ON AIR


Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

SGT. PEPPER LONELY HEARTS CLUB BAND (Lennon – Mc Cartney)

SGT. PEPPER LONELY HEARTS CLUB BAND (Lennon – Mc Cartney)

Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band (intro and reprise)

Paul McCartney – voce, basso, chitarra solista
John Lennon – cori
George Harrison – cori, chitarra ritmica
Ringo Starr – batteria
George Martin – organo, produttore
James W. Buck – corno francese
Neil Sanders – corno francese
Tony Randell – corno francese
John Burden – corno francese

Registrazione 1º febbraio, 2 febbraio, 3 marzo e 6 marzo 1967
Produttore George Martin 

Questo blog si sta avviando verso un nuovo corso. Siamo a una svolta per i Beatles e lo stesso faremo con il nostro appuntamento.

Siamo agli ultimi fondamentali album e sopratutto questo, Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, segnerà un cambiamento radicale nella musica pop, spingendola verso confini mai esplorati.

Il blog cambierà veste e nome per ogni singolo album. Questa è la volta di…

The Summer of love

Era il 1 giugno 1969 quando usci Pepper.

Era l’estate dell’Amore e della Pace, e della guerra nel Vietnam. Era il momento dei fiori, dei colori, della psichedelia. Era il momento delle sperimentazioni chimiche chiamate acido lisergico (o più comunemente LSD). I Beatles, con questo album, dimostrarono che si poteva utilizzare tutto ciò anche per altre sperimentazioni. Come ad esempio in sala d’incisione.

Con Strawberry Fields Forever e con Penny Lane, consolidarono la loro natura da sala di registrazione e non più dal vivo.
Non a caso queste due canzoni dovevano essere il nucleo centrale di Pepper, fu per una (infelice) scelta discografica, che uscirono entrambe in quello che probabilmente è uno dei più importanti 45 giri della musica pop. E del resto, gli effetti creati ad Abbey Road non erano replicabili dal vivo. Creare suoni. Ed in questo George Martin è stato fondamentale per il gruppo, dando seguito ai deliri di John e ai sogni di Paul, tanto da guadagnarsi il diritto di quinto Beatle.

Creatività, trasgressione, colori, minigonne e la voglia di far esplodere tutto questo nella mente.

Questo e molto altro furono gli elementi di una tempesta perfetta che fece nascere Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band: il primo album concept della musica pop.

Un sergente al comando della Banda dei Cuori Solitari. Il Sergente Pepper come alter ego dei Beatles che avevano deciso di non fare più tour e di affidare a un album un intero concerto virtuale. Quale migliore introduzione quindi se non un pezzo dal vivo cui affidare il compito di aprire e (originariamente) chiudere questa bellissima raccolta di storie.

Molte di queste idee sono dovute alla genialità di Paul. Si dice che il nome di Sgt. Pepper venisse originariamente da un‘idea di Mal Evans, il roady del gruppo che uscì con un nome come Sault and Pepper.

Comunque l’album andò trasformandosi in corso d’opera, come dichiarò lo stesso Paul al South Bank Show.

Paul Mc Cartney: “Doveva essere uno show intero, dall’inizio alla fine, ma dopo aver registrato un paio di pezzi tutti cominciarono a perdere
interesse alla cosa e a scrivere le proprie canzoni, come sempre…”

La registrazione

L’idea quindi era di simulare un brano dal vivo: dal brusio inziale del pubblico, alla band che accorda gli strumenti e agli applausi. Oltre ad effetti in sala di registrazione fu utilizzata una vera performance dal vivo: la commedia, andata in scena al London’s Fortune Theatre nel 1961, con Peter Cook, Doodley Moore, Alan Bennett e Jonathan Miller.

Le registrazioni cominciarono il 1° febbraio, quindi, pur essendo il primo pezzo dell’album, non fu il primo ad essere registrato. Furono eseguite nove takes in una sola notte: fu scelta l’ultima. La voce di Paul è particolarmente graffiante, a dimostrazione di quanto questo grande artista sappia essere anche un grande cantante di rock’n’roll.

Dopo un mese di pausa, le lavorazioni ripresero il 3 marzo per la sovraincisione dei corni francesi e l’assolo di chitarra di George: furono impiegate sette ore per la sola incisione dell’assolo. Il 6 marzo furono infine aggiunti gli effetti speciali, il brusio del pubblico, ecc.

Live

Come sappiamo, i Beatles non si esibirono praticamente più dal vivo. Pochissimi giorni dopo però, fu Jimi Hendrix ad aprire un proprio concerto con una sua versione di Sgt Pepper’s Lonely Hearts Club Band: fra il pubblico nientedimeno che Paul e George!

Paul, George e Ringo la suonarono nel ’79 al “wedding party” organizzato da Eric Clapton.

Lo stesso Paul poi, insieme agli U2, la eseguirono all’Hyde Park nel 2005.

Ed infine la versione ufficiale.

Ernesto Macchioni

Ernesto Macchioni

Il mare in tempesta fu improvvisamente colpito ai fianchi da un milione di tonnellate di olio. Fu così che venne alla luce Ernesto Macchioni in un'inaspettata giornata d'estate in pieno novembre 1961. La finestra fu finalmente aperta, Ernesto si affacciò e venne invaso da un fiume di luce e salmastro. L'infanzia la passò a cercare di capire se era meglio saper giocare a pallone o ascoltare la musica. Scelse la seconda ipotesi, senza rendersi conto di quanto si sarebbe complicato la vita. Il mare lo guardava perplesso. Faceva le scuole medie quando imparò a suonare la chitarra. Divenne amico intimo di Francesco Guccini, Francesco De Gregori, Lucio Battisti, cercando di scacciare l'inopportuna presenza di Claudio Baglioni. Erano amici fidati, a loro non importava se non sapevi giocare a calcio. Il mare scuoteva la testa. Alle superiori si illuse che il mondo era facile e cambiò religione diventando comunista. Bussarono alla porta di casa gli Inti-illimani e li fece entrare. (Battisti lo nascose nell'armadio). Claudio Lolli chiese "permesso" e lo fece accomodare. Pink Floyd e Genesis erano degli abitué ormai da tempo. La casa era piena di gente. Sua madre offriva da bere a tutti (ma non riuscì mai a capire cosa ci faceva quel ragazzo riccioluto rintanato fra i vestiti). Il mare aspettava. Venne l'ora provvisoria del buon senso e del "mettisufamiglia". La chitarra si era nel frattempo trasformata in un pianoforte. La casa era grande adesso e, oltre ai figli, poteva contenere anche vecchi giganti come Chet Baker e Miles Davis, lo zio Keith Jarrett e il nipotino Pat Metheny. La moglie offriva da bere a tutti, compreso Lucio Battisti che si era da tempo tolto la polvere dell'armadio di dosso. Qualcuno aveva infranto i sogni e il muro di Berlino, scoprendo che era fatto di carta come loro. Il mare si fece invadente e, stanco di aspettare, entrava anche in casa nei momenti più inopportuni. Era una folla. Quando Ernesto decise di far entrare anche Giacomo Puccini, Giuseppe Verdi e Gabriel Fauré la situazione cominciò a farsi insostenibile. Soprattutto quando il nostro protagonista scoprì che tutti, ma proprio tutti, compreso Francesco Guccini, sapevano giocare a pallone. Era un caos indefinibile vederli giocare fra le stanze, scoprire che De Gregori poteva benissimo entrare in sintonia con Giacomo Puccini e servirgli un assist da campionato del mondo preciso sulla testa. E tutto sotto lo sferzante vento di libeccio che infuriava in tutta la casa. Il mare si godeva le partite con un braccio sulla spalla di Ernesto, in totale stato confusionale. Quando in casa entrò Wolfang Amadeus Mozart la casa scoppiò. Ernesto lo trovarono sorridente fra le macerie. Lo videro togliersi i calcinacci dalle spalle, prendere un pallone e cominciare a palleggiare (un po' impacciato a dire il vero). Qualcuno giura di aver visto Lucio Battisti, con indosso una giacca di Ernesto, allontanarsi allegramente a braccetto con Giuseppe Verdi. Il mare, un po' invecchiato, respirava adagio sulla battigia.

Articoli Correlati

Commenti