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Joker: da nemico pubblico ad eroe? (NO SPOILER)

Joker: da nemico pubblico ad eroe? (NO SPOILER)

Da venerdì sera mi accompagna un certo senso di inquietudine avvolto da un leggero velo di tristezza. Una sensazione abbastanza inspiegabile, ma che si presenta ogni volta che riporto il mio pensiero sul film di Todd Phillips, il Joker. Era davvero molto tempo che non tornavo al cinema e visto il “trauma” psicologico subito, probabilmente ne ripasserà altrettanto. Questo non significa che non mi sia piaciuto, sia chiaro. Semplicemente non è adatto alle persone deboli di cuore, alle persone empatiche, alle persone che in primo luogo hanno vissuto esperienze di vita decisamente negative.

Prima di andare oltre in questa pseudo recensione, ci tenevo a fare un piccolo disclaimer: sono un’appassionata e non possiedo le competenze tecniche adatte per poter fare una recensione cinematografica dettagliata. Il mio è un parere da semplice spettatrice.

Ma andiamo al dunque, senza spoiler.

Il film tratta l’origin story di uno dei personaggi più emblematici e disturbati dell’universo DC. Tra film e fumetti lo conosciamo come la nemesi di Batman, un supercriminale di prima categoria, che ha ispirato e maledetto il mondo del cinema. La perfidia e l’eccentricità che lo contraddistinguono non hanno eguali in nessun altro antieroe e la sua story line è da sempre oggetto di emulazioni, seppur di scarsa riuscita.

Il Joker, secondo i fumetti, diventa quel che è, in seguito ad un incidente che lo porta ad essere sommerso da una sostanza chimica a Gotham City. Il luogo rimane tale nel film, ma l’origine di cotanta cattiveria deriva da un intenso percorso interiore, che può sconvolgere lo spettatore e portarlo a giustificare ogni sua azione crudele.

Arthur Fleck, interpretato da Joaquin Phoenix, è un uomo respinto dalla società, un emarginato sociale che per quasi tutta la durata del film intenerisce. Vive in un appartamento fatiscente con la madre, donna di cui si prende cura. Sbarca il lunario travestendosi da clown per un’agenzia che si occupa di pubblicità ed intrattenimento, fantasticando su una vita migliore, quella che da sempre sembra essergli stata negata. Ha dei sogni nel cassetto, dei desideri mossi dall’ambizione di una vita rigogliosa e serena. Un essere umano a tutti gli effetti e non un mostro dai pensieri assassini e contorti.

L’evoluzione psicologica del personaggio è trattata in modo viscerale e disperata, così tanto che risulta spontaneo immedesimarsi nel suo intimo. Si arriva persino a difenderlo e a legittimare i suoi errori. Non appare più come il cattivo senza scrupoli da odiare, ma come un uomo provato dalla vita, che diventa uno spietato assassino solo dopo averle tentate tutte, solo dopo aver perso tutto.

L’interpretazione di Phoenix rende perfettamente l’ansia di vivere attribuita ad Arthur Fleck, senza distorcere la realtà del disturbo. L’attore è riuscito a sottolineare il lato pazzo e al contempo teatrale del Joker, in modo del tutto controllato, senza esagerare. Personalmente, è una cosa che ho veramente apprezzato, anche se questo ha contribuito ancor di più ad umanizzare un violento psicotico capace di atti indescrivibili.

Ci sono molti altri aspetti che vorrei approfondire sul cammino interiore del protagonista (in quanto mi hanno particolarmente scossa e turbata), ma attualmente mi rimane difficile senza fare spoiler diretti.

In ogni caso, il film nel suo insieme è decisamente bello, di forte impatto, da vedere. I giudizi sulla pellicola non sono mancati e la platea di critici professionisti si è nuovamente divisa. Si passa da “Oscar immediato” a “film superficiale, piatto e privo di tono”. La mia critica, da brava profana, non è assolutamente volta alla trama, né alla regia, né alle capacità di interpretazione del cast. Anzi, mi correggo: non ho alcuna critica. La mia è più una paura sulle conseguenze che potrebbe avere questo film su quella fetta di popolazione facilmente influenzabile.

La scelta di rendere il Joker un umano a tutti gli effetti, non esente da pregi e difetti, è stata azzardata. Da un lato rende la trama innovativa e intelligentemente esplorata da un nuovo punto di vista, ma d’altro canto empatizzare con il protagonista può indurre certi spettatori a sentirsi giustificati nel compiere azioni violente. Negli Stati Uniti questo dettaglio è stato ampiamente discusso negli ultimi giorni, dato l’enorme problema delle stragi con le armi da fuoco.

Estremamente meritevole, ma per gli empatici e sensibili, oltre che pericoloso, anche un tantino forte a livello psicologico. La lacrimuccia potrebbe fare capolino all’angolo dell’occhio in determinate scene, nonostante la linea narrativa non lo dovrebbe permettere.

“Joker” proprio per queste sue innumerevoli controversie non resterà indifferente nel panorama cinematografico.

Quindi, se ancora non lo avete fatto, correte a vederlo e testate voi stessi.

 

 

Sarah Rijli

Sarah Rijli

Sarah, ha raggiunto la temuta soglia dei 27 anni ed è un miscuglio di nazionalità diverse. Vive – quasi beatamente – tra i colli fiorentini e senesi, con tre gatti ed un giardino che non usa mai. Traveller per necessità e laureata in Biologia nella vita quotidiana. Sempre pronta a documentarsi scientificamente sulle ultime tendenze, con tanto entusiasmo e una punta di cinismo. Perennemente alla ricerca della felicità e dei prodotti cosmetici perfetti.

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