Pierre-Auguste Renoir è considerato uno tra i maggiori esponenti dell’Impressionismo.
E’ con lui che vorrei concludere questa serie di pittori Impressionisti anche se, conoscendomi, non è escluso che più avanti non mi verrà voglia di parlarvi di altri artisti appartenenti a tale corrente pittorica
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Trovo che Renoir sia uno di quei pittori il cui tratto ha qualcosa di assolutamente inconfondibile. Spesso, infatti, mi è successo di riconoscere una sua opera anche se non l’avevo mai vista prima.
Infanzia
Pierre-Auguste Renoir, quarto di cinque figli, nacque a Limoges (Francia sud-occidentale) nel 1841. La madre, Marguerite, era un’operaia tessile mentre il padre, Léonard, era un sarto. La sua famiglia era quindi di origini umili e, nella speranza di poter ottenere un salario sicuro, il padre decise di trasferirsi con moglie e figli a Parigi quando Pierre-Auguste aveva solo tre anni.
La sua infanzia trascorse lieta e, mentre frequentava le elementari, Renoir mostrò due grandi talenti: il canto e il disegno. I suoi insegnanti premevano affinché il piccolo entrasse nel coro della Chiesa sotto la guida del maestro Charles Gounod, il quale arrivò addirittura ad offrirgli delle lezioni gratuite. Tuttavia il padre Léonard, notando la bravura del figlio che rubava i suoi gessetti da sarto per disegnare, declinò la gentile offerta del maestro Gounod e incoraggiò il talento artistico del bambino. Questa cosa, personalmente, mi suscita un certo stupore se pensiamo che, solitamente, i genitori degli artisti tendevano quasi sempre a vedere i figli come dei falliti quando annunciavano loro di voler diventare dei pittori. Per fortuna non tutti erano così, il padre di Renoir ne è la conferma.
La manifattura di porcellane
Ad ogni modo, la speranza di Léonard era che il figlio diventasse un bravo decoratore di ceramiche, sogno che si avverò quando, a soli tredici anni, Pierre-Auguste entrò come apprendista pittore in una manifattura di porcellane. Qui imparò a realizzare composizioni floreali, cimentandosi successivamente in opere più complesse, come il ritratto di Maria Antonietta. Il giovane mostrò grandi capacità e, vendendo molti suoi lavori, riuscì a mettere da parte una buona somma di denaro.
Purtroppo la ditta per cui lavorava fallì e Renoir, rimasto senza lavoro, fu costretto a mettersi in proprio, aiutando il fratello a dipingere stoffe e ventagli. Sebbene i suoi lavori riscuotessero un grande successo, Pierre-Auguste rimase sempre con i piedi per terra, continuando ad impegnarsi nello studio e andando spesso al Louvre a contemplare le opere dei maestri del passato.
Nel 1854 Renoir conobbe il pittore Emile Laporte e fu proprio lui che, accortosi della bravura del giovane, lo incoraggiò a dedicarsi alla pittura in modo più continuativo. Pierre-Auguste decise così di seguire il suo consiglio e utilizzò i suoi risparmi per iscriversi alla Scuola di Belle Arti, entrando contemporaneamente nello studio del pittore Marc Gabriel Gleyre. Quest’ultimo lo rimproverava spesso in quanto era convinto che il ragazzo dipingesse solo per divertimento. Renoir, prontamente, ribatteva affermando che, se la pittura non lo avesse divertito, avrebbe senz’altro fatto altro nella vita.
L’incontro con Sisley, Bazille e Monet
Fu l’incontro con i celebri pittori Sisley, Bazille e Monet ad essere determinante per la maturazione pittorica di Renoir. Anche loro, proprio come Pierre-Auguste, trovavano alquanto soffocante l’ambiente accademico ed amavano dipingere en plein air.
Conclusi brillantemente gli studi, Renoir si trasferì nel villaggio di Marlotte dove conobbe Lise Tréhot, la quale diventò la protagonista di molte sue celebri opere come “Lisa con l’ombrello”, “Zingara” e “Donna di Algeri”.
Purtroppo Renoir, come molti suoi colleghi, dovette affrontare un periodo di ristrettezze economiche ma Bazille lo ospitò presso il suo atelier dove ebbero modo di lavorare insieme in armonia. E’ con lui che iniziò a frequentare il Café Guerbois dove entrambi entrarono in contatto con molti altri artisti e dove Renoir intensificò la sua amicizia con Monet che divenne quasi fraterna.
La nascita dell’Impressionismo
Renoir era ancora afflitto da problemi economici quando scoppiò la guerra franco-prussiana. Egli fu chiamato alle armi e venne arruolato in un reggimento di corazzieri. Purtroppo nel corso di questa guerra, l’artista perse il suo caro amico Bazille e questo lo portò ad attraversare un periodo tutt’altro che facile.
Nonostante il suo stato d’animo, Pierre-Auguste continuò a dipingere e, in compagnia di Monet e Manet, si recò ad Argenteuil, il villaggio che lo convertì totalmente alla pittura Impressionista e ai quadri realizzati en plein air.
Renoir fu inoltre l’unico pittore che, durante la prima disastrosa Mostra Impressionista, riscosse un certo successo. Egli si presentò con alcune delle sue migliori opere come “La ballerina”, “La parigina” e “Il palco”.
Nonostante Renoir fosse stato l’unico a non ricevere particolari critiche, questo non bastò a risollevare la sua situazione economica ma il pittore, incoraggiato, continuò a dipingere in compagnia dei suoi amici. Nel 1875, per cercare di risanare le sue finanze, Pierre-Auguste organizzò, con l’aiuto della pittrice Berthe Morisot e del mercante Paul Durand-Ruel, un’asta pubblica. Purtroppo questa si rivelò un totale insuccesso ma il talento di Renoir venne notato da un funzionario della dogana di nome Victor Chocquet. Quest’ultimo iniziò a sostenere gli Impressionisti e arrivò a possedere anche diversi quadri di Pierre-Auguste.
Realizzando ritratti, Renoir iniziò a vantare un certo successo e venne addirittura introdotto nei salotti frequentati dalla migliore élite. Nonostante questo però l’artista rimase sempre legato alla pittura en plein air come è possibile notare in quadri come “Bal au moulin de la Galette”.
Il viaggio ad Algeri e in Italia
In seguito ad alcune incomprensioni che si erano create con i suoi amici pittori, Renoir sentì il bisogno di cambiare aria. Fu così che, nel 1880, egli si recò ad Algeri. Una volta tornato in Francia si trovò ad affrontare anche un periodo di crisi sentimentale con Aline Charigot, colei che il pittore ritrasse nella sua celebre “Colazione dei Canottieri” e che poi sposò nel 1890.
Più proficuo per la sua Arte fu però il viaggio che Renoir, nel 1882, effettuò in Italia. Nel nostro paese l’artista non smise mai di dipingere e qui rimase inoltre stregato da pittori del calibro di Carpaccio, Tiepolo e, soprattutto, Raffaello Sanzio.
Il culmine della celebrità
L’apice del successo di Renoir arrivò agli inizi del Novecento. A consacrare la sua Arte furono la retrospettiva organizzata da Durand-Ruel e il Salon d’Automne. I suoi rapporti con gli Impressionisti invece iniziarono a disgregarsi; gli unici artisti appartenenti a tale corrente che ancora seguitavano a dipingere erano Monet e Degas, sebbene entrambi presentassero gravi problemi di salute.
Purtroppo lo stesso Renoir iniziò a soffrire di terribili disturbi, nel suo caso legati all’artrite reumatoide che gli causò inizialmente la paralisi degli arti inferiori e, successivamente, la semi paralisi di quelli superiori. Nonostante la malattia, Pierre-Auguste continuò a dipingere senza sosta arrivando addirittura a legare i pennelli alla sua mano più ferma. A causa della sua infermità, i medici gli consigliarono di trasferirsi in Costa Azzurra dove, nel 1908, acquistò la tenuta delle Collettes. Renoir cercò di restare aggrappato alla sua pittura ma, dopo la morte dell’amata moglie Aline, anche lui lentamente si arrese. Morì nel dicembre del 1919 nella sua villa a Cagnes.