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Preparativi di viaggio: quell’insana passione per “la lista”

Boris, pensiero stupendo (anzi, stupesce)

Boris, pensiero stupendo (anzi, stupesce)

“Boris” è la serie televisiva degli ultimi quindici anni che ho amato di più.

Anzi, che amo tuttora.

La scoprii per caso, leggendo una rivista c’era la pagina pubblicitaria che annunciava l’inizio della sit-com.

Venni anche a sapere che la sigla era realizzata dagli Elio e le Storie Tese.

“Boris” è la serie che, secondo me, ha aperto una nuova strada che, purtroppo, non è stata molto percorsa. Almeno fino ad oggi, poi chissà.

Breve riassunto per chi la scopre ora: prodotta dal 2007 al 2010, “Boris” porta in scena il dietro le quinte di un set televisivo nel quale si sta girando “Gli occhi del cuore 2”, una finta fiction televisiva italiana.

Il primo protagonista è Alessandro, appassionato di cinema e spettacolo che entra nella produzione de “Gli occhi del cuore 2” come stagista. Purtroppo per lui l’ambiente del set è molto diverso da come se lo aspettava. Mano a mano si conoscono tutti i personaggi: Renato “Renè” Ferretti, regista che ormai ha abbandonato velleità artistiche per girare prodotti televisivi pessimi a “cazzo di cane” (cit.), Stanis La Rochelle, divo megalomane e mediocre; Corinna, attrice senza talento; e poi Arianna, l’assistente inflessibile di Renè; Itala, la segretaria di edizione alcolista; Duccio, direttore di fotografia cocainomane; Augusto Biascica, irascibile capo elettricista; Sergio, delegato di produzione dalle mille risorse e dal passato losco; Diego Lopez, delegato di rete che media fra il gusto del pubblico e le ingerenze politiche.

Tutti qui? No no, ce n’è sono anche altri: lo “schiavo” Lorenzo, i tre sceneggiatori

Ciascun personaggio è fondamentale; se ne togli anche solo uno, crolla tutto l’ingranaggio.

“Boris” è stata una macchina perfetta, sinceramente non ho difetti da imputargli. All’inizio poteva sembrare un prodotto di nicchia, godibile solo per gli addetti ai lavori, poco comprensibile invece per chi è fuori da quel mondo. Invece “Boris”, dal mio piccolo punto di vista, è la rappresentazione della nostra società. Una rappresentazione eccezionale, come se fosse uno specchio.

Naturalmente il merito va in primis a Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre e Luca Vendruscolo: sceneggiatori della serie ed anche registi (nella seconda stagione; nella prima solo Vendruscolo mentre nella terza è stato chiamato Davide Marengo). Da citare ovviamente anche gli attori: da Alessandro Tiberi a Francesco Pannofino, da Pietro Sermonti a Caterina Guzzanti, da Carolina Crescentini a Roberta Fiorentini passando per Antonio Catania, Ninni Bruschetta, Alberto Di Stasio. E nella seconda stagione entra Corrado Guzzanti nei panni di Mariano Giusti, un attore psicologicamente instabile che mette in difficoltà la troupe con i suoi scatti di rabbia e distruzioni di camerini (Guzzanti interpreta anche Padre Gabrielli, l’agente di Mariano).

Qui una delle scene più belle con Guzzanti/Giusti (ma c’è l’imbarazzo della scelta):

Nel 2011 uscì anche “Boris – il film”, ovvero il dietro le quinte di una produzione cinematografica di un film italiano della prima decade del Ventunesimo secolo. Anche in questo caso, nonostante sia il proseguo della serie, il prodotto è godibile anche per i neofiti.

(La spiegazione del perché nel titolo ho scritto “pensiero stupesce”)

 

L’ultima produzione di “Boris”, dunque, risale al 2011, con il lungometraggio.

Le stagioni della serie si sono fermate a tre, ovviamente non posso e non voglio spoilerare su come finisca l’utima.

I fan (fra cui me) ed anche gli attori hanno sempre sperato la realizzazione di una quarta stagione. Così non è stato, e purtroppo il 19 luglio del 2019 è scomparso prematuramente il grande Mattia Torre (e poco dopo, il 23 ottobre, Roberta Fiorentini, ovvero Itala).

Proprio oggi però è stato intervistato Lorenzo Mieli, il produttore di Boris, che parlando proprio dell’anniversario della scomparsa di Mattia Torre ha dichiarato:

“Nell’ultimo mese l’ho sognato quindici volte. Sono cresciuto con Mattia, il più brillante di tutti. Il 19 Nicola Maccanico gli dedica la giornata su Sky e visto il successo di Boris su Netflix pensiamo a una piccola grande reunion per una serie breve con tutti i personaggi.”

 

Che accadrà, dunque? Staremo a vedere.

Sicuramente consiglio a tutti, ma proprio a tutti, di guardare Boris dalla prima puntata della prima stagione all’ultima della terza stagione. È su Netflix, è su internet, comprate i dvd, insomma trovate voi il modo ma guardatela.

Non voglio spaventarvi dicendo che è una droga, ma sicuramente se inizierete a pronunciare frasi tipo “a cazzo di cane”, “basito”, “la locura”, “bucio de culo”, “troppo italiano” (e sono solo alcuni) significa che siete sulla strada giusta.

P.S.: nei tormentoni ho citato “la locura”. Come ho già scritto non voglio spoilerare, ma vi posto un video, tratto dall’ultima stagione (finora). Credo sia la descrizione PERFETTA della televisione italiana, specialmente quella di servizio pubblico. Buona visione.

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Nicolò Bagnoli

Nicolò Bagnoli

Nasce nel 1986, nel 2010 ha l'idea di WiP Radio di cui è il direttore, è quasi alto come Berlusconi, davanti ad un microfono può starci ore. Parlando, ovviamente.

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