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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

Mille papaveri rossi

Mille papaveri rossi

Bentornati, miei carissimi amici. Oggi vi stupisco, non parliamo di birre. I protagonisti di questo attimo di felicità sono i papaveri, che con il loro colore acceso abbelliscono strade, prati e argini dei fiumi ricordandoci che l’estate è alle porte. O i mille papaveri rossi citati da De André in una delle sue canzoni più celebri, amici silenziosi che vegliano Piero nel suo sonno eterno tra i campi. Nascono in luoghi anonimi che vediamo spogli nei nostri giri quotidiani, e poi un bel giorno li troviamo lì, a tingere di scarlatto scorci che senza la loro presenza parrebbero piuttosto banali. Sono dei fiori anarchici, indipendenti, cazzuti, ma anche delicati e sfuggenti quando si prova a coglierli. Non a caso sono tra i miei fiori preferiti, e non solo per le loro proprietà psicotrope ben note, if you know what I mean. E se il vero attimo di felicità di oggi fosse l’oppio? Credo vi stia venendo qualche dubbio lecito amici miei…

POPPIES IN THE FIELD

Fondamentalmente i papaveri fanno quel cazzo che gli pare, sempre. Crescono nei campi e con una spruzzata di rosso illuminano il grano baciato dal sole. Danno carattere a prati anonimi creando fantasie in contrasto con il verde saturo dell’erba. Li troviamo in stazione, ai lati dei binari, agglomerati in un unico mare rosso mosso dal vento. Li vediamo fare da cornice ai fiumi, affacciandoci da un ponte per osservare lo scorrere dell’acqua. Spuntano pure in luoghi apparentemente inospitali: agli angoli delle strade, tra le crepe di un marciapiede, sulla piccola striscia di terra che delimita lo spartitraffico in autostrada. Non c’è niente da fare, si impuntano e fioriscono dove gli va.

Sono anarchici, come detto prima. E se proviamo a coglierli con la speranza di portare via con noi la loro bellezza sanguigna, dopo poco si sciupano, i sottili petali iniziano a cadere uno a uno come veli leggeri, facendoci rimanere con un palmo di naso. Ci prendono per il culo, ma giustamente: il fascino dei papaveri è dato in parte anche dalla loro inafferrabilità, vanno ammirati con rispetto nell’ambiente che si sono scelti. Ed è bellissimo poterli vedere a gruppi mentre danzano con il vento: sanno di estate, di spazi aperti, di spensieratezza e voglia di vivere.

VIDE DEGLI ALTI PAPAVERI AL SOLE BRILLAR, E LI’ S’INCANTO’

Tradizionalmente i papaveri simboleggiano l’orgoglio sopito, la semplicità umile, la pigrizia; per me no, sono fiori fieri, versatili, aggressivi nella loro essenzialità scarlatta. Tosti, ma allo stesso tempo sensibili e da trattare con cura. Somigliano a gocce di sangue, che ci ricordano quanto sia bello vivere manifestando la nostra essenza e quanto sia labile il confine con l’oblio e il sonno eterno. Con le loro proprietà hanno la capacità di simularlo, aiutano a non soffrire ma possono causare dipendenze distruttive ed essere letali.

E’ il lato oscuro di questo fiore: indipendente e affamato di vita, utile ad insetti ed esseri umani, ma nello stesso tempo custode del sonno dei sensi e della morte. Ha un fascino che ricorda quello della nostra esistenza, della bellezza intrinseca in noi e delle ombre che custodiamo, della passione che anima le nostre vite e di ciò che ci aspetterà un giorno, col ritorno alla terra. Sarà per questo che lo amo così tanto: è un fiore semplice e dato per scontato, ma tra i suoi petali malinconici racchiude un cuore ricco di sfaccettature.

Grazie di essere arrivati fino a qui, cari amici. E’ stato un piacere condividere con voi queste riflessioni, e anche un modo per me per capire ulteriormente il motivo per cui adoro così tanto i papaveri. Riflettendo sulle piccole cose si impara sempre qualcosa di nuovo anche dopo anni. Vi aspetto tra due settimane, un forte abbraccio.

I riferimenti musicali di oggi per titolo e sottotitoli sono:

“La guerra di Piero” Fabrizio De André

https://youtu.be/KoYw0LHEWLM

“Poppies in the Field” The Teardrop Explodes

https://youtu.be/EVAvaqIcSOQ

“Papaveri e papere” di Nilla Pizzi, anche se io preferisco la versione punk del Papà di Viola

https://youtu.be/N44KrEiScuc

 

Chiara Cassani

Chiara Cassani

Maestra di danza orientale e floriterapeuta, suona la batteria in un gruppo metal femminile: le Obsydian Shiver. Le piace leggere, ascoltare musica rock e punk, e degustare birre con gli amici più cari. Abita con una gatta in una mansarda davanti al mare.

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