata (ispirata a Coming Home Baby di Mel Tormé del 1963).

Per scelta di John Lennon, il pezzo, dopo una lunga suit di arpeggio, non sfuma ma si interrompe bruscamente, concidendo con la fine del solco nella prima facciata dell’album.

Di seguito gli accordi e a seguire un breve tutorial video:

 Lam La4 Lam 
I want you, I want you so bad
La4 Do 
I want you, I want you so bad
Rem7 Fa7+ Sol Lam 
It's driving me mad, it's driving me mad.
Rem Rem7 Rem 
I want you, I want you so bad babe
Rem Fa 
I want you, I want you so bad
Do Sib Sol7 Mi7 
It's driving me mad, it's driving me mad.
[...]
She's so... heavy
Rem Mi7 Sib La 
heavy, heavy heavy.
Lam La4 Lam La4 Do Rem7 Fa7+ Sol Lam 
Rem Rem7 Rem Fa Do Sib Sol7 Mi7 
Rem Fa7+ Mi7 Sib La 
She's so... heavy
Rem Fa7+ Mi7 Sib La 
[...]

 

Lei è così forte
Lei è così forte
forte, forte, forte

 

 

Live e cover

I Want You (She’s So Heavy)  è stata interpretata, in una bellissima versione strumentale, dai Booker T. & The M.G’s  e dalla grande Sarah Vaughan nel 1981.

Ma non possiamo non citare la stupenda versione di un meraviglioso George Benson nel 1970.

Ernesto Macchioni

Ernesto Macchioni

Il mare in tempesta fu improvvisamente colpito ai fianchi da un milione di tonnellate di olio. Fu così che venne alla luce Ernesto Macchioni in un'inaspettata giornata d'estate in pieno novembre 1961. La finestra fu finalmente aperta, Ernesto si affacciò e venne invaso da un fiume di luce e salmastro. L'infanzia la passò a cercare di capire se era meglio saper giocare a pallone o ascoltare la musica. Scelse la seconda ipotesi, senza rendersi conto di quanto si sarebbe complicato la vita. Il mare lo guardava perplesso. Faceva le scuole medie quando imparò a suonare la chitarra. Divenne amico intimo di Francesco Guccini, Francesco De Gregori, Lucio Battisti, cercando di scacciare l'inopportuna presenza di Claudio Baglioni. Erano amici fidati, a loro non importava se non sapevi giocare a calcio. Il mare scuoteva la testa. Alle superiori si illuse che il mondo era facile e cambiò religione diventando comunista. Bussarono alla porta di casa gli Inti-illimani e li fece entrare. (Battisti lo nascose nell'armadio). Claudio Lolli chiese "permesso" e lo fece accomodare. Pink Floyd e Genesis erano degli abitué ormai da tempo. La casa era piena di gente. Sua madre offriva da bere a tutti (ma non riuscì mai a capire cosa ci faceva quel ragazzo riccioluto rintanato fra i vestiti). Il mare aspettava. Venne l'ora provvisoria del buon senso e del "mettisufamiglia". La chitarra si era nel frattempo trasformata in un pianoforte. La casa era grande adesso e, oltre ai figli, poteva contenere anche vecchi giganti come Chet Baker e Miles Davis, lo zio Keith Jarrett e il nipotino Pat Metheny. La moglie offriva da bere a tutti, compreso Lucio Battisti che si era da tempo tolto la polvere dell'armadio di dosso. Qualcuno aveva infranto i sogni e il muro di Berlino, scoprendo che era fatto di carta come loro. Il mare si fece invadente e, stanco di aspettare, entrava anche in casa nei momenti più inopportuni. Era una folla. Quando Ernesto decise di far entrare anche Giacomo Puccini, Giuseppe Verdi e Gabriel Fauré la situazione cominciò a farsi insostenibile. Soprattutto quando il nostro protagonista scoprì che tutti, ma proprio tutti, compreso Francesco Guccini, sapevano giocare a pallone. Era un caos indefinibile vederli giocare fra le stanze, scoprire che De Gregori poteva benissimo entrare in sintonia con Giacomo Puccini e servirgli un assist da campionato del mondo preciso sulla testa. E tutto sotto lo sferzante vento di libeccio che infuriava in tutta la casa. Il mare si godeva le partite con un braccio sulla spalla di Ernesto, in totale stato confusionale. Quando in casa entrò Wolfang Amadeus Mozart la casa scoppiò. Ernesto lo trovarono sorridente fra le macerie. Lo videro togliersi i calcinacci dalle spalle, prendere un pallone e cominciare a palleggiare (un po' impacciato a dire il vero). Qualcuno giura di aver visto Lucio Battisti, con indosso una giacca di Ernesto, allontanarsi allegramente a braccetto con Giuseppe Verdi. Il mare, un po' invecchiato, respirava adagio sulla battigia.

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