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Food Security: alcuni dati sulla fame nel mondo

 

Food Security: alcuni dati sulla fame nel mondo

 

Oggi vorrei affrontare con voi un altro tipo di argomento, che non ha a che fare con etichette e claims pubblicitari, ma che va a “ritroso” da un punto di vista logico: facciamo un passo indietro e parliamo in generale della sicurezza alimentare.

Quando parliamo di alimenti e lo facciamo con occhio da “legislatore”, o studioso di diritto alimentare, possiamo procedere all’analisi partendo dal punto di vista del produttore oppure del consumatore.

Affrontare la materia dal secondo punto di vista è un’avventura davvero interessante, perché il modo di intendere il cibo cambia moltissimo a seconda della società in cui si vive, le tradizioni consolidate nel tempo e le condizioni economiche.

In italiano facciamo sempre riferimento alla sicurezza alimentare, ma in lingua inglese esiste una maggiore precisione e si distinguono i termini food safety e food security.

Con il primo si intende una sicurezza dal punto di vista dell’igiene, quindi all’assenza di contaminazioni o alterazioni nel processo produttivo; con il secondo, invece, ci si riferisce alla sicurezza di avere cibo a sufficienza.

 

 

Su questa seconda connotazione della sicurezza alimentare, vorrei soffermarmi.

 

L’AGENDA 2030 per lo sviluppo sostenibile è un programma d’azione che riguarda le persone ed il pianeta, ed è stato sottoscritto nel 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU, con l’intento, nei 15 anni successivi, di raggiungere 17 OBIETTIVI, per un totale di 169 “target” comuni: riguardano tutti i paesi e tutti gli individui.

 

Al numero 2, troviamo “sconfiggere la fame”.

 

 

 

 

 

Per prima cosa vi metto un po’ di dati presi dalla pagina di UNRIC (Centro Regionale di Informazione delle Nazioni Unite):

 

“Fatti e cifre

 

  1. Fame

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quali sono i traguardi che la parte “fortunata” del mondo si è prefissata?

 

Entro il 2030, porre fine alla malnutrizione; raddoppiare la produttività agricola (l’agricoltura è estremamente importante, da sola è il settore che impiega il maggior numero di persone al mondo e ne sostenta il 40 %); far accedere anche le donne in modo pari agli uomini alla produzione agricola, in questo modo la fame nel mondo si ridurrebbe considerevolmente; aumentare gli investimenti, in generale nelle costruzioni rurali e anche nello sviluppo di una agricoltura che  deve essere condotta in maniera sostenibile e deve essere resiliente: in questo caso bisogna investire nella scienza e nelle nuove tecnologie.

 

Questo è l’impegno che il mondo si è preso, nuovamente. Nonostante questo, quelle 795 milioni di persone rimangono denutrite e non esiste pietà nel consumismo del pianeta globalizzato.

Credo però che possiamo aumentare il nostro grado di consapevolezza, questo ci aiuta, come sempre a compiere scelte di un tipo o di un altro, o quantomeno, a capire meglio il perché di certi fenomeni che avvengono nel globo. I flussi migratori, del resto, sono sempre esistiti e sempre esisteranno, almeno fino a quando non si dovrà più lasciare la propria casa per ricercare una condizione migliore: e non parlo di  un lavoro più redditizio, ma della “sicurezza” del cibo.

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