Arca – Arca
[Data di uscita: 07/04/2017 – Label XL ]
Arca, al secolo Alejandro Ghersi, nato in Venezuela ma residente a Londra, ha già mostrato il suo talento visionario nei suoi album precedenti, Xen e Mutant, in cui univa l’influenza di Aphex Twin con l’hip hop e un gusto barocco, dando vita a brani emblema della club music sperimentale odierna, seppur destrutturati e intimisti.
L’esperienza con Bjork, con la quale ha prodotto una buona parte di Vulnicura assieme a Jesse Kanda, collaboratore di Arca da lungo tempo, ha smosso qualcosa nella mente dell’artista: Bjork ha consigliato ad Arca di cantare i suoi pezzi e in Arca vediamo come lui abbia seguito il suo consiglio.
La sua voce appare duttile, imprevedibile con un range vocale inaspettato, che lo porta a metà strada tra Klaus Nomi e Scott Walker.
Ha relegato a pochi brani – Castration, Child, Whip – l’elettronica esplosiva per la quale lo conosciamo, mentre i brani d’apertura donano all’album un mood più malinconico, che poi sottende a tutte le tracce.
C’è poco di pop in quest’album, Desafìo ne è l’unico esempio, il resto si muove tra ambient e una sorta di musica sacra. Le 13 canzoni dell’album non rappresentano un’altra faccia di Ghersi e nemmeno una reinvenzione, possiamo considerarle piuttosto un mix della sua musica passata, le canzoni pop che ha prodotto, i suoi studi di Schumann e Mendelssohn e le novità che ha apportato alla sua musica negli anni.
Maestosi organi, pianoforti malinconici e orchestrazione classica condividono lo spazio con la sua produzione elettronica più dissonante.
Questa giustapposizione è data ancora più chiaramente dalla presenza della voce, che Arca sfoggia con tutte le sue imperfezioni: ogni colpo di tosse, ogni sibilo e ogni difficoltà nel prendere fiato è stata registrata.
L’uso della voce è un sistema di viaggio in se stesso, Arca afferma di sentire come se stesse comunicando con “lui da adolescente”; Ghersi combina paradossi e contraddizioni per creare un’esperienza che non percepiamo parte del nostro arco spazio temporale, ma di un universo separato che sta plasmando nel momento stesso in cui crea musica.