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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

DEAR PRUDENCE (Lennon-McCartney)

DEAR PRUDENCE (Lennon-McCartney)

 

John Lennon – voce, chitarra, handclaps
Paul McCartney – armonie vocali, cori, basso, batteria, piano, tamburello, fluglehorn, handclaps
George Harrison – armonie vocali, cori, chitarra solista, handclaps
Mal Evans – cori
Jackie Lomax – cori
John McCartney (cugino di Paul) – cori

Staff tecnico
George Martin – produttore

Registrazione: 30 agosto 1968
Produttore: George Martin
Fonico: Geoff Emerick

 

 

 

 

 

Cara Prudence, non vuoi uscire a giocare?
Cara Prudence, saluta il giorno nuovo fiammante
Il sole è alto, il cielo è blu
E’ bello e lo sei anche tu
Cara Prudence, non vuoi uscire a giocare?

 

 

Il brano

Il brano è di John Lennon e nasce in India.

Insieme ai Beatles, nel famoso ritiro in India dal maestro Maharishi Mahesh Yogi, c’era anche la cugina di Mia Farrow, Prudence Farrow.

Prudence si era fatta coinviolgere molto e si era rinchiusa in camera per molte settimane.

E’ a lei e all’esortazione a uscire dal bungalow e vivere la vita, che si riferisce il brano.

 

“Ciò che ispirò la canzone fu che John vide la mia assoluta dedizione verso quel che stavo facendo, la mia intensità per acquisire qualunque cosa fosse necessaria al fine di sentirmi completa di nuovo” e che il celebre verso “Won’t you come out to play?” (“Non vieni fuori a giocare?”) si riferisce ad una domanda posta tra di loro: “Cosa significa essere più illuminati interiormente? In fondo significa essere in grado di giocare.”

Prudence Farrow

 

 

 

Cara Prudence, apri gli occhi
Cara Prudence, guarda il cielo pieno di sole
Il vento è leggero gli uccelli canteranno
Che tu sei parte di ogni cosa
Cara Prudence, non vuoi aprire gli occhi?

Guardati intorno 

 

Registrazione

Dear Prudence fu registrato ai Trident Studios a Londra.

La struttura è quella del finger-picking, che John aveva imparato da Donovan che in quel periodo partecipava allo stesso ritiro. Non abbiamo Ringo Starr alla batteria ma lo stesso John.

Si segnala inoltre la presenza, fra i cori, del cugino di Paul: John McCartney, anche lui in India.

 

 

Cara Prudence, fammi vedere che sorridi
Cara Prudence, come una bambina
Le nuvole formeranno una catena di margherite
Così fammi vedere che sorridi nuovamente.
Cara Prudence, non vuoi farmi vedere che sorridi?

Cara Prudence, non vuoi uscire a giocare?
Cara Prudence, saluta il giorno nuovo fiammante
Il sole è alto, il cielo è blu
E’ bello e lo sei anche tu
Cara Prudence, non vuoi uscire a giocare

 

Live e cover

Fra le cover più famose citiamo il grande Jaco Pastorius e una favolosa interpretazione di Alanis Morissette, quest’ultima in occasione del John Lennon Tribute del 2001 dopo la presentazione di Dustin Hoffman.

Ernesto Macchioni

Ernesto Macchioni

Il mare in tempesta fu improvvisamente colpito ai fianchi da un milione di tonnellate di olio. Fu così che venne alla luce Ernesto Macchioni in un'inaspettata giornata d'estate in pieno novembre 1961. La finestra fu finalmente aperta, Ernesto si affacciò e venne invaso da un fiume di luce e salmastro. L'infanzia la passò a cercare di capire se era meglio saper giocare a pallone o ascoltare la musica. Scelse la seconda ipotesi, senza rendersi conto di quanto si sarebbe complicato la vita. Il mare lo guardava perplesso. Faceva le scuole medie quando imparò a suonare la chitarra. Divenne amico intimo di Francesco Guccini, Francesco De Gregori, Lucio Battisti, cercando di scacciare l'inopportuna presenza di Claudio Baglioni. Erano amici fidati, a loro non importava se non sapevi giocare a calcio. Il mare scuoteva la testa. Alle superiori si illuse che il mondo era facile e cambiò religione diventando comunista. Bussarono alla porta di casa gli Inti-illimani e li fece entrare. (Battisti lo nascose nell'armadio). Claudio Lolli chiese "permesso" e lo fece accomodare. Pink Floyd e Genesis erano degli abitué ormai da tempo. La casa era piena di gente. Sua madre offriva da bere a tutti (ma non riuscì mai a capire cosa ci faceva quel ragazzo riccioluto rintanato fra i vestiti). Il mare aspettava. Venne l'ora provvisoria del buon senso e del "mettisufamiglia". La chitarra si era nel frattempo trasformata in un pianoforte. La casa era grande adesso e, oltre ai figli, poteva contenere anche vecchi giganti come Chet Baker e Miles Davis, lo zio Keith Jarrett e il nipotino Pat Metheny. La moglie offriva da bere a tutti, compreso Lucio Battisti che si era da tempo tolto la polvere dell'armadio di dosso. Qualcuno aveva infranto i sogni e il muro di Berlino, scoprendo che era fatto di carta come loro. Il mare si fece invadente e, stanco di aspettare, entrava anche in casa nei momenti più inopportuni. Era una folla. Quando Ernesto decise di far entrare anche Giacomo Puccini, Giuseppe Verdi e Gabriel Fauré la situazione cominciò a farsi insostenibile. Soprattutto quando il nostro protagonista scoprì che tutti, ma proprio tutti, compreso Francesco Guccini, sapevano giocare a pallone. Era un caos indefinibile vederli giocare fra le stanze, scoprire che De Gregori poteva benissimo entrare in sintonia con Giacomo Puccini e servirgli un assist da campionato del mondo preciso sulla testa. E tutto sotto lo sferzante vento di libeccio che infuriava in tutta la casa. Il mare si godeva le partite con un braccio sulla spalla di Ernesto, in totale stato confusionale. Quando in casa entrò Wolfang Amadeus Mozart la casa scoppiò. Ernesto lo trovarono sorridente fra le macerie. Lo videro togliersi i calcinacci dalle spalle, prendere un pallone e cominciare a palleggiare (un po' impacciato a dire il vero). Qualcuno giura di aver visto Lucio Battisti, con indosso una giacca di Ernesto, allontanarsi allegramente a braccetto con Giuseppe Verdi. Il mare, un po' invecchiato, respirava adagio sulla battigia.

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