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Recensione “Parità in pillole”, Irene Facheris

Recensione “Parità in pillole”, Irene Facheris

PARITA’ IN PILLOLE 

di Irene Facheris

 

Editore: Rizzoli

Pagine: 208

 

TRAMA. “Perché “Parità in pillole”? E che cosa contengono queste pillole? Per rispondere alla prima domanda, basta guardarsi attorno. Viviamo in una società “a gradini” che ancora oggi offre opportunità diverse a soggetti con caratteristiche differenti: non solo a uomini e donne, ma anche a bianchi e neri, persone etero- e omosessuali e via dicendo. Siamo talmente abituati a vederci attorniati da queste situazioni di privilegio e discriminazione che talvolta non le riconosciamo neppure come tali o le consideriamo “normali”. Ma siamo sicuri che, a prescindere dalla nostra personale condizione di privilegio, possiamo vivere sereni in un mondo in cui una donna, a pari mansioni e competenze, guadagna meno di un uomo, o dove chi non risponde a canoni estetici più o meno espliciti si vergogna e magari non trova nemmeno lavoro, o dove un uomo non può permettersi di essere emotivo? Ecco, quindi, il senso di questo libro: offrire uno strumento per costruire rapporti paritari e porre le basi per una società davvero inclusiva, dove tutti, anche coloro che stanno in posizioni di potere, possano trarne beneficio e vivere meglio. A questo scopo – passiamo ora al contenuto delle pillole -, l’autrice Irene Facheris esamina una a una le discriminazioni più diffuse (dalla rape culture al sessismo benevolo, dalla omobitransfobia al classismo) per invitare tutte e tutti a diffondere attivamente una sensibilità nuova. Perché – come spiega Facheris – “il personale è politico” ovvero, se il mio problema è diffuso, non è più solo mio e insieme possiamo affrontarlo più efficacemente. E, solo insieme, scopriremo quanto la parità possa renderci felici.”

 

RECENSIONE.

Avete mai provato a immaginare come sarebbe vivere in un mondo in cui essere donna non sia più uno svantaggio? Dove l’aspetto fisico non metta più in difficoltà? E dove tutti gli individui siano trattati come pari?

Alcuni di noi risponderebbero che questa è un’utopia, altri ancora sostenere che già tutti gli individui sono uguali e paritari.
Bene amici, entrambe le risposte sono sbagliate.
Irene Facheris in arte Cimdrp, laureata in psicologia, creatrice di contenuti sul social, coordinatrice del progetto Bossy – Beyond stereotypes e nominata dal Corriere della sera tra le 110 donne del 2020 per il suo impegno come attivista, con Parità in pillole vuole fornirci gli occhiali giusti per riconoscere e gli strumenti per disinnescare i comportamenti sessisti, la disparità di genere e non solo.

Questo libro parlerà di parità, delle principali discriminazioni che le persone subiscono per essere come sono e di come ognuno di noi possa fare la propria parte (grande o piccola, non importa) per migliorare il mondo attorno a sé, la vita degli altri e conseguentemente anche la propria.

Parità in pillole è un testo che non dovrebbe mancare nella libreria di ognuna (e ognuno) di noi. Infatti, questo è un libro completo, adatto sia a chi di parità ha sentito di saperne poco, sia a chi è già appassionato al tema. E’ un libro semplice (nonostante la complessità del tema), che racchiude tutte le disparità che sono presenti nella società di oggi: dalle più famose, ad esempio il bodyshaming, il revenge porn, lo slutshaming, alle più subdole, più radicate e forse per questo meno riconoscibili, come ad esempio: il mansplaining, il victim blaming, il sessismo benevolo, il Glass ceiling, la Violenza ostetrica e molto altro ancora.

Il sessismo è ovunque intorno a noi, dal collega che insinua che abbiamo ottenuto il lavoro grazie ad altro che non siano le nostre competenze, alla pubblicità che per venderti qualcosa (uno yogurt, un paio di jeans, un’auto…) utilizza una donna seminuda in posizioni sessualmente esplicite.

E indoviniamo un pò chi è il mandante? Ma certo, proprio lui: Il Patriarcato. E’ colui che non deve essere nominato a decidere chi ha un privilegio e chi non non lo ha, lui che decide che l’uomo deve essere duro, realizzato, di successo e la donna quella che bada alla famiglia, alla casa e ovviamente non gode quando fa sesso perchè sennò è una puttana.
A tal proposito, ricordiamoci del famoso caso della Maestra torinese vittima di revenge porn da parte del fidanzato. (ah, non so se si fosse capito #iostoconlamaestra. Tutta la vita aggiungerei.)

La “mascolinità tossica” inquina l’aria che respiriamo e avvelena chi ne è il portatore.

Perché, badate bene uomini, il femminismo fa bene anche a voi. Il testo infatti è indirizzato anche a voi maschietti, perchè vi rendiate conto che anche voi siete vittime di colui che non deve essere nominato (il patriarcato, si). E’ proprio il patriarcato che vi impone di essere maschi alfa, che non potere piangere, non potete essere sensibili, amorevoli (perché non dovete essere delle femminuccie).

Il patriarcato teme la sorellanza come poche altre cose.

Non riuscirò mai ad esprimervi tutto quello che racchiude questo libro. E’ un testo completo, che racchiude tutte le più piccole sfumature di discriminazione, parlandone in modo semplice, aperto. Ti prende per mano e ti accompagna, facendoti riflettere senza giudicare. Perché nessuno nasce imparato e tutti commettiamo errori. 

Andiamo quindi ad aprire la prima porta. 
Alohomora.

Leggiamo questo libro per avere un manuale efficace da tenere sempre a portata di mano.

 

Buona lettura a tutti!
Rachele

 

PS. Se volete approfondire il tema, vi consiglio di mettere nella vostra wishlist anche Invisibili di Caroline Criado-Perez e il Manuale per ragazze rivoluzionarie di Giulia Blasi. Persona da seguire ASSOLUTAMENTE? Lorenzo Gasparrini, Filosofo Femminista.

 

PPS. Parità in pillole prende in esame un tema che è ancora molto radicato e sul quale desidero esprimere qualche riga. Le donne che non vogliono figli. Mi capita spesso (purtroppo), di venire a contatto con persone che (a fin di bene, sia chiaro) domandano alle coppie sposate o fidanzate da tempo “ma un bambino?” oppure (ancora più passivo-aggressiva) “ma cosa aspettate a fare un bambino?” 
Ecco, se pensate di chiederlo o lo avete chiesto in passato (come ho fatto io) non chiedetelo più. Con quella domanda, farete inevitabilmente del male. I motivi sono 2:
1. La coppia potrebbe non volere figli. Ed è una loro scelta, va benissimo così! Facendo la domanda fatidica “Ma un bambino?” innervosisci (quelle due persone passano un brutto quarto d’ora, e vabbè, è un fastidio. Beccherete un “Vaffanc***” mentale, ma ok). 
2. ( E’ in questo caso che fai parecchio male) La coppia potrebbe volerli, ma non arrivano. Potrebbero cercarli attraverso cure, esami, inseminazioni artificiali e non voler parlare di tutto questo. Ed è qui che con quella domanda si genera dolore, insoddisfazione, inadeguatezza. 
Quindi, la prossima volta che vorresti fare questa domanda o una persona a te vicina la rivolge a qualcuno, soffermati a pensare questi motivi. Cerchiamo di non ferire le persone. 

 

 

 

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Rachele Bini

Rachele, 31 anni. Una, Nessuna, centomila. Copywriter e amante della comunicazione, la scrittura è il suo pane quotidiano. Ha gestito un Ufficio Stampa per una piccola Casa Editrice Indipendente. Aspirante Giornalista, scrive per "Il Tirreno".

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