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Caffè: nostro alleato o nostro nemico?

Caffè: nostro alleato o nostro nemico?

Al giorno d’oggi per ogni alimento c’è una sequela di pro e di contro, che mettono in confusione i consumatori. Il mondo si divide davanti a tali interrogativi e le scuole di pensiero si fanno in migliaia, rendendo incapace la persona di poter scegliere da che parte stare.

“Mangia la carne che è ricca di proteina”; “non mangiare la carne che può risultare cancerogena, piena di antibiotici e uccidi animali innocenti”.

Ma non solo: vino, caffè, integratori, pesci, alimenti bio o non bio, tutti nell’occhio del mirino. Fanno bene, fanno male? Ne possiamo fare a meno? Tutte domande legittime, visto la moltitudine di informazioni contraddittorie reperibili sul web.

Il caffè è una di quelle bevande di cui la maggior parte delle persone non può fare a meno. Sia perché è radicata profondamente nella nostra cultura, sia perché dà l’idea di portarci energia quando ci sentiamo stremati e privi di forze. Difatti è la sostanza psicoattiva più utilizzata al mondo.

D’altro canto, ne sentiamo di cotte e di crude. Nonostante sia un momento immancabile nella nostra routine quotidiana, spesso ci viene posto un limite al consumo o veniamo spaventati dai suoi ipotetici effetti collaterali, dal suo creare dipendenza e problemi di salute di natura cardiaca. In questo articolo cercherò di sfatare qualche mito e sottolineare la veridicità di benefici e conseguenze avverse, come sempre – mi auguro ─ in modo semplice e diretto.

Il caffè ci rende più svegli?

Sì. Dopo aver assunto una tazzina, nel giro di pochi minuti, ci sentiamo più svegli. Questo perché in poco tempo la caffeina raggiunge il nostro cervello, legandosi ai recettori dell’adenosina, una sostanza presente nel nostro corpo e che aiuta ad indurre sonnolenza. Non solo: questi recettori sono anche connessi a quelli per la dopamina, la “sostanza del buonumore”. Ecco perché si riduce il senso di stanchezza e fatica, anche se transitoriamente. Difatti, dopo 3 o 5 ore, l’effetto svanisce, inducendo il consumatore a prenderne un’altra tazzina. E qui, sorge un’altra domanda.

Il caffè crea dipendenza?

Snì (non ho sbagliato, ho scritto snì seriamente). La triade caffè, alcol e sigarette è conosciuta perché coinvolta nella maturazione dello stato di dipendenza nel corpo umano. Questo perché connesse al rilascio di dopamina, la sostanza del buonumore che vi ho nominato prima. Quindi fumare una sigaretta, lì per lì, rende felici; bere un bicchiere di vino o una tazzina di caffè, ugualmente. Però c’è una differenza importante. Molte sostanze aumentano i livelli di dopamina, mentre nel caso del caffè, secondo molti studi, la quantità di dopamina rimane invariata; semplicemente i recettori sono più sensibili a quello già in circolo. Quindi se si instaura una sorta di dipendenza non è tanto a livello fisico, quanto a livello psicosomatico. Perché ci piace il gesto, il berlo in compagnia e l’idea di sentirsi più reattivi.

Il caffè fa dimagrire?

Direi di no. Ha un effetto anoressizzante, okay, ma semplicemente perché quando viene assunto passa lo stimolo della fame. Ma l’appetito torna subito e se l’individuo non sa controllarlo, l’effetto svanisce in un lampo.

E per quanto riguarda i problemi cardiaci?

Spesso a chi soffre di problemi di natura cardiaca, viene sconsigliato. Ma sfatiamo un piccolo mito: il problema non è la caffeina, ma il livello elevato di potassio contenuto in un espresso. Il potassio regola il battito cardiaco ed un immediato aumento della concentrazione del minerale ne aumenta pericolosamente il ritmo. D’altra parte però, in una persona in piena saluta, l’aumento del battito non solo non porta gravi conseguenze, ma può ridurre la possibilità di attacchi cardiaci. Come sempre, la verità sta nel mezzo.

Ma allora quali sono i benefici tanto decantati?

Bere caffè durante il giorno aiuta a mantenere i ritmi circadiani (il nostro “orologio” biologico interno) e questo è un fattore protettivo nei confronti di moltissime malattie. Non solo: per cause ancora poco chiare, il caffè protegge dall’insorgenza di patologie quali Alzheimer e Parkinson.

Ma anche qui, c’è un “contro”. La caffeina riduce l’assorbimento del ferro e del calcio, portando ai disturbi connessi alla carenza di questi.

Per godere al massimo dei benefici del caffè, come per altre cose, l’assunzione deve essere moderata. Sono consigliate tre o quattro tazzine, anche se la quantità dipende da molti fattori.

Tutto questo papier di informazioni per farvi notare una cosa: qualsiasi cosa facciamo comporta e comporterà sempre dei vantaggi e dei rischi. Sta a noi decidere cosa pesa di più nel piatto della bilancia. Sta a noi decidere se il caffè può essere un prezioso alleato o un nemico da evitare. La cosa più importante è fare ciò che ci rende più sereni, senza stare a condannare ogni singola cosa sul nostro pianeta, solo per “sentito dire”. Informiamoci e prendiamo le nostre decisioni di conseguenza.

Parola di una caffeinomane.

Sarah Rijli

Sarah Rijli

Sarah, ha raggiunto la temuta soglia dei 27 anni ed è un miscuglio di nazionalità diverse. Vive – quasi beatamente – tra i colli fiorentini e senesi, con tre gatti ed un giardino che non usa mai. Traveller per necessità e laureata in Biologia nella vita quotidiana. Sempre pronta a documentarsi scientificamente sulle ultime tendenze, con tanto entusiasmo e una punta di cinismo. Perennemente alla ricerca della felicità e dei prodotti cosmetici perfetti.

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