ON AIR


Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

Allarme. L’umanità è in pericolo.

Allarme. L’umanità è in pericolo.

Più di un allarme ci dovrebbe far riflettere. Si moltiplicano nel mondo casi di decadimento della civiltà e mutamento dei valori umani.

La storia è maestra di vita, ma gli allievi sono in autogestione da tempo, i segnali di allarme non sono ancora riconosciuti.

Due casi limite, uno in Asia, nelle Filippine di Duterte, e uno a due passi da casa, nell’europea Ungheria.

Quelli che vedete nella foto sono i “cacciatori di migranti”freschi di giuramento nella Repubblica Ceca di Orban. Nuove leve della guardia di frontiera ungherese che dovranno applicare le nuove leggi votate dal parlamento magiaro che prevedono l’arresto dei migranti, detenzioni automatiche anche per chi richiede un aiuto internazionale. Containers come prigioni, filo spinato, e tanta retorica nazionalista, questo è quello che si presenta al confine dell’Europa, nel paese parodosso che uccide i valori europei ispirandosi proprio a quelli. Dallo Sziget agostano dove non esistono differenze di provenienza (per esperienza diretta testimonio che in quel contesto tutto si mescola e ci si sente cittadini del mondo), alle politiche estreme di nazionalismo che eludono i basilari principi e valori comunitari che impregnano paginate di trattati che in Ungheria sono solo carta a quanto pare.  Critiche naturalmente respinte dal premier Orban, politico sempre più forte che ha sfiorato la vittoria nel recente referendum anti-immigrati.

E i paesi europei che fanno di fronte a questo allarme? Poco e niente, qualche dichiarazione, qualche paginata di editoriale e nulla più. Le forze progressiste litigano, le forze moderate scimmiottano gli estremisti o tacciono per paura di perdita di consensi, e opinioni, episodi e personaggi stile Orban si normalizzano sempre di più scavando solchi pericolosi che rimandano a periodi di buoi della storia, solchi sempre più difficili da riempire.

Andando dall’altra parte del mondo, c’è un caso analogo e molto più estremo. Nelle Filippine da qualche mese il presidente (eletto con un mandato popolare ampio) è un certo Duterte che si richiama ad Hitler e che per sconfiggere la piaga della droga e della delinquenza ha istituzzionalizzato gli squadroni della morte. Mercenari che insieme alla polizia decidono chi e come uccidere (senza scartoffie e lungaggini da processi), si uccidono i drogati e i delinquenti così tutti vivono meglio. Decenni di evoluzioni delle filosofie penali, della giurisprudenza penitenziaria, di valori della cultura positivista, di diritti umanitari, di differenziazione dalle bestie che scompaiono dietro gli scroscianti applausi del popolo filippino. Certo, si parla di un altro mondo, non comparabile ai nostri valori, altre culture che noi occidentali non possiamo capire. Sicuramente, giudicare con i filtri di altre formazioni culturali è al limite del possibile, ma facendo finta che siano problemi loro (ragionamento assurdo, ma mettiamolo da parte), le reazioni tutte occidentali e italiche a questi fatti scandalizzano (o dovrebbero). Guardate sulla pagina fb della trasmissione delle iene i commenti della gente, filippina e non. Tanti, troppi giustificano ed esporterebbero tali metodi. Si sa che parte degli istinti umani tende verso certi comportamenti, spinti anche da condizione di indigenza e ignoranza, ma queste posizioni stanno strisciando sempre più fra la gente arrivando anche ad alti (e seguiti esponeti politici). questo è un allarme bello grosso, che deve riguardare tutti e non può essere ignorato.

Leggendo queste righe sembra che il mio giudizio sia quello della catastrofe imminente. Non è assolutamente così. La democrazia e la civiltà è ancora forte. Questi sono solo allarmi che si alzano dal mondo, e non vanno sottovalutati ma combattuti. La storia si ripete se le si lascia il modo di ripetersi.

Dario Fattorini

Dario Fattorini

Dario Fattorini, studente di giurisprudenza, consigliere comunale di Collesalvetti. Appassionato di geopolitica.

Articoli Correlati

Commenti