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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

Lasciarsi un giorno a Milano

Lasciarsi un giorno a Milano

“Lasciarsi un giorno a Roma” è una bellissima canzone di Niccolò Fabi, presentata al Festival di Sanremo 1998 e classificatasi ottava. È anche il titolo di un film di Edoardo Leo uscito nel 2021.

Almeno per il momento, non mi sono mai lasciato a Roma, né sono stato lasciato. Il protagonista di quest’articolo però non sono io. Bisogna fare un salto indietro nel tempo, esattamente di undici anni e mezzo circa.

È il 30 maggio 2011, sono a Milano con due miei cari amici e colleghi Consiglieri Comunali (all’epoca ero Consigliere Comunale qui a Rosignano Marittimo per il Partito Democratico). Siamo andati a Milano perché speranzosi della vittoria del CentroSinistra alle Comunali con Giuliano Pisapia dopo quasi vent’anni di Amministrazioni di CentroDestra.

Vinciamo, siamo al Teatro dell’Elfo (corso Buenos Aires) dove c’è il comitato elettorale di Pisapia. Grande festa ed andiamo a piedi in Piazza del Duomo. Ovviamente passano tante macchine: la maggioranza è indifferente, una buona parte ci suona il clacson in segno di vittoria, una minoranza ci manda a quel paese o comunque appare infastidita, evidentemente erano elettori della sfidante, Letizia Moratti. E poi c’è lei.

Lei, in quel tardo pomeriggio, non aveva la testa di pensare ai risultati del ballottaggio. Probabilmente usciva dal lavoro, una giornata forse andata male. È al telefono, in macchina. Sto camminando con i miei due amici-colleghi e con tanta altra gente che non avevo mai visto prima e che molto probabilmente non rivedrò più. Dobbiamo attraversare la strada ma bisogna attendere che non passino macchine, le strisce pedonali sono praticamente poco dopo una curva, la strada – a mia memoria, poi ci sta che mi sbagli – è a senso unico.

Passa lei, con la sua macchina. È al telefono, almeno fino dopo la curva, perché dopo aver girato butta il telefonino sull’altro sedile urlando qualcosa. Ha i finestrini chiusi, non ho sentito. Ma non importa udire per capire che si è arrabbiata, e pure molto. Forse ha gridato “basta!” oppure “vaffanculo!” o un “aaaaaaaah! di default, non lo so. So che ha urlato, oh, l’ha fatto davanti ai miei occhi. Con i finestrini chiusi, ma l’ha fatto. Poi noi attraversiamo la strada, chissà dov’è andata.

Già, dov’è andata? E perché ha urlato?

Era il 30 maggio 2011, oggi è il 4 novembre 2022, di tempo ne è passato, ma alle volte mi torna in mente. Cosa può essere successo? Un problema di lavoro? Un litigio con il/la partner? Forse si è lasciata e mentre per le strade la gente festeggiava, lei invece vedeva dissolversi la sua storia d’amore?

Immagino che a tantissimi di noi (se non a tutti) è capitato di urlare di rabbia, almeno una volta. È liberatorio. Magari quell’urlo le è servito per togliersi una zavorra che le impediva di essere felice.

Chissà che fine ha fatto. Chissà dov’è ora, come sta, come le è andata la vita in questi quasi undici anni e mezzo, se ha più urlato in quel modo.

Sinceramente spero stia bene, sia felice e spero che nel 2011 abbia votato Pisapia e nel 2016-2021 Sala.

Quest’ultima cosa non c’entra niente con la storia, ma i dettagli sono importanti.

 

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Nicolò Bagnoli

Nicolò Bagnoli

Nasce nel 1986, nel 2010 ha l'idea di WiP Radio di cui è il direttore, è quasi alto come Berlusconi, davanti ad un microfono può starci ore. Parlando, ovviamente.

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