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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

La settimana bianca

La settimana bianca

Visto che qualche settimana fa avevo scritto un articolo sul caldo, oggi invece parlo de “La settimana bianca”, come se fosse il titolo di qualcosa. Beh, effettivamente è il titolo di questo pezzo.

Allora, cominciamo.

Personalmente non sono un grande fan della montagna. In settimana bianca ci sono andato una volta sola, all’età di otto anni e mezzo, per essere proprio preciso. Anzi, lo voglio essere di più: era la settimana che andava dal 26 febbraio al 5 marzo.

La partenza era fissata per la mattina di domenica 26. Destinazione: San Martino di Castrozza, provincia di Trento. Mi ricordo che il venerdì precedente eravamo andati a fare al negozio predisposto gli ultimi acquisti, poi il sabato pomeriggio andammo a Firenze, perché la base era quella. Mi ricordo che quella sera c’era la finale del Festival di Sanremo 1995, vinto poi da Giorgia. In camera d’albergo la guardai fino alla fine.

La mattina indi partimmo da Firenze, insieme a gente che praticamente non conoscevo. I miei Nonni materni avevano invece degli amici, penso quindi che anche mia Mamma li conoscesse, il mio Babbo non lo so. Però c’erano anche dei bambini, fra cui – meno male – uno della mie età.

Cose che mi ricordo del viaggio: io che inizio un po’ a diventare amico del coetaneo (Lorenzo, mi sembra), un padre – diventato poi, con sua moglie, amici dei miei genitori, perlomeno in quella settimana – che tenta di addormentare la figlia imitando Giucas Casella, lo stop al viaggio per mettere le catene alle ruote del pullman.

Arriviamo là quindi domenica pomeriggio, il Milan ha battuto 3-1 la Cremonese e questa è la cosa più importante. Guardo un po’ di televisione nella hall dell’albergo e poi di quella sera non ricordo più granché.

Il lunedì c’è il debutto sulle piste di sci: un disastro. È già tanto che riesca a stare in piedi, faccio tipo due passi e cado. Questo anche il martedì ed il mercoledì. Sullo skilift (o sciovia, per dirla in italiano) faccio tipo dieci metri e poi cado, sono coerente. Però sono anche stronzo, e faccio cadere pure chi sta dietro di me.

Una sera c’è un’esibizione serale di tutti i maestri di sci, molto suggestiva. Non ricordo però che sera, rimembro semmai che la mattina dopo fui portato in braccio da uno di loro perché cadevo continuamente, io facevo i complimenti continui a questo maestro di sci perché l’avevo visto la sera prima nell’esibizione (cosa non vera e mi sa che lui se n’accorse).

(Piccola parentesi: martedì sera ci sono le Coppe europee di calcio, io per quel che posso seguo tutte le partite in tv: mi ricordo Lazio-Borussia Dortmund martedì sera di Coppa Uefa – con anche tedeschi alla visione lì in albergo – ed il giorno dopo Milan-Benfica, Quarti di Finale di Champions League; il Milan vince 2-0, forse anche Lorenzo è milanista perché ci abbracciamo per esultare, o forse era un altro, insomma oh son passati ventisette anni. Comunque mi ricordo di averla vista anche se c’erano un sacco di bambine e donne che volevano vedere “Beverly Hills 90210”, quindi ci furono dei compromessi).

Tornando al racconto sciistico. Si arriva insomma a mercoledì mattina, in cui il mio maestro di sci, cioè quello del corso che seguivo, insieme a quel Lorenzo ed altri bambini (mi ricordo due bambine di Roma, o forse una, boh, vabbè), mi comunica che ho bisogno di ripetizioni. Sì, ripetizioni di sci. Forse sono stato l’unico nella storia, almeno fino a quel momento, ad aver bisogno delle ripetizioni di sci.

Ci troviamo io e lui nel pomeriggio, la pista era praticamente vuota. Magicamente imparo tutto: sono una scheggia, imparo le nozioni basilari e meno basilari, insomma vado alla grande. Sono contento, lo è anche il maestro di sci e pure l’addetto alla sciovia perché riesco a farla tutta senza cadere: esultiamo.

Dal giorno dopo sono un fenomeno: sicurissimo, nessun problema, mi immagino già un futuro nello sci (era il periodo d’oro di Alberto Tomba). Tutto bello tutto felice arriviamo all’ultimo giorno di lezione, sabato 4 marzo, dove andiamo nella pista di sci dei grandi.

Mi ricordo la nebbia clamorosa, visibilità ridotta, però andiamo, stiamo attenti e sembra che vada tutto bene. Fino a che, non ricordo a che momento della mattina (forse metà) feci una discesa ma avevo un maestro di sci in traiettoria, purtroppo me ne accorsi quasi all’ultimo istante; lui invece non se ne accorse nemmeno, stava corteggiando una donna (secondo me la stava corteggiando). Insomma, botto.

Mi ritrovo a terra, arriva il mio maestro di sci (nei miei ricordi discutendo con il suo collega, ma forse mi sbaglio) e mi porta in fondo. Io ovviamente piangevo, ma forse più dallo spavento o per scena perché in buona sostanza non mi feci praticamente niente. Finisce così, con un incidente, la mia carriera da sciatore. Perché sì, non abbiamo mai fatto altre settimane bianche. Un po’ mi spiace un po’ no, non amando la montagna. Però fu bello.

La domenica mattina andammo dal fotografo a ritirare le foto che aveva fatto a noi allievi dei corsi, mi ricordo che stranamente ero in terra e mi fotografò così, oltre alla foto collettiva ad un mio intenso primo piano: le tengo ancora in camera mia, a parte quella dove sono in terra che è caduta e non so più dove sia.

Partiamo la domenica pomeriggio, Lorenzo non lo frequento più da qualche giorno, forse si era rotto le scatole, probabile, boh. Mi ricordo che mia Mamma non stava molto bene, forse congiuntivite, mi ricordo solo che non riusciva a tenere bene gli occhi aperti. Ceniamo in un ristorante penso in provincia di Pisa e poi tutti a casa.

La mattina dopo ho la febbre.

Questo è tutto quello che ricordo sulla settimana bianca che ho fatto dal 26 febbraio al 5 marzo a San Martino di Castrozza. L’unica.

Bramo per rifarne un’altra? No. Amo il mare. Però oh, una volta ogni tanto, ci potrebbe stare, perché no.

Però ecco, magari prima ho bisogno un po’ di allenamento per evitare figurette, un conto è non saper andare sugli sci a nove anni, un conto da over trentacinque… Magari oh, invece, son rimasto bravissimo.

Chissà!

 

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Nicolò Bagnoli

Nicolò Bagnoli

Nasce nel 1986, nel 2010 ha l'idea di WiP Radio di cui è il direttore, è quasi alto come Berlusconi, davanti ad un microfono può starci ore. Parlando, ovviamente.

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