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Il corpo del capo

Il corpo del capo

IL CORPO DEL CAPO

Va bene. Lo sanno tutti. I tempi sono cambiati. Nessuno pensa più ad Aldo Moro che andava anche in spiaggia col solleone con il suo completino color grigio democristiano, che ti faceva venire una botta di caldo afoso solo a guardarlo, perché doveva rispettare il ruolo di ministro. Oggi giustamente il potere deve essere informale, da anni le fotografie dei politici sui giornali sono all’insegna del casual, vedere Obama, capo della più grande potenza del mondo, che mangia un gelato fa parte del gioco delle parti: vero che ha responsabilità supreme, ma ha i nostri stessi gusti, i nostri stessi piccoli piaceri (amarena o pistacchio?).

Dove però passa il confine fra il “noantri” e il culto del corpo del capo, sia pure banalizzato e fintamente democratico? In questo senso il caso di Matteo Salvini, il “capitano”, è esemplare, vi si potrebbe scrivere una fenomenologia, così come Umberto Eco fece in anni remoti di Mike Bongiorno.

Il nostro fenomeno da esaminare non è soltanto il leader del terzo partito politico in Italia (dopo M5S e PD), ma ricopre la carica di vicepresidente del consiglio e ministro degli interni, ossia il ministro che è responsabile dell’ordine pubblico, in tutti i sensi, di una nazione. Un caposaldo in tutti i governi del mondo. Il nostro, oltre a vigilare sull’ordine pubblico, ha costruito intorno a sé un’immagine barricadera che si colloca per certi aspetti in quel culto del corpo del capo, immutabile, imbalsamato ed eterno come un faraone egiziano, che è proprio del suo alleato (od ex) Berlusconi. In questo Silvio è stato un maestro, ha costruito intorno a sé un’immagine sontuosa, ville e gnocca, feste in Sardegna o ad Arcore, che il padano ruspante Matteo non riuscirà mai a superare. E allora si è costruito l’immagine ruspante, del brianzolo da polenta taragna, con variante da milanese al mare.

Mai viste tante immagini a torso nudo di un ministro (lasciamo stare il lato estetico, soggettivo) dai tempi del Duce alla trebbiatura durante la battaglia del grano (“Avanti, camerata macchinista!” si sentiva risuonare nell’aia). Nudo alla meta, nudo mentre fa la pubblicità ad una pescheria, nudo ovviamente in piscina, nudo in camera da letto con la sua morosa, con aria serena e soddisfatta (si presuppone “dopo”). Ripeto nessuno rimpiange il completino di Aldo Moro, ma quando il ministro degli interni con la pancia di fuori in ogni angolo di giornale forse è troppo.

Ovviamente il corpo del capo non ammette critiche.

Non critiche estetiche, ma critiche politiche. Ecco allora, Trump insegna, tutto un fiorire di pagine ufficiali social, curate dallo staff di Matteo con Matteo a fare da garante con le sue battute fulminanti. Niente critiche, il corpo del capo non le ammette, i suoi fans interni e i suoi fans esterni rossobruni anzi incolpano la sinistra (esiste ancora?) di lesa maestà verso il ministro.

Insomma, aldilà di ciò che twitta o che posta il ministro – leader (compresi attacchi con nomi e cognomi a privati cittadini da Fiorella Mannoia ad Asia Argento e così via). Non serve ricordare i casi di altri ministro degli interni contestati, dal preistorico Scelba le cui durezze venivano criticate (è un eufemismo) dalla sinistra; l’archeologico Cossiga scritto con la K quasi nazista, fino al recente Alfano perculeggiato da pubblico e satira.

Quindi niente di nuovo,

anche se nessuno pensava di essere il “capitano” e che criticarlo fosse lesa maestà per il capo e per i suoi fans. Il caso emblematico è accaduto sulla pagina Facebook ufficiale del ministro dopo una manifestazione studentesca per protestare essenzialmente contro gli scarsi investimenti nel settore dell’istruzione. Qualche ragazzina (16 o 17 anni) ha esposto un cartello in cui si diceva che a piazzale Loreto c’è ancora posto. Un cartello ingenuo, un pochino sventato perché piazzale Loreto è stato la fine tragica di una dittatura e si sa la storia si presenta come tragedia prima, come farsa poi. Quante contestazioni di ministri ci sono nel mondo? Figuriamoci se in un paese democratico un ministro va dietro a tutti i cartelli. Ma non il “capitano” con il suo corpo: non solo pubblica la foto della minorenne riconoscibile (ovviamente ignorando le leggi di tutela) ma la getta in pasto online ai suoi fans che ricoprono di insulti la ragazzina che nemmeno nei peggiori bassifondi della malavita. Offese di frustrati che conducono una vita talmente misera da rivalersi su una ragazzina che potrebbe essere loro figlia o addirittura loro nipote.

Sì, un ministro che è talmente preso dal culto di se stesso che non si accorge che la forma è sostanza. Tanto che viene da pensare: aridateci Aldo Moro con il suo completino grigio democristiano.

Nicolò Bagnoli

Nicolò Bagnoli

Nasce nel 1986, nel 2010 ha l'idea di WiP Radio di cui è il direttore, è quasi alto come Berlusconi, davanti ad un microfono può starci ore. Parlando, ovviamente.

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